Scuole, concorso Dsga, il sindacato si mette di traverso
Mentre oltre seimila candidati muniti di laurea si contendono poco più di duemila posti, il Miur e le principali sigle dei lavoratori siglano un accordo per istituire un concorso speciale rivolto agli impiegati amministrativi che hanno esercitato il ruolo di Dsga in mancanza dei titolari e senza titoli adeguati. Il sindacato fa il “suo”, ma così rischia di legittimare un’ingiustizia bella e buona
La notizia è passata quasi alla chetichella, ben affogata in articoli dedicati ai precari della scuola, che sarebbero circa venticinquemila e ai quali si rivolge il decreto legge salvaprecari promesso dal ministro Fioramonti.
I circa duemila Dsga facenti funzioni, di fronte a questi numeri, quasi non si notano. Eppure il decreto riguarda anche loro, visto che beneficeranno di un concorso tagliato su misura.
E riguarda, soprattutto, gli oltre seimila candidati che il 5 e il 6 novembre prossimi andranno in giro per l’Italia a svolgere le prove scritte del concorso per Dsga vero, bandito dal Miur lo scorso anno.
Questi seimila e rotti sono ciò che resta della preselezione svoltasi a luglio, che si è tradotta in una scrematura feroce. Sono i sopravvissuti degli oltre cinquantamila che hanno affrontato i quiz.
Un concorso di sicuro non leggero, anche per i prerequisiti richiesti: la laurea (vecchio ordinamento o 3+2) in Giurisprudenza e affini, Scienze amministrative, Scienze politiche o Economia e affini.
Ma tant’è: il Dsga (che sta per Direttore dei servizi generali e amministrativi), per come lo ha configurato il legislatore nel 2001, dovrebbe essere il vertice giuridico-operativo delle scuole. Un superfuzionario dotato di poteri e mansioni (e responsabilità) di grandissima importanza.
Non a caso, il concorso, da cui saranno selezionati 2.004 Dsga, prevede prove non facili agli scritti: quesiti giuridici piuttosto articolati e prove pratiche.
Se le cose stanno così, perché bandire un secondo concorso, tra l’altro concorrente col primo? E poi: chi sarebbero iDsga facenti funzioni?
Le due domande sono strettamente correlate. Iniziamo a rispondere alla seconda. I Dsga facenti funzioni sono, almeno nella stralarga maggioranza, dipendenti delle scuole incaricati dai dirigenti scolastici di ricoprire il ruolo in assenza del titolare.
Una gran parte di questi, i più, sono già inquadrati come assistenti amministrativi. Quindi definirli precari, come pure si è fatto, è un’inesattezza: non si troverebbero in mezzo a una strada, ma, più semplicemente, tornerebbero a fare quel che facevano.
Per loro si può parlare solo di un avanzamento di carriera praticato in maniera a dir poco impropria.
E qui sorge l’inghippo più grosso: gli assistenti amministrativi sono inquadrati dalla legge e dai contratti collettivi come categoria b e per ricoprire questo tipo di ruolo, essenzialmente di tipo tecnico-esecutivo, non è richiesta la laurea, ma basta il diploma delle Superiori (senza specificare quale).
Ora, è possibile che vari di questi facenti funzioni abbiano già la laurea nelle materie richieste. Ma questo non aiuterebbe nessuna progressione di carriera, a dispetto dell’aver esercitato funzioni e mansioni superiori per anni, perché la giurisprudenza amministrativa, con l’avallo della Corte Costituzionale, ha stabilito che non si può passare da una categoria esecutiva a una dirigenziale (quella dei Dsga, che è categoria d) con un concorso interno, perché sono due lavori diversi.
Che sia così lo prova la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha condannato nel 2015 la Regione Calabria perché è ricorsa a concorsi interni per riempire le proprie categorie d.
Basta questo per capire come l’intesa firmata il primo ottobre dal Miur e da varie sigle sindacali (Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) traballi a livello di logica amministrativa, zoppichi ancor più a livello di legittimità, e sia addirittura borderline per quel che riguarda legalità e costituzionalità.
Il tutto si riduce a mera volontà politica, perché sia per le forze politiche, che esprimono i titolari dei dicasteri, sia per i sindacati, i Dsga facenti funzioni e i precari delle scuole sono consensi, che si traducono, rispettivamente, in voti e tessere. E non pesano poco, a livello numerico.
C’è da dire che il bando dell’attuale concorso, quello vero e tuttora in corso, provvedeva già ai facenti funzioni in due modi: con l’equiparazione dell’esperienza pratica ai titoli di studio (cioè sorvolava sul fatto che gli assistenti amministrativi che partecipavano non avessero la laurea) e riservava loro una quota del 30%, non proprio insignificante.
Non ci vuole, inoltre, molta malignità per notare come vari quiz delle preselezioni si basassero su concetti pratici, quindi di fatto tarati sul background più pratico che teorico dei facenti funzioni. Un discorso analogo, inoltre, è possibile sulla previsione di una prova pratica nello scritto.
