Concorso Dsga, l’ultima beffa per i candidati
Inizia la conversione del decreto “salvaprecari” con cui si tenta di bandire il concorso riservato per i Dsga senza laurea. I candidati al concorso ordinario, sopravvissuti a una preselezione dura e a scritti più che impegnativi protestano: parlano di meritocrazia e rinnovamento ma praticano la clientela. Come dargli torto?
A dispetto del no secco di Mattarella, comincia una settimana di passione per gli aspiranti Dsga (Direttori dei servizi generali ed amministrativi) delle scuole, segno che in Italia basta fare la voce grossa per ottenere qualcosa, anche a discapito dei più elementari principi di legalità e costituzionalità.
Da lunedì 25 novembre parte il dibattito alla Camera per la conversione del decreto 126 emanato lo scorso 29 ottobre. Un pastone abbastanza confuso con cui il governo, tirato in tutti i modi dalle parti sociali cerca di risolvere i problemi, presunti e reali, delle scuole. In questo pastone è prevista la sostanziale conferma di ciò che il Presidente della Repubblica aveva rigettato: il cosiddetto concorso bis per Dsga, riservato ai facenti funzione, cioè agli assistenti amministrativi che hanno svolto questa mansione su incarico diretto del proprio dirigente scolastico per almeno tre anni anche in assenza dei titoli di studio (la laurea vecchio ordinamento o magistrale in Giurisprudenza, Economia, Scienze politiche, Scienze dell’amministrazione ed equipollenti) previsti in maniera obbligatoria dai contratti collettivi.
Una vera e propria porcata, per citare il vecchio Calderoli, che si aggiunge a una serie di prassi scorrette durate per decenni.
Ma tant’è: basta fare la voce grossa, per ottenere quel che si vuole e mettersi sotto i piedi normative e Costituzione.
Per esempio, l’ha fatta Francesco Sinopoli, il segretario generale della Flc-Cgil, durante la manifestazione di protesta tenuta dai facenti funzioni davanti a Montecitorio l’11 novembre.
«Ottomila scuole, di cui tremila rette da voi, alcune da vent’anni molte da dieci. Sono questi i numeri. Sono queste le ragioni per cui ci devono ascoltare», ha arringato il segretario della Flc in perfetto sindacalese. Infatti, il ricorso a impiegati senza titoli promossi dirigenti sul campo pro tempore protratto così a lungo lo si è dovuto a una lacuna dello Stato, che non ha bandito concorsi per decenni.
Ma è giusto che l’emergenza legittimi ciò che, a norma di Costituzione non si dovrebbe? Non dobbiamo ricordare noi a Sinopoli, brillante laureato in Giurisprudenza e titolare di un dottorato in Diritto del lavoro, che in questo caso non si tratta di lavoro ma di mansioni dirigenziali per le quali una giurisprudenza concorde (del Consiglio di Stato e della Corte costituzionale) chiede il concorso pubblico?
Eppure il segretario ha tirato dritto con affermazioni a dir poco discutibili:
«Avete subito un abuso. Non c’è nessuna scusa che giustifichi quello che hanno fatto. Il titolo di studio è un’invenzione in questo caso, perché si era derogato per il concorso ordinario ed era stato spiegato già con chiarezza al precedente governo».
Forse non gli si può dare torto. Infatti, era già sbagliato il bando del 2018, che equiparava ai laureati i facenti funzioni per un minimo di tre anni senza titoli. Una boiata all’italiana, approvata forse con la consapevolezza che molti facenti funzioni sarebbero stati falcidiati, come pare sia avvenuto, nelle prove preselettive di giugno.
