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La Nave Fantasma, una tragedia del mare sulle assi del teatro…

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Terzo appuntamento di More 2019-Focus Residenze, la manifestazione promossa da Scena Verticale. Stavolta il soggetto è tratto da The Gost Ship, l’opera più rappresentata di Maxi Obexer

Terzo appuntamento della stagione More 2019 Focus Residenze ideata da Scena Verticale.

Lo scorso 29 novembre è andato in scena La Nave Fantasma. Non eravamo d’accordo che gli uomini non sono pesci?, scritto da Maxi Obexer, specializzato in opere teatrali e radiofoniche, dedicate molto spesso a tematiche politiche. The Ghost Ship (La Nave Fantasma, appunto) è il suo spettacolo più rappresentato fino ad oggi. 

La regia è di Rita De Donato.

Diplomata all’Accademia nazionale d’Arte drammatica Silvio D’Amico, la De Donato si è formata tra l’Italia e la Francia, si specializza in sociologia e nel teatro. Diventa presto regista e attrice. A teatro ha lavorato, tra gli altri, con Marcello Sambati, Massimo Popolizio, Luca Ronconi, Orly Noa Rabinyan. Al cinema è stata diretta da Silvio Soldini, Francesco Munzi, Alessio Maria Federici, Mimmo Calopresti. Nel 2015 fonda Anomalia Teatri.

Gli interpreti sono Giorgia Arena, Carlo Gallo, Vincenzo Leto, Mario Russo e la stessa regista. L’opera è dedicata a un tema scottante: le tragedie dei migranti in mare.

Lo sfondo della vicenda rappresentate èil naufragio avvenuto nel Mediterraneo nel 1996, durante il quale 283 migranti persero la vita. I protagonisti discutono dei corpi dispersi in mare, che sono descritti quasi come manichini, e raccontano delle teste staccate dal corpo con un’innocenza quasi disarmante. Non era certo possibile verificarne l’identità dal momento che non avevano documenti plastificati. E nessuno si assume responsabilità. Quindi quelle vite significano ben poco, come fossero pesci buttati in mare.

Infatti sono in pochi a parlarne ancora. E tutti in modo superficiale: ognuno rimane ancorato alla sua piccola esistenza.

Ci sono due giornalisti alla costante ricerca dello scoop da prima pagina, senza riflettere troppo sulla veridicità delle notizie. I due tentano un’intervista a un testimone, ma uno dei due lo tratterà male mentre la sua collega cercherà di estrapolare qualche informazione senza risultati. Il giornalista pensa solo al premio da ritirare, per lui è importante solo il successo.

Si prosegue con due crocieristi, uno tutto preso dalla vacanza mentre l’altro cerca di affrontare discorsi sulla propria carriera lavorativa. Il primo passa tutto il tempo a riempirsi il bicchiere e a svuotarlo in maniera frenetica. Il secondo è preso dalla sua tesi, cerca invano di chiedere all’altro opinioni a riguardo. Ma parlano due lingue diverse e comunicare rimane quasi impossibile.

Infine, c’è la manager spietata che, impegnata in mille telefonate, sarebbe capace di qualsiasi cosa pur di raggiungere il suo scopo. La sua strategia è infatti di fare la carina ad ogni costo per piegare la volontà del suo interlocutore. Certo quando gli viene chiuso il telefono emerge il suo vero io. Maligna e subito pronta all’offesa più crudele. Ma non si nasconde e in una videochiamata affronta un discorso senza peli sulla lingua.

Lo scritto è focalizzato sulla ricerca di un faro sulla gestione politica della vicenda. Ma la foschia è tanto densa da non poter estrapolare molto da ciò che rimane dai fatti reali. Aleggia una sottile ironia per analizzare i fatti e far comprendere dove arriva l’azione umana. L’egoismo supera ogni razionalità e di questo fanno le spese i più deboli. L’aspetto più triste, di fronte a queste narrazioni forti, è il non volersi accostare a spettacoli così critici preferendo la superficialità delle commedie leggere. È certo più semplice guardare uno spettacolo scanzonato e senza alcun messaggio. Bisogna però ricordare l’aspetto fondamentale dell’arte: intrattenere, certo, ma andare oltre e lasciare spunti di riflessione allo spettatore.

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