Concorso Dsga, una furbata last minute della Cgil
Il sindacato gioca l’ultima carta per i facenti funzioni: la proroga delle graduatorie provinciali e dei requisiti per assicurare le supplenze in attesa che i vincitori del concorso ordinario prendano servizio e che si risolva il problema dei posti vacanti. Intanto i candidati si organizzano e dialogano con le istituzioni a prescindere dall’ostruzionismo di varie sigle sindacali
A volerle approfondire un po’, le vicende (che per chi le subisce diventano a volte vicissitudini) del concorso per Dsga (Direttore dei servizi generali e amministrativi) delle scuole, possono risultare persino divertenti, lo diciamo con tutto il rispetto delle parti in causa.
Ispira, al riguardo, qualche ironia una nota che riproduce la sostanza dell’audizione di Gianna Fracassi, la vicesegretaria della Cgil, davanti alle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera per il decreto Milleproroghe.
L’intervento della Fracassi, puntualmente ripreso dai siti web specializzati sul mondo scolastico, conferma che il sindacato tenta di giocare l’ultima carta per sostenere le ragioni dei Dsga facenti funzioni (cioè, gli assistenti amministrativi che hanno ricoperto il ruolo in maniera provvisoria). Lo fa, per fortuna, con toni e modi diversi, di sicuro meno battaglieri di quelli usati da Francesco Sinopoli, il segretario generale della Flc-Cgil, a novembre, quando la battaglia legislativa per i facenti funzioni era all’inizio.
«La laurea è un’invenzione», aveva gridato Sinopoli davanti a Montecitorio, col risultato di scatenare la rabbia dei candidati al concorso ordinario, che invece le lauree (tra l’altro specifiche) per diventare Dsga le avevano ed erano sopravvissuti a preselettive dure e avevano appena affrontato le prove scritte.
Decisamente più mite, la vicesegretaria ha aggiustato non poco il tiro, ovviamente lo ha fatto in sindacalese:
«Chiediamo di prorogare le graduatorie provinciali di merito per la mobilità professionale per l’anno scolastico 2020/2021 a favore del personale amministrativo incluso nelle stesse. E allo stesso tempo chiediamo di prorogare la validità dei requisiti previsti dalla legge 205 del 2017. In questo modo possono essere assunti gli assistenti amministrativi collocati nelle graduatorie provinciali per la mobilità professionale anche in mancanza del requisito culturale».
È il caso di tentare una traduzione frettolosa del Fracassi-pensiero. La dirigente sindacale non ha chiesto in maniera esplicita che il Milleproroghe contenga ciò che il Parlamento aveva già bocciato durante la conversione del decreto Scuole su input preciso del Presidente della Repubblica e della Commissione bilancio.
Si è limitata a chiedere che tra le mille ci sia anche la proroga dei due requisiti (le graduatorie provinciali di merito per la mobilità e i requisiti specifici richiesti dalla legge di Bilancio del 2017).
In questo caso non ci sono neppure sottintesi, perché la Fracassi è stata chiarissima, al netto delle fumisterie del gergo sindacale: «Possono essere assunti gli assistenti amministrativi collocati nelle graduatorie provinciali per la mobilità professionale anche in mancanza del requisito culturale». Appunto.
In pratica, la vicesegretaria ha chiesto di salvaguardare il bacino in cui finora si è pescato per i facenti funzioni. Si è tenuta sul vago perché, in effetti, i contratti collettivi consentirebbero la verticalizzazione, ma solo tra categorie contigue.
Cioè tra la categoria B, a cui appartengono gli assistenti amministrativi e per la quale non è richiesta la laurea ma il diploma (neppure specifico), e la categoria C, costituita dai coordinatori amministrativi, per i quali è richiesta una laurea triennale non specifica.
È chiaro (e lo è ancora di più in seguito a una corposa giurisprudenza, nazionale ed europea, e al no di Mattarella) che il passaggio, appena ammissibile da B a C, anche senza la laurea, non può essere praticato da B alla categoria D, di cui fanno parte i Dsga e per cui è chiesta la laurea specifica in Giurisprudenza, Economia, Scienze politiche, Scienze dell’amministrazione o equipollenti.
