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Disguise, il nuovo attacco metal dei Motionless In White

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Nuovo album per la band americana, che propone il suo mix micidiale di metalcore e nu metal pieno di influssi gothic

Gli italoamericani in formazione sono rimasti due: il leader cantante-chitarrista-tastierista Chris Cerulli e il batterista-tastierista Vinny Mauro, in forze alla band dal 2014.

Ma la formula musicale dei Motionless In White è quella di sempre: un mix ben dosato ed efficace di gothic metal, industrial, nu metal e metalcore, il tutto arricchito dall’esperienza (quattordici anni) e dalla pratica degli studi d’incisione.

I Motionless In White

Il prodotto di questa maturazione artistica, avvenuta in perfetta coerenza con le proprie scelte artistiche iniziali è Disguise (2019), quinto album in studio del quintetto della Pennsylvania e secondo uscito per la storica Roadrunner Records, in cui la line up consolidatasi lo scorso anno, dà una grande prova di compattezza e versatilità.

Infatti, il nuovo ingresso, il bassista Justin Morrow (approdato ai Miw dagli Ice Nine Kills) risulta perfettamente a suo agio con le partiture non facili e piuttosto varie della band e i due chitarristi Ryan Stikowsky e Ricky Olson esibiscono un amalgama solido e roccioso.

Diciamo subito che l’originalità non è il forte della band, che dichiara sin troppo le proprie influenze nel songwriting.

Apre le danze Disguise, title track e singolo apripista, in cui l’approccio pesante, a cavallo tra metalcore e nu metal coesiste con una melodia radiofonica e controcanti rap con puntate nel growl. Un pastiche tipico della scuola metalcore, ma ben eseguito e, soprattutto, concepito con credibilità.

La copertina di Disguise

La matrice nu metal emerge con più prepotenza in Headache, che omaggia i Korn in maniera sfacciata. Ma, al solito, ciò che conta non è tanto il cosa ma il come e non può proprio passare sotto traccia l’eccellente camaleontismo vocale di Cerulli, a suo agio sia nel refrain malinconico che nelle sfuriate in growl.

Con la bizzarra </c0de> le coordinate sonore virano verso l’alternative e in questo caso il riferimento ai Linkin Park è praticamente un obbligo.

Notevoli le performance strumentali in Thoughts & Prayers, che culmina in una esplosione di trash metal nella parte centrale con la doppia cassa di Mauro in bell’evidenza. Probabilmente l’apice dell’album, anche se l’orecchio esperto non può non cogliere il riferimento agli Slipnokt più tosti.

Difficile aspettarsi una ballad dai Miw e infatti Legacy, un pezzo potente e cadenzato, è tuttavia la performance più pacata dell’album.

I Motionless In White sul palco

Con l’irriverente Undead Ahead 2: The Tale Of The Midnight Ride, emerge la grande passione di Cerulli e soci per l’immaginario horror: riff pesanti di ispirazione doom e dalle sonorità industrial, armonie gothic e nenie stralunate più le solite sfuriate. Forse non il massimo dell’originalità, ma l’impatto resta notevole.

L’appeal radiofonico emerge marcato anche nella potente Holding On To Smoke, in cui spicca il contrasto tra il refrain pesante e il coro da stadio.

Il connubio violenza-melodia è ancora più spinto nella passionale Another Life.

L’industrial e il gothic riprendono il sopravvento nella tostissima Broadcasting From Beyond The Grave: Death Inc., un bell’omaggio a due maestri come Marylin Manson e Rob Zombie condito di dissacrante ironia.

Ancora nu metal (sempre in salsa industrial) nella dinamica Brand New Numb, secondo singolo tratto da Disguise.

Un primo piano di Chris Cerulli

Chiude l’epica melodia di Catharsis, con un bel crescendo che strizza l’occhio ai Muse ma con molta potenza in più.

Undici pezzi di qualità, senza cedimenti e con una grande varietà compositiva ben distribuita. Sonorità durissime ma brillanti, merito anche della produzione del bravo Drew Fulk, e tanta fantasia nel songwriting che mette in secondo piano la non eccessiva originalità.

Ancora in azione dal vivo

Ma tant’è: la ricetta proposta dai Motionless In White è la stessa che nel passato recente li ha proiettati nella top ten di Billboard.

I cinque della Pennsylvania sono tornati bene e in gran forma. Soprattutto, si rivelano dei modernizzatori validissimi e credibili delle formule sonore d’inizio millennio, che in mani d’altri risulterebbero logore.

Potenti, duri e a tratti entusiasmanti, i Motionless In White colpiscono giusto ancora una volta. Il minimo sindacale per dedicargli un ascolto. O no?

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale dei Motionless In White

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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