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Briganti Criminali-Vedova e contadina. L’odissea di una madre

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Emilia Carloni perse il marito nel 1866, ucciso da una banda che seminava terrore nell’Aquilano e aveva già perso un figlio caduto in combattimento nel 1860

Il 10 dicembre 1866 l’ennesima vedova per causa di brigantaggio, Emilia Carloni di Antrodoco, nell’Abruzzo Aquilano, indirizzò una supplica al re Vittorio Emanuele II. La donna raccontò che nel giugno di quello stesso anno suo marito, il «rurale» Giuseppe Paoli, era stato ucciso da un’orda di briganti che scorazzava nelle montagne vicine al paese di residenza della coppia: «Né occorre il dire» aggiunge la Carloni «in qual modo spietato gli inflissero la morte, sendo nota la barbarie di simili bruti»[1]. L’omicidio di Giuseppe Paoli era stato causato dal fatto che «la vittima immolata si era costantemente prestata di guida alle Regie Truppe, ed alle guardie Nazionali che hanno perseguitato dal 1860 in poi quei mostri che hanno infestato queste contrade». La supplicante quindi, rimasta priva del suo coniuge, si trovava «oppressa dalla più dura miseria insieme ad una nubile figlia, ad altro figlio di tenera età, e da un terzo che da poco tempo ha fatto ritorno dal Reale Esercito», dal quale era stato riformato per un’affezione alla vista; a suo carico era rimasta anche l’anziana madre, Angelamaria Mascioletti, di 82 anni. Il figlio maggiore, che avrebbe potuto assistere la famiglia nelle dolorose circostanze presenti, era andato volontario a combattere il brigantaggio nella Marsica, dove era rimasto ucciso «sullo scorcio del 1860, per ferite riportate dai reazionari». La vedova, dunque, pregava il sovrano di concederle la grazia d’una «tenue pensione» quale risarcimento per aver perso i congiunti, «ambidue periti per la causa Nazionale».

La Commissione Provinciale pe’ casi di brigantaggio in Aquila si riunì il 16 aprile 1867 nel palazzo della Prefettura e prese in esame due istanze di Emilia Carloni: «L’una avanzata direttamente a questa Commissione, con la quale chiede un altro sussidio, oltre quello già avuto per sovvenire ai bisogni della sua famiglia che si trova nella più squallida miseria, e l’altra, trasmessa a questa Commissione dal Sig.r Prefetto della Provincia con nota de’ 9 aprile corrente N.° 100, dietro incarico ricevuto dal Dicastero dell’Interno, con la quale si chiese a S.M. il Re una pensione per la morte del suo marito, avvenuta per mano dei briganti».

Circa la prima istanza, la Commissione rese noto di aver già concesso per la morte del Paoli non solo un sussidio di lire 200 alla vedova, ma anche un soccorso di lire 100 per ciascuno dei tre figli. Al momento, quindi, data la ristrettezza del fondo amministrato dalla Commissione medesima, non era possibile reiterare le elargizioni in denaro. Per quanto concerneva, tuttavia, la concessione del vitalizio, sussistevano certamente le condizioni per il godimento di tale diritto, a norma dell’articolo 16 delle «Istruzioni Ministeriali» del 1 marzo 1863. I commissari, dunque, deliberarono a maggioranza di «rigettarsi la domanda avanzata dalla Carloni direttamente a questa Commissione per conseguire un altro soccorso determinato, e trasmettersi l’altra istanza diretta a S.M. il Re, insieme ad una copia della presente deliberazione ed all’incartamento relativo, alla Commissione Centrale in Napoli, onde la medesima sul fondo generale della Sottoscrizione nazionale le stabilisca un equo vitalizio».

Il 4 maggio 1867 la Commissione provinciale effettivamente inviò al «Sig. Presidente della Commissione Centrale pe’ casi di brigantaggio in Napoli l’incartamento relativo alla Carloni, insieme con il parere favorevole all’accoglimento della domanda di vitalizio; l’accettazione dell’istanza venne sollecitata con altra nota del 13 febbraio dell’anno successivo.

Finalmente giunse la risposta positiva: il 22 marzo 1868 il presidente della Commissione nazionale riferì al prefetto di Aquila che, nella sessione del giorno 12 di quel mese, era stata deliberata la concessione di una pensione vitalizia di 60 lire annue a beneficio della vedova di Giuseppe Paoli, «decorribile dal 1° gennaio prossimo passato».


[1] Tutti i documenti citati nel presente articolo sono contenuti in: Archivio di Stato di Napoli, Commissione centrale per la distribuzione del fondo nazionale a favore delle vittime del brigantaggio, busta 1, fascicolo 10.

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