Il risultato di questo compromesso? Un concorso pesantissimo, che ha dato adito a non poche ingiustizie: quiz durissimi, in cui poco ci mancava che si chiedesse ai candidati il numero di puntini bianchi sui funghi dei puffi; l’inserimento di una prova pratica negli scritti svoltisi a inizio novembre (scelta piuttosto illogica, visto che i vincitori prima di prendere servizio devono comunque frequentare dei corsi di formazione specifici) e la prova scritta teorica impostata come un maxiquiz in cui i candidati avevano solo tre ore per risolvere sei quesiti (praticamente, come hanno commentato in non pochi, senza neppure il tempo per copiare in bella copia o rileggersi).
È inoltre fuori luogo l’espressione abuso, urlata ad alta voce da Sinopoli con piglio salviniano: nessuno ha abusato dei facenti funzioni, che sono comunque stati retribuiti per le maggiori responsabilità che nessuno li ha obbligati ad accettare e, soprattutto, senza che nulla garantisse loro stabilizzazioni che nell’ordinamento italiano non esistono più e in quello europeo non sono mai esistite.
Ma la grossa balla propinata dai sindacati all’opinione pubblica è la definizione di precari affibbiata ai facenti funzioni: com’è emerso praticamente subito, sono tutti dipendenti a tempo indeterminato, che perderanno il maggior emolumento ricevuto finché hanno fatto i Dsga ma che resteranno più che tutelati (ci riferiamo al famoso posto fisso, su cui Checco Zalone ha costruito un mantra).
Ma le lusinghe da Paese dei Balocchi sono fortissime e hanno attecchito su tanti Pinocchi e non pochi Lucignoli, che si sono convinti di avere dei diritti e di potersela prendere col prossimo. È accaduto, ad esempio, su Facebook, dove, nel corso di una discussione accesa, un probabile facente funzioni se l’è presa coi concorsisti, definendoli «terroni che vengono a sfamarsi al Nord». Giusto per ripeterci, non servono Salvini e i grillini per vellicare i bassi istinti.
Ma l’aspetto peggiore di tutta la vicenda è che il Parlamento rischia di completare una porcata da esso stesso incautamente iniziata con l’indizione del concorso riservato ai facenti funzioni, che ha tutta l’aria di un concorso interno verticale (non più ammissibile) sotto mentite spoglie.
Anche di questo si sono accorti i concorsisti ordinari, che si sono costituiti in comitato spontaneo e si sono rivolti a Mattarella con una nota pepata, di cui riportiamo un passaggio significativo:
«Ciò che sconcerta è la politica tutta, che da un lato professa la meritocrazia, il turn over generazionale, l’innalzamento delle competenze della pubblica amministrazione, e dall’altro foraggia meccanismi clientelari realizzati al chiaro fine di ottenere ritorni elettorali».
Ma è possibile che ai concorsisti ordinari resti solo l’arma della protesta, poco divulgata dai giornalisti (spesso non abbastanza specializzati per comprenderla) e sottorappresentata dalle forze politiche?
Quello che rischia di consumarsi è un ennesimo, bruttissimo colpo di coda. Un’altra porcata, per riprendere la terminologia ruspante di chi almeno si infischiava delle ipocrisie del politicamente corretto. Infatti, la conversione appena iniziata rischia di confermare i timori dei concorsisti: che la verticalizzazione cacciata dalla porta rientri dalla finestra.
Un segnale orribile nei confronti dei candidati ordinari, che hanno subito gli accordi sindacali prima degli scritti di novembre e ora rischiano di ritrovarsi il concorsone all’italiana prima degli orali.
Di fronte a queste premesse, come ci si può fidare?
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Quindi, ricapitolando, Lei riconosce che siamo vittime di un’ingiustizia, ma ci critica perché chiediamo delle norme che pongano rimedio all’ingiustizia.
Interessante…
Citando De Gregori: “Cercavi giustizia, trovasti la legge…”
Egregio Costi,
Non scomodi De Gregori e, la prego, non mi metta in bocca cose che neppure penso.
Parliamo di due cose che sono su due piani diversi.
Una cosa è riqualificare la pa inserendo nei suoi ranghi laureati in campi specifici, un’altra la situazione di fatto, che è una manchevolezza dello Stato.
