Un tris di star per una serata contro le mafie
Motta, Zen Circus e Willie Peyote concludono la decima edizione del festival Musica contro le mafie
Ultima serata per il festival cosentino Musica contro le mafie 2019.
Tre rappresentanti della musica italiana spengono le dieci candeline della manifestazione nel concerto finale: Motta, Zen Circus e Willie Peyote.
Inaugura la serata Motta.
«Ora impiego meglio il mio tempo, mi voglio più bene e ne voglio anche agli altri»,racconta Francesco Motta appena salito sul palco. Il suo percorso artistico ha raggiunto una maturazione sia musicale sia a livello di scrittura.
Proprio da questa maturazione artistica parte il brano Vivere o morire, che descrive, l’evoluzione che ognuno attraversa e la paura di prendere decisioni.
La fine dei vent’anni racconta la fine dell’adolescenza: un’età in cui tutto è in un movimento incessante e repentino e si perde qualcosa per far spazio ad altro.
Dov’è l’Italia è il brano con cui ha partecipato a Sanremo. La tematica trattata è forte: si parla dei migranti e dei loro sacrifici per sopportare viaggi in condizioni terribili.
Infine Motta saluta il pubblico presente: «Ci vedremo al prossimo disco, ci vorrà solo un po’ di pazienza».Poi suona un ultimo brano: La nostra ultima canzone (appunto…), che racconta di una storia arrivata al capolinea, che però non lascia l’amaro in bocca ma solo un dolce ricordo.
Forti di venticinque anni di carriera alle spalle e dieci dischi più un libro, arrivano gli Zen Circus il trio rock composto da Appino, Ufo e Karim Qquru.
I tre non fanno in tempo sul palco, che la folla in sala urla: «Appino sei bellissimo!».Loro imbracciano subito i loro strumenti ed è subito rock. «D’amore non si muore. Muore senza dare amore./L’ho sempre ricevuto/ma non so contraccambiare», urla il frontman.
Non voglio ballare è una ballata rock vigorosa, che sembra incitare le coscienze: In questo locale cosa altro vuoi fare./Non si può parlare e non voglio ballare./La rivolta ormai è un fatto personale./Lasciatemi stare».
Poi è la volta dell’indie folk lento ma graffiante di L’anima non conta, chenarra storie di tutti i giorni. Il fil rouge che unisce le varie storie è la forza di lanciarsi in profondità: «Ma il sole risorge ogni giorno/e ogni giorno che passa diventa un ricordo./Giù da questo scoglio, giù nel mare in verticale./ Giù e poi nuotare».
Gli Zen Circus terminano la loro esibizione con Viva, suonata tra il pubblico in platea. Anche stavolta fa capolino l’impegno sociale: «Non generalizzare e nemmeno devi urlare./Che non è comunicare ed è pure antisociale./Guccini lo sa bene, non ho voglia di far niente./ E anche se mai mi venisse a fermarmi/C’è la gente».
Guglielmo Bruno, meglio conosciuto come Willie Peyote, viene accolto da un’ovazione: «Willie sali qui!».
Bruno ripropone il suo crossover tra rap e rock rilanciato nell’ultimo album Iodegradabile, da cui sono tratti i tre brani eseguiti sul palco cosentino-
Il primo è il singolo apripista, La mia futura ex moglie, che contiene un testo vagamente romantico, in cui il realismo, anche nei sentimenti, ha tuttavia la meglio: «Ti sei fatta grande e hai reso il mondo piccolo./Ma la distanza pesa più di quel che dicono./Poi a stare vicini si corre il pericolo./Di essere anche veri e mettersi in ridicolo».
Si prosegue con Quando nessuno ti vede. Anche in questo pezzo si analizza l’amore, ma nella sua fase iniziale: «Sai cosa pensavo che è tutto bello finché non ci conosciamo./ Ci innamoriamo con due sguardi da lontano./ A mano a mano che poi ci abituiamo non c’è più».
L’ultimo brano tratto da Iodegradabile è Mango, in cui l’artistaparla della responsabilità di chi produce musica e parole. Il pezzo è dedicato a Pino Mango e alla sua sensibilità nel salutare il suo pubblico prima di morire: «C’è chi morirebbe per le proprie idee./C’è chi ucciderebbe per le proprie idee./Lo so, sembra sottile, sì, ma non lo è./ Cosa fai per gli altri e cosa fai per te?». Quindi Peyote saluta il pubblico con Io non sono razzista ma… un ritratto sarcastico dell’ipocrisia di chi si sente con la coscienza pulita nella sua discriminazione quotidiana.
Durante la serata sale su palco Gennaro De Rosa, presidente dell’Associazione Musica contro le mafie. Introdotto da un video saluto di don Ciotti, il presidente consegna agli artisti i premi di questa decima edizione.
The Zen Circus sono premiati con questa motivazione: «Nella diversità c’è la bellezza delle relazioni. È attraverso il dono di sé all’altro che si coglie l’importanza dell’incontro e il loro brano ha perfettamente sintetizzato questo concetto universale».
Per Motta la motivazione è: «Il suo testo fotografa poeticamente il fenomeno migratorio in Italia dove tra demagogia, semplificazioni e giochi cinici di potere si decide della vita di migliaia di persone perdendo in umanità e civiltà».
Willie Peyote riceve il premio con queste parole: «È sull’emorragia di umanità, alimentata dagli imprenditori della paura, che il brano ci ha fatto riflettere. Anche se non è con la presunzione che ci si mette dalla parte giusta, c’è bisogno di prendere una posizione netta contro tutti i razzismi e il brano di Willie ha permesso di avere questo nuovo punto di vista per una nuova resistenza e ricostruire la speranza per il domani».
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