Perciò allo stato dei fatti la richiesta della vicesegretaria non può riferirsi al concorso riservato (ammesso nel decreto Scuole solo per i facenti funzioni dotati di laurea specifica) né alla categoria C perché quest’ultima esiste solo nella normativa e nei contratti collettivi ma non è mai stata istituita in concreto. In pratica, è un fantasma istituzionale.
La Fracassi, con molta probabilità, si è riferita solo all’ipotesi delle supplenze per consentire a vari facenti funzioni di continuare a svolgere il loro ruolo per il prossimo anno scolastico o almeno in attesa che il concorso finisca e i vincitori prendano servizio.
Insomma, un bel passo indietro anche rispetto alle proteste di vari facenti funzioni, che negli scorsi mesi hanno addirittura minacciato di dimettersi in blocco o di praticare forme di sciopero se le loro richieste (il concorso riservato anche per i privi di laurea) non fossero state accolte.
Non è opportuno andare oltre: i processi alle intenzioni non sono mai belli e chi scrive non si arroga il diritto di celebrarne uno.
Tuttavia, questo estremo tentativo della Fracassi sembra riflettere solo la volontà di difendere ad oltranza i tesserati a prescindere dal resto.
E qui emerge per l’ennesima volta il paradosso del mercato del lavoro italiano, per cui circa duemila persone (i facenti funzioni) hanno più tutele e più voce di qualche decina di migliaia: in questo caso i laureati, giovani e non, che tentano legittimamente un concorso e vorrebbero regole certe che il sindacato, a quanto finora risulta, non avrebbe contribuito a definire.
Non a caso parecchi candidati al concorso ordinario hanno costituito un gruppo, il comitato Difendiamo il concorso Dsga, molto attivo in rete e pronto a strutturarsi in maniera più solida, non fosse altro perché chi si spacca la schiena sui libri per avere un ruolo attraverso i concorsi non ha altre forme di tutela.
Non è un caso che i responsabili del comitato abbiano avviato un dialogo stretto e serrato con i rappresentanti di varie associazioni professionali e di forze politiche.
Una sorta di lobbysmo positivo e proattivo, unica alternativa al declino politico che costringe i sindacati a recitare un ruolo vecchio, che rivela l’inadeguatezza a tutelare i diritti dei cittadini nella crisi attuale.
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La ringrazio per la sua risposta ed è più che comprensibile, visto la situazione emergenziale, che abbia potuto pubblicare il mio commento solo quando ha potuto. È altrettanto naturale che ci siano opinioni diverse sugli argomenti precedentemente esposti ed è per questo motivo, che esiste la possibilità di rivolgersi ad un giudice, perché si applichi correttamente la legge. Torno a sottolineare che il problema non è il concorso ordinario, ma l’ingiustizia prorogata per un ventennio da parte della PA, che nel mio caso, mi obbliga e mi ha obbligato a sostituire il DSGA, a fronte di un concorso vinto, chiamato seconda posizione economica, che mi costringe in caso di posto vacante, alla sostituzione del Dsga e se non accetto, mi tolgono i benefici economici acquisiti dal 1 giorno che sono stati erogati. La cosa assurda è che da vent’anni faccio il DSGA e ora mi si chiede conto e allora la PA ha sbagliato 2 volte, la prima a impormi l’incarico e la seconda a perseverare. In uno stato civile e democratico queste cose non devono succedere e se qualcuno ha sbagliato deve pagare, non certo il sottoscritto.
Un cordiale saluto
Diego Milan
da CGIL Scuola:
– I concorsi riservati per stabilizzare i docenti precari sono in regola del 06/02/2020
“Con la recentissima sentenza 868/2020 il Consiglio di Stato, con parole chiare, definisce regolare e lecito che il Miur introduca eccezionali deroghe al principio del concorso pubblico”
[…………evidenzia il massimo giudice della giustizia amministrativa – la disposizione ha inteso soddisfare le istanze che contrassegnarono il periodo di riferimento, quando la platea di insegnanti precari, che prestavano in comprensibili condizioni di disagio materiale e psicologico e da anni la loro opera a beneficio dell’istruzione pubblica, esprimeva ai vari livelli istituzionali l’esigenza di stabilizzazione che ponesse fine, mediante i permessi strumenti legali, ad una situazione non più tollerabile. Per tale ragione, in tali casi il legislatore stesso e, attuativamente, il MIUR prevedono per coloro che si trovano in possesso di alcuni requisiti, la possibilità di partecipare ad un concorso riservato, contrassegnato da marcati connotati di specialità, e con una procedura snella di verifica. Nel caso di specie, un’unica prova orale, all’esito della quale il candidato viene ammesso ad un tirocinio di un solo anno e di conseguenza immesso in ruolo. ……….]