Ora: la prima delle due (che, citando il cantautore romano, lei considera la “legge al posto della giustizia”) risale ai contratti collettivi stipulati ben prima del bando di concorso per Dsga. Al riguardo, e sempre a proposito di “giustizia”, trovo grave che i sindacati che vi hanno difeso a spada tratta non si siano impegnati per realizzare la categoria “c” nelle scuole e non vi abbiano chiarito che il ruolo di Dsga facenti funzione non sarebbe stato per sempre.
Per l’altra situazione ha ragione: siete vittime di uno Stato che ha generato false aspettative. Ma questo non legittima altro che un risarcimento finanziario o monetario, qualora ve ne siano gli estremi…
Spero di essermi chiarito.
Come sempre, grazie per l’attenzione
Saverio Paletta
Buongiorno signor Paletta, cercherò di essere breve. L’Unione Europea ha stabilito che dopo 3 anni di precariato un dipendente (docente) ha diritto all’assunzione a tempo indeterminato. Lei potrà obiettare che gli assistenti amministrativi facenti funzione sono già assunti a tempo indeterminato, ma di fatto svolgono una mansione superiore.
Spero le faccia piacere sapere che io ho una Laurea generica (Pedagogia) e una specifica (Relazioni internazionali), e che da 15 anni svolgo le funzioni di DSGA senza avere mai avuto un rilievo dai Revisori dei conti e neppure osservazioni da parte dei vari Consigli d’Istituto e Dirigenti scolastici con i quali ho avuto il piacere di collaborare. Le faccio sommessamente notare che tutte le amministrazioni pubbliche di questa Repubblica indicono concorsi interni per il personale, per i passaggi di qualifica. Sono stato assunto dall’Amministrazione provinciale a seguito concorso nel 1998 ed assegnato ad un istituto scolastico superiore, e nel 2000 sono stato “statalizzato a forza”, senza possibilità di scegliere se rimanere nell’amministrazione provinciale.
Non credo di essere stato un cattivo DSGA facente funzione, non credo di avere avuto una strada aperta e facile, e sono fermamente convinto di avere fornito un ottimo servizio allo Stato, che senza la disponibilità mia e di tantissimi altri colleghi si sarebbe trovato in grave difficoltà.
Ci pensi su, se ne ha voglia, e passi Buone feste.
Egregio Costi,
Innanzitutto, grazie per l’attenzione.
Vengo al punto: le vostre richieste cozzano sulla giurisprudenza concorde della Cassazione e della Corte costituzionale, che ormai reputa inammissibili i concorsi interni e le cosiddette “verticalizzazioni”.
Solidarizzo a livello umano senz’altro con voi, perché è vera una cosa: lo Stato vi ha sfruttato per coprire le sue inadempienze.
Tuttavia, non è colpa mia se i contratti collettivi, firmati anche dalle vostre rappresentanze sindacali, richiedono le Lauree specifiche in alcune materie, tra cui non rientrano quelle in Suo possesso.
E non è colpa mia se la norma in questione è stata recepita nel bando dell’ultimo, disastroso concorso per Dsga ed è diventata legge dello Stato.
Sono sicuro del fatto che Lei e tanti altri facenti funzione abbiate servito al meglio uno Stato pasticcione e patrigno, come rivelano gli ultimi colpi di coda dell’amministrazione scolastica. Ma purtroppo, ripeto, la normativa prevede altro.
Ricambio gli auguri a Lei e ai Suoi cari.
Saverio Paletta
Ad ogni casa le sue regole ed essendo casa sua, le regole le fa Lei. Ho inviato un’altra risposta giorni fa che evidentemente non era di suo gradimento, pazienza.. Non ho la pretesa chiaramente di essere pubblicato ma spero almeno di essere letto..
