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Carne, hardcore furente da Taranto

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Intervista con la band pugliese che rilancia la tradizione più dura del punk impegnato

I tarantini Carne si nascono nel 2018, dalle ceneri di altre formazioni come Braccia di Kali, Hobophobic e Fennek. La band è dedita al più puro hardcore punk americano degli anni ’80. Il progetto, guidato dal cantante Luca Monopoli, è composto dal bassista Davide Montinaro, dal batterista Marco Cacciatore e dal chitarrista Giovanni Cardellicchio. Suoni forti e tematiche impegnate, come da tradizione. Nel mirino della band, le disfunzioni della società attuale e le forme di emarginazione che ne derivano.

I Carne hanno all’attivo un demo autoprodotto e stanno per pubblicare il primo album.

I Carne al completo

Carne non è una parola scelta a caso. Quale messaggio volete dare al pubblico attraverso questo nome?

Vogliamo parlare dell’importanza emotiva e carnale che l’hardocore punk e la musica in generale ha avuto sulle nostre vite.

Il brano Polvere mi fa pensare subito alle problematiche dell’Ilva. Ma in ogni città esiste una zona industriale che spesso propaga i suoi veleni. È giusta questa impressione?

Si, impressione corretta. Ognuno ha la sua gatta da pelare. Per noi la musica è controinformazione e lotta al marcio che ci circonda. Difficile è conviverci, ma dobbiamo. L’importante è non essere inermi e indifferenti.

L’hardcore è nato negli Stati Uniti intorno agli anni ’80. Come tanti altri generi si dirama in più direzioni. Il vostro percorso come si è sviluppato?

Una volta arrivato in Italia, l’hardcore, come anche il punk, aveva lo scopo di propaganda politica e controinformazione.  Noi ci siamo incontrati per caso, visto che ognuno di noi non suonava da tempo ma aveva tanta voglia di riprendere. Abbiamo perciò deciso di fare qualche prova e ci siamo resi conto di avere molto da dire e da suonare.

Le parole non bastano trasmette un messaggio forte: l’insufficienza delle parole di fronte alle azioni e ai gesti. Come si può incitare la gente a prendere posizione sui problemi?

Continuando a dare dei messaggi nei testi. Facendo capire che oltre alle parole ci deve essere l’azione. Per quanto minima, essa deve costituire un continuo dialogo con chi ci circonda. Deve esserci ed essere efficace.

Il tema del mare ricorre spesso nei vostri testi. Taranto è una città bagnata dal Mediterraneo. Quanto conta la vostra città di origine, non solo come fonte di ispirazione per i testi, ma come luogo dove propagare cultura?

Propagare cultura è una parola grossa. Ma se intendiamo cultura hardcore possiamo dire che nel tempo abbiamo giocato un ruolo fondamentale. Ci siamo impegnati parecchio in questa direzione. La nostra città e provincia per noi è sempre fonte di ispirazione sia nei testi sia nella musica. Proprio perché affrontiamo temi che con gli anni abbiamo vissuto sulla nostra… carne.

La vostra musica è disponibile su una nota piattaforma online, la quale permette di far conoscere gli artisti anche senza l’appoggio di un’etichetta discografica. Un portale per gli artisti indipendenti. Quali sono i pro e i contro di queste piattaforme? E cosa rende insostituibili, ancora oggi, le etichette?

Da premettere che la nostra musica è scaricabile in maniera gratuita, anche perché è un demo. Il sito è funzionale all’ascolto e al download dei pezzi. Il ruolo di un’etichetta è determinante nella produzione di un supporto fisico e nella programmazione di un tour. Sono comunque possibilità maggiori rispetto a quelle offerte da una piattaforma che consente solo l’ascolto.

(a cura di Fiorella Tarantino)

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