Visto che ha citato la CGIL e giusto per rimanere nel campo del Diritto, mi sono permesso di postare questo estratto che ha molte assonanze con la vita lavorativa dei facenti funzione, utilizzati da un ventennio con incarichi annuali come DSGA. Invito a riflettere su “il Consiglio di Stato, con parole chiare, definisce regolare e lecito che il Miur introduca eccezionali deroghe al principio del concorso pubblico”
Salvezze illimitate
Diego MILAN
Egregio Milan,
Le mie più sentite scuse per la risposta intempestiva: vari impegni professionali (chi, come me, è freelance ne sa qualcosa) mi hanno costretto a trascurare L’IndYgesto.
Detto questo, vengo alla Sua interessante citazione del Consiglio di Stato. Al riguardo, mi permetto di far notare solo una cosa: siamo sicuri che la situazione dei docenti precari per la cui stabilizzazione la magistratura amministrativa ha dato il semaforo verde sia omologa alla vostra?
C’è da pensare di no, visto che, nel loro caso, c’è una questione di titoli base per l’accesso – la laurea oppure, quando previsto dalla vecchia normativa, il semplice diploma – che nel vostro non c’è.
Detto altrimenti: si può concepire che un maestro elementare (mi scuso per il ricorso alla vecchia nomenclatura) possa aspirare alla stabilizzazione dopo aver fatto il supplente col solo diploma quando la legge glielo consentiva.
Stesso discorso (anzi, più valido) per i docenti precari dotati di laurea.
Il concetto chiave è che c’è una omogeneità di fondo – per quel che riguarda i titoli – che legittima certe pretese.
Ciò non è per le richieste dei Dsga “facenti funzioni”.
Per quel che mi riguarda, sono contrario anche alla stabilizzazione dei docenti precari, a meno che non avvenga per concorso ordinario in cui, a parità di titoli, l’esperienza pregressa dia punteggio.
Mi pare che, in questa ed altre polemiche legate al mondo dell’istruzione, si sia perso di vista un concetto di fondo: il prodotto delle scuole non sono gli stipendi di chi vi lavora ma gli studenti. E purtroppo, specie nel Sud Italia, i dati Invalsi restituiscono cifre sconfortanti e giudizi impietosi.
Ma la mia è solo un’opinione.
Accetti le mie scuse per la risposta tardiva e le auguro di trascorrere questa forzata reclusione con serenità e in buona salute.
Riprenderemo a polemizzare (da parte mia più che volentieri!) a emergenza finita.
Egregio Paletta, mi arrendo.. E’ impossibile, oltre che inutile, perdere tempo a discutere con qualcuno che per partito preso (oppure per altre ragioni più o meno ignote..), non ammette che possano esistere logiche e punti di vista diversi dal proprio, bollando questi ultimi come “assurde pretese”, fantomatiche “cooptazioni” e via discorrendo.. Lo sbaglio è stato mio, lo ammetto, nel cercare di farLe comprendere la nostra situazione quando probabilmente non sa, non vuole o non le interessa capire..