Come sempre continua a fraintendere.. nessuno si è mai sognato di chiedere di “perseguire nel grave errore fatto per vent’anni”, né tanto meno di boicottare o delegittimare il concorso in essere, tutt’altro.. se legge bene i miei post ho sempre sostenuto e sostengo che il concorso sia fondamentale e sacrosanto e debba continuare ad essere bandito ogni tre anni come prevede la norma, compatibilmente con i posti e le risorse economiche disponibili.. Lei ed i suoi protetti continuate a coinvolgere noi “facenti funzione” e le nostre vertenze, più o meno legittime, se ne può discutere a lungo, per distogliere l’attenzione e anzi per giustificare la vera scandalosa richiesta, fatta dai suoi amici del fantomatico “comitato difendiamo il concorso per DSGA”, ovvero trasformare un normale concorso in una sorta di graduatoria permanente o, ancor peggio, in una sanatoria del tipo “dentro tutti”, in pieno e palese contrasto con le leggi nonché con gli stringenti vincoli di finanza pubblica. Le chiedo perciò di escluderci dalle Sue/Vostre battaglie e, se e quando vorrà, magari discutere in altro contesto la legittimità o meno delle nostre rivendicazioni.
Fabrizio Brini
P.S.: la vignetta che ha pubblicato per ben due volte e che definisce “satirica” è tutt’altro che satirica, è irrispettosa ed offensiva oltre che di cattivo gusto.. ma tant’è, come dicevo sopra la casa è sua.. Conosco delle “Marta” di 58-60 anni che hanno “avuto l’opportunità” di svolgere le mansioni superiori per 17 anni, altro che minimo sforzo.. non dico altro..
Le ho già risposto e non ho intenzione di incoraggiarLa a scrivere.
La prego, sia di parola: non dica altro davvero.
Grazie per gli auguri, sempre benaccetti.
Guardi, dato che proprio non Le piace il termine “impreparato” la chiamerò pinocchio, avendo compreso che per Lei quest’ultima definizione non è un’offesa o un insulto. Per quanto riguarda la malafede, beh, direi che con la sua ultima risposta ha confermato la tesi, dato che, finalmente, ha ammesso di “parteggiare” per i sedicenti “concorsisti” non considerati né tutelati da nessuno, parole Sue.
Detto ciò, vorrei invece tornare a porLe le domande del mio ultimo post, che ha elegantemente eluso con la classica affermazione “è l’Europa che ce lo chiede/che fa così”, ovvero:
Lei stesso mi insegna che la scuola senza DSGA non potrebbe funzionare. Bene, se noi “usurpatori” non aventi diritto alcuno non avessimo colmato quei vuoti come sarebbe finita?
Se è vero, com’è vero, che la maggior parte di noi “incompetenti” ha ricoperto un ruolo senza titolo, per decenni, peraltro contribuendo non poco a far funzionare le scuole senza alcun disservizio, di chi è la colpa e soprattutto qual è la soluzione che Lei prospetta? (Non avremo la laurea specifica, probabilmente saremo più “zucconi” rispetto ai titolati, ma rimangono pur sempre decenni di formazione, oltre che “sul campo”, anche teorica, dato che il MIUR ha speso e continua a spendere fior di quattrini per aggiornamenti e corsi formativi, Le assicuro).
Secondo Lei nove anni consecutivi come DSGA (è il mio caso), svolto al pari dei colleghi di ruolo, con poteri di firma, autonomia differenziata, dirigente “di fatto”, come sostiene, valgono nulla in confronto alla “lauree specifiche” (che di specifico hanno poco o niente)?.. ripeto qui non si sta parlando di sei mesi o un anno, o, come Lei dice, di aver “svolto mansioni in forma precaria”, si parla di aver svolto un lavoro in senso pieno per quasi un decennio..Chi fa “grammatica” dovrà prima o poi confrontarsi con la “pratica”, o no? I docenti universitari sono stati toccati dallo Spirito Santo forse?
Per concludere,è alquanto triste sentirLe dire che i mali della PA sarebbero dovuti a persone come me, che hanno colmato i vuoti lasciati dalla politica proprio per tutelare in primis gli utenti, senza garanzia alcuna, senza “aiutini” e, dulcis in fundo, con un bel calcio nel posteriore nonché l’ostilità da parte dell’opinione pubblica, a cui siamo stati dati in pasto (compresa la Sua testata)..temo sia molto fuori strada, per non dire altro..
La saluto e la ringrazio nuovamente per avermi risposto.
Fabrizio Brini
Egregio Brini,
Le rispondo per l’ennesima volta e dopo spero di chiudere davvero qui la faccenda.
Che lei mi definisca “impreparato”, “Pinocchio” o, più semplicemente, “in malafede”, cambia poco: mi sta insultando comunque. E, con me, insulta i lettori (molti o pochi, non importa) de L’IndYgesto.
Quindi, l’invito a moderare toni e forme è il minimo: questa non è una bacheca social, ma una pagina di giornale.
Vengo al dunque: tutti noi giornalisti ci schieriamo. In questo caso, l’ho fatto in maniera aperta sulla base di una convinzione: le seimila persone (molte delle quali non sono semplici laureati, ma professionisti del settore legale, che la crisi ha spinto a darsi ai concorsi) quasi non hanno avuto voce.
Non l’hanno avuta dai sindacati, che in maniera a mio avviso inopportuna hanno fatto il tifo per voi facenti funzioni, non l’hanno avuta dagli organi di stampa più o meno mainstream, che si sono limitati a pubblicare i loro comunicati in un contesto di “parità delle armi” che, in tutta franchezza, ho trovato avvilente (si può considerare “pari” una categoria sottorappresentata o non rappresentata affatto?). Non l’hanno avuta nelle istituzioni.
Il minimo, da parte mia, è stato tentare un approfondimento. E mi spiace davvero che questo approfondimento sia andato in linea opposta ai desiderata di voi facenti funzioni e di chi vi ha sostenuto.
“Parteggiare”, che nel mio caso mi permetto di tradurre con “dare voce a chi ne ha meno”, non vuol dire essere tifosi o persone in malafede. Significa, più semplicemente, valorizzare una battaglia altrimenti tenuta in secondo piano.
Entro nel merito: nessuno contesta il vostro impegno e, persino, i vostri sacrifici. Il problema è che non siete titolati, cosa che richiedono normative, giurisprudenza e contrattazione collettiva. Quindi, il fatto che per venti anni si sia perseguito un grave errore (cioè affidare per “supplenza” mansioni dirigenziali a chi non avrebbe i titoli per ricoprirle) non può essere un invito a continuare.
Vogliamo renderci conto che le vostre richieste somigliano sin troppo alla pretesa di una cooptazione sotto mentite spoglie? E vogliamo renderci conto che le istituzioni serie di un Paese democratico non possono più assecondarle in eterno?
Sarò pure in malafede, ma in questa vicenda c’è chi mi batte…
Saluti,
Saverio Paletta
Dott. Paletta, o è impreparato o è in malafede.. Il Dsga non è un dirigente, lo chieda alle varie associazioni che si battono da anni per il riconoscimento in tal senso.. Di conseguenza tutti i sillogismi suoi e dei concorsisti che, a quanto pare, la stanno imboccando, sono senza senso.. Per finire, citerei Aristofane : l’ignoranza può divenire istruzione ma la stupidità dura per sempre.. Saluti e buone feste.. Fabrizio Brini Dsga ff da nove anni.. Non in possesso di laurea specifica..
Egregio Brini,
Ci vada piano con le offese, che faccio finta di non cogliere solo perché è Natale. Io ho parlato di “funzioni dirigenziali” e ho citato, come pezza d’appoggio, la sostanziale autonomia (in alcuni casi, anche di firma) di cui dispone il Dsga.
Detto questo, visto che mi provoca, aggiungo due dettagli, non menzionati nell’articolo per mera ragione di spazio.