Quale sarebbe, mi perdoni, la battaglia, tenuta in secondo piano dai media nazionali nonché dai sindacati “partigiani” (di cui personalmente non ho tessere), che vuole valorizzare? Mi pare di averLe già ricordato che il concorso ordinario è stato bandito e procede con regolarità, prevede, compatibilmente con le disponibilità economiche, un numero di assunzioni pari a 2004 posti (recentemente addirittura aumentate a 2605) e che nessuno, tanto meno noi presunti “protetti” dai poteri forti, si è sognato di intralciare o delegittimare. Non capisco quindi quale sia questa famosa battaglia che i concorsisti rischierebbero di perdere senza il Suo aiuto.. Né si capisce tantomeno l’accanimento Suo e dei suoi amici nei nostri confronti e nei confronti delle nostre rivendicazioni, che non incidono in alcun modo sul regolare svolgimento del suddetto concorso.. a meno che, e qui sta il vero nocciolo della questione, i suoi prediletti non abbiano la pretesa di appropriarsi di tutta la torta, posate comprese, violentando tutte le norme dopo essersene fatti scudo, in barba anche alle disponibilità economiche succitate, utilizzando le nostre rivendicazioni (più o meno legittime, ma questo è un altro discorso..) a pretesto di un loro “superiore” diritto a forzare la legge.
Per concludere mi affido alle parole del giornalista Luca Sofri che, in un articolo di qualche tempo fa intitolato “L’era della post-logica”, scriveva così:
“..È un interessante ed effettivamente prevedibile sviluppo della post verità: una volta eliminato ogni valore della verità e dei dati di fatto, sta diventando normale e accettato esporre argomentazioni palesemente contraddittorie, infondate, illogiche, e sta diventando inutile opporre a queste argomentazioni delle ragioni logiche che in altri tempi le avrebbero “smontate” e annullate. Le tesi e le opinioni non si stanno più solo scollando dalla realtà dei fatti, ma dalla stessa logica e plausibilità. Se negli ultimi anni ci era sembrato che ormai si potesse dire “fuori piove” anche se c’era il sole, con sprezzo della realtà visibile, adesso l’impressione è che si possa anche dire “fuori piove, esco con una carota così non mi bagno”..”.
Cordialmente
Fabrizio Brini
PS: mi raccomando, compri parecchie carote perché in questi giorni hanno previsto pioggia..
Egregio Bandini,
non mi scuso neppure per non averLe risposto a tamburo battente: L’IndYgesto non è un social, ripeto per l’ennesima volta, ma un magazine online, che si occupa di molti argomenti.
Quindi, chi Le scrive e lo staff di questa testata hanno, tra i vari impegni coi propri lettori, una priorità: verificare ciò che pubblichiamo.
Il punto di vista “diverso” da quello di chi Le risponde è stato generosamente ospitato da varie testate in due modi.
Il primo è quello impazzato più o meno ovunque sul web, tranne su queste pagine: grande attenzione ai proclami dei facenti funzioni e video delle manifestazioni sindacali diramati “urbi et orbi” sui social.
Il secondo è quello utilizzato dalle testate mainstream: sostanziale “parità delle armi” concessa a voi come ai concorsisti ordinari. Una parità che non esiste, considerato il vostro vantaggio sostanziale accumulato sulla rete.
In tutto questo, che danno volete vi faccia la presa di posizione di questo magazine, che è una piccola voce, una goccia nell’oceano pluridimensionale della rete?
Non mi illudo che senza il mio aiuto i candidati ordinari sarebbero stati addirittura disintegrati, perché le loro ragioni hanno trovato un valido ascolto in due sedi importanti: il Quirinale e la Commissione bilancio della Camera.
E non in seguito ai complotti invocati dalle dietrologie di chi non ha ragioni concrete, ma per una mera questione di legalità costituzionale: il concorso riservato ai non laureati (è il caso di specificare: nelle discipline specifiche richieste dal bando) non è ammissibile, perché si tradurrebbe in una violazione della giurisprudenza europea e della Costituzione, così come esplicata da varie pronunce della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato, che hanno dichiarato a più riprese inammissibili le verticalizzazioni, anche sotto le mentite spoglie di un concorso riservato.
Non so che intenzioni abbiano i candidati che si riconoscono nel Comitato difendiamo il concorso per Dsga. Certo è che la richiesta di un assorbimento totale delle graduatorie è, in base a quanto ho appena detto, più legittima a livello costituzionale del concorso riservato.
Non mi pare ci sia altro da aggiungere.
Saluti,
Saverio Paletta
Ps: ho fatto una scorta d’arance, di sicuro più ricche di vitamina c e meno equivocabili delle carote…