Il primo è storico: in effetti, all’atto dell’istituzione delle autonomie scolastiche, si era pensato di creare la doppia figura dirigenziale: didattica e amministrativa. Non se ne fece nulla e, a mio sommesso parere, anche questo dualismo imperfetto, in cui un dirigente vero si contrappone a un dirigente “di fatto”, ha contribuito a rendere l’amministrazione scolastica un unicum non poco pasticciato.
Il secondo dettaglio è giuridico. Il diritto, va da sé, è noioso ma ha i suoi diritti, per questo non è fuori luogo ricordare che molta dottrina amministrativa, anche in assenza di norme, identifica le funzioni dirigenziali a prescindere dai ruoli. E c’è da dire che la giurisprudenza è allineata. Dunque, se si parla di funzioni dirigenziali ci sarà un motivo, o no? E il fatto che si è avvertito il bisogno di un riconoscimento anche formale del Dsga come dirigente prova ulteriormente questa ambiguità.
Per il resto, La prego, tenga per sé i suoi insulti e passi buone feste.
Saverio Paletta
Se, come ha ammesso, il DSGA è un dirigente “di fatto” giocoforza non lo è per la legge, ergo quanto meno è una forzatura ritenere legittimo applicare le norme previste per le assunzioni pubbliche dirigenziali, da cui le mie affermazioni nella risposta precedente.
Detto questo, guardi, le offese e gli insulti che ritiene di aver ricevuto da parte mia fanno il paio con quelli che Lei, con il suo articolo fazioso, ha fatto ad una categoria di persone che, negli ultimi 19 anni, ha colmato i vuoti lasciati da una politica colpevole. (parlo ad esempio dei “Pinocchi e Lucignoli” a noi rivolti, se se ne fosse dimenticato..).
Lei stesso mi insegna che la scuola senza DSGA non potrebbe funzionare. Bene, se noi “usurpatori” non aventi diritto alcuno non avessimo colmato quei vuoti come sarebbe finita?
Se è vero, com’è vero, che la maggior parte di noi “incompetenti” ha ricoperto un ruolo senza titolo, per decenni, peraltro contribuendo non poco a far funzionare le scuole senza alcun disservizio, di chi è la colpa e soprattutto qual è la soluzione che Lei prospetta? Buttare via il bambino con l’acqua sporca? Alla faccia dell’efficienza ed economicità dell’azione amministrativa.. Qui, se non ha ancora capito, la “sanatoria” non è per noi ma per l’incapacità ventennale dei vari ministri e governi succedutisi..
Comunque lasciamo perdere questa sterile polemica e proviamo a ragionare.. Secondo Lei nove anni consecutivi come DSGA, con poteri di firma, autonomia differenziata, dirigente “di fatto”, come sostiene, valgono nulla in confronto alla “lauree specifiche” (che di specifico hanno poco o niente)? ..Chiediamoci, la meritocrazia, di cui ultimamente tutti si riempiono la bocca, è basata sul mero possesso del titolo di studio? ..Se si è onesti intellettualmente la risposta ovvia è no, e Lei che di mestiere fa il giornalista dovrebbe saperlo più di me.. ma probabilmente ormai siamo diventati quello che sosteneva Einaudi, che nel 1959 diceva: “[L]a verità essenziale qui affermata [è:] non avere il diploma per se medesimo alcun valore legale, non essere il suo possesso condizione necessaria per conseguire pubblici e privati uffici, essere la classificazione dei candidati in laureati, diplomati medi superiori, diplomati medi inferiori, diplomati elementari e simiglianti indicativi di casta, propria di società decadenti ed estranea alla verità ed alla realtà; ed essere perciò libero il datore di lavoro, pubblico e privato, di preferire l’uomo vergine di bolli”..
Per concludere, cosa vorrebbe insinuare quando dice che i “professionisti accettano di rispondere ai quiz sul numero dei puntini bianchi sui funghi dei puffi”? .. forse che il concorso era troppo difficile o troppo specifico e quindi fatto su misura per chi già faceva il lavoro da anni? .. questa si che è grave come accusa e come offesa, sottintende infatti che ci sia come al solito sotto qualcosa di losco e surrettiziamente si allude al fantomatico complotto.. Beh, Le dirò che, in qualità anche di concorsista, pur essendo “illetterato”, non ho trovato nulla di così specifico e tecnico rispetto ad altri concorsi né tanto meno ho riscontrato domande assurde o cervellotiche..
La realtà è che il sedicente Comitato “difendiamo il concorso per DSGA”, cui Lei ha dato eco e che manifestamente spalleggia, vuole, lui si, forzare la legge, trasformando di fatto un normale concorso pubblico in una sorta di graduatoria permanente, in barba e in spregio alla norma e a futuri candidati per futuri concorsi. Da parte nostra infatti nessuno si è mai sognato di boicottare il concorso ordinario, che avrebbe dovuto essere bandito molti anni fa e che si spera continui ad esserlo con regolarità per il bene delle scuole.
PS: La ringrazio per aver risposto ed avermi pubblicato, il che Le fa onore.. I toni accesi che utilizzo ed ho utilizzato sono purtroppo consoni al livello cui è arrivata la questione, compresi quelli utilizzati nel suo articolo, come ho detto sopra. Ci rifletta e si renderà conto che anche Lei ci è andato giù pesante, se mi passa l’espressione..
Saluti e buon anno
Fabrizio Brini
Egregio Brini,
Una cosa è propendere per una categoria assolutamente non considerata (i concorsisti), altra è insultare il prossimo, cosa che non ho fatto.
I suoi insulti (“impreparazione” e “malafede”) invece sono ad personam e, se non provati, passibili di conseguenze legali, se lo lasci dire da un addetto ai lavori che sa sin troppo bene in cosa consiste la diffamazione.
Detto questo, l’Ue ha già risolto il problema con una giurisprudenza di lungo corso: chi ha svolto mansioni in forma precaria può essere compensato anche oltre i compensi aggiuntivi ricevuti, ma in mancanza di veri prerequisiti non può pretendere altro. Questi principi stanno filtrando anche nella giurisprudenza italiana. Facciamocene una ragione.
Detto questo: non è possibile continuare a costruire le funzioni pubbliche sull’adagio per cui la “pratica” batterebbe sempre e comunque la “grammatica”. A furia di fare così, la nostra pa è agli ultimi posti dell’Occidente.
Il mio discorso è piuttosto banale e non riguarda voi facenti funzioni né i concorsisti, bensì gli utenti, che reputo più tutelati da un ceto dirigente munito di titoli specifici.
Poi, dopo i vostri tentativi di forzare, che volete che facciano i loro? Voi avete (almeno avevate) i sindacati e parte della politica dalla vostra e non perché avete ragione. Loro hanno avuto dalla loro solo poche voci, tra cui quella de L’IndYgesto.
Ricambio gli auguri e mi scuso per il ritardo di questa mia risposta
Saverio Paletta
Un sincero ringraziamento al Dott. Paletta, per l’attenzione dedicata ad una situazione particolarmente spinosa. Personalmente, ritengo che l’attuale soluzione sia completamente sbagliata. Si potrebbe addivenire ad una soluzione ottimale, contemperando le legittime aspettative dei candidati al concorso ordinario (particolarmente impegnativo) e quelle di chi, già nell’amministrazione (attraverso un concorso per soli titoli -il sistema delle graduatorie-), ha consentito le operazioni amministrativo-contabili delle istituzioni scolastiche negli ultimi anni. Forse, la soluzione giusta risiede nella realizzazione di una graduatoria ampia, dell’attuale concorso ordinario, concedendo l’idoneità a tutti i candidati che completano proficuamente l’iter concorsuale (eliminando la quota bloccata del 20% o del 30% di idonei); in questo modo gli uffici scolastici regionali avrebbero a disposizione un numero di aventi diritto, sufficiente a far si che per i prossimi anni non si debba più parlare di carenza di DSGA e di problematiche legate alla mancanza di questa figura apicale nelle scuole di Stato (ricordiamo che in assenza del DSGA non è possibile pagare le fatture, ciò comporta notevoli problemi; si pensi ad una istituzione scolastica con annessa azienda agraria e allevamento, con l’impossibilità di alimentare gli animali…). Allo stesso tempo, si possono valorizzare gli assistenti amministrativi DSGA facenti funzione, utilizzando strumenti già presenti nel CCNL comparto scuola ma mai applicati (come ad esempio la figura del coordinatore amministrativo, in riferimento a ciò si potrebbe predisporre un concorso riservato ai FF che conseguirebbero, grazie alla mobilità verticale un riconoscimento più che valido). Ciò detto, è, oggi più che mai, inevitabile una totale riforma delle modalità di reclutamento del personale ATA che si concretizzi nel superamento dell’accesso ai ruoli attraverso l’ormai datato sistema delle graduatorie (riforma sostenuta anche da alcune associazioni che rappresentano il personale della scuola). Il ruolo dell’assistente amministrativo è molto cambiato negli ultimi anni (sono richieste competenze amministrative, giuridiche, economiche, tecniche, digitali e comunicative sconosciute alla scuola dei decenni passati); nei tempi della firma digitale e della PEC, del GDPR e del FOIA, del codice dei contratti pubblici, del ME.PA. o di Consip, è impensabile lasciare invariata la procedura di selezione del personale ATA.
Cordialità.
Articolo eccellente e che descrive perfettamente una situazione grottesca e illegittima. Mi complimento con il giornalista che ringrazio per aver prestato attenzione ad una ” minoranza ” senza Santi in Paradiso.
Articolo mal scritto e pieno di inesattezze. Chiaramente di parte. Si lamenta il clientelismo e fa altrettanto.
II DSGA FF spesso lavorano in perdita, ma di che parla. Inoltre non è vero che nessuno ci obbliga, con la seconda posizione economica si è obbligati eccome! Poi, che qualcuno al limite dell’esasperazione si sia lanciato in commenti pesanti, non è altro che lo specchio dei tempi purtroppo.
Si informi meglio, questa non è professionalità.
Egregia Paola,
mettiamoci d’accordo sul concetto di “mal scritto” e forse Le darò ragione.
Quale clientelismo farebbe il magazine che mi onoro di dirigere? E, soprattutto, di quale clientelismo possono godere candidati che hanno attraversato lo Stivale per tentare un concorso a dir poco pesante?
Spieghi, inoltre, che vuol dire l’espressione «I DSGA FF spesso lavorano in perdita»? Lo spieghi ai professionisti che accettano di rispondere ai quiz sul numero dei puntini bianchi sui funghi dei puffi. Magari capiamo anche questo. Io mi permetto di notare l’egoismo di chi ha già un posto, magari quello che gli spetta sulla base delle sue competenze certificate, e ciononostante pretende di acquisire una mansione dirigenziale quasi senza colpo ferire in base al vecchio (e mi consenta, sbagliato) adagio secondo cui la pratica vince la grammatica.
Inoltre, in cosa consisterebbero, dal punto di vista giuridico, questi obblighi? Per caso il dirigente scolastico può torturare e uccidere chi rifiuta?
Sui commenti pesanti (e il Suo non è proprio leggero) non è il caso di transigere: a furia di sorvolare siamo arrivati all’attuale degrado.
A proposito di professionalità: sarebbe proprio il caso che dia un’occhiata al mio curriculum. Io non conosco il Suo, ma non mi permetto di dubitare delle Sue qualità.
Qualche rilievo sulle Sue buone creanze, invece, me lo permetta…
Cordiali saluti
Saverio Paletta