Non è il caso di insistere oltre perché si rischierebbe di fare un processo alle intenzioni.
Ma quanto detto finora basta per far capire come la previsione di un concorso riservato sembra sin troppo un concorso interno sotto mentite spoglie, con cui il governo, d’accordo con il sindacato, rischia di commettere un’ingiustizia sostanziale.
Non solo e non tanto sotto l’aspetto costituzionale, che non è leggerissimo, visto che la Carta richiede comunque il concorso pubblico per il reclutamento del personale (e il concorso riservato rientra proprio con molta fatica in questa categoria).
Il sindacato difende le sue tessere anche a danno di chi non può tesserarsi perché ancora non lavora e per farlo si gioca l’unica carta a disposizione: lo studio.
Già: si è detto che i posti vacanti dovrebbero essere in tutto 3.500. Ma è pur vero che l’attuale bando prevede una riserva di idonei del 20%.
Al riguardo, è facile prevedere che da questo concorso usciranno molti idonei non vincitori e che tra questi ci saranno non pochi ex aequo.
Ed è proprio in questo passaggio che si annida un potenziale conflitto di classe tra chi ha fatto il concorso e, pur non vincendolo, risulta avere le carte in regola e i facenti funzioni vincitori del concorso riservato.
Certo, al Ministero non sono proprio fessi e hanno inserito una specie di valvola di sicurezza, prevedendo che la graduatoria del concorso riservato sarà utilizzata in subordine a quella del concorso vero.
Ma reggerà questo escamotage? Se i posti fossero davvero 3.500, i partecipanti al concorso, tra vincitori e riserva di idonei, arriverebbero a coprirne circa 3.000. Cosa accadrebbe, però, se ci fossero altri idonei? Dovrebbero cedere il passo ai vincitori del concorso riservato, per accedere al quale basta essere stati facenti funzioni per tre anni?
A questo punto è lecita un’ultima domanda: a cosa servono davvero i concorsi, che sono comunque una garanzia (imperfetta quanto si vuole ma pur sempre garanzia) del fatto che lo Stato cerca di dotarsi di competenze e di cultura, se i sindacati cercano scappatoie non proprio meritocratiche e i ministri abbozzano o abboccano?
Una risposta ci sarebbe, e non bellissima: ad alimentare quel business ciclico che parte dall’editoria con la solita inondazione di testi e codici costosissimi, e culmina in corsi di preparazione altrettanto onerosi, molti dei quali organizzati dagli stessi sindacati. Il tutto per alimentare una vera e propria roulette russa.
E non finisce qui: il fatto stesso che il concorso riservato stia per essere varato prima che termini quello vero sa non poco di carognata: infatti così si spezzano le gambe a qualsiasi tentativo di ricorso, perché i facenti funzioni avrebbero comunque qualche posizione di interesse legittimo, mentre i candidati al concorso non hanno proprio un bel nulla a cui appellarsi.
Ci si aspetterebbe dai sindacati lo stesso zelo in situazioni ben più gravi, in cui la loro presenza sarebbe più opportuna e desiderabile: ad esempio, nelle piantagioni del Sud dove sono in corso ben altre e più drammatiche guerre tra poveri. Oppure in molti cantieri, dove il lavoro nero è in crescita e la sicurezza un optional.
Ma tant’è: siamo in Italia e spartirsi lo Stato resta la scorciatoia più facile per far tessere e voti.
63,724 total views, 2 views today
Sig. Paletta, forse ha frainteso alcune mie parole.
In primis il termine ignorante non era intesto nel senso dispregiativo del termine ma nel senso vero: ignorare. Perché come Lei ha ben scritto, non possiamo conoscere tutto e molte cose le ignoriamo nel senso etimologico del termine.
Io ho letto la Sua breve biografia e proprio per quello ho risposto.
Sul fatto di essere definiti precari, mi perdoni, ma io mi sento precaria nel senso che ogni anno scolastico non so bene cosa farò e anche qui si potrebbe obiettare sulla sottigliezza della lingua italiana nel guardare l’etimologia.
Il fatto di invitare i partecipanti al concorso a non gettare veleno non voleva essere un ricatto da parte mia, ma un invito reale. Noi dovremo lavorare comunque insieme a far data dal 1° settembre, sia che il “verticale” si faccia sia che non si faccia. Noi abbiamo acquisito esperienza e professionalità in questo nostro percorso e quindi inevitabilmente potremmo essere di aiuto ai futuri DSGA vincitori di concorso. E non vuole essere un ricatto ma una mera constatazione di fatto.
Forse Lei non ne è a conoscenza, ma su altri blog e alcuni social sono state pubblicate affermazioni e/o vignette veramente denigranti e offensive nei confronti di noi Facenti Funzione e personalmente mi sento insultata da chi mi dice che ho rubato per 20 anni… Noi non abbiamo rubato nulla. Anzi, dal 2012 non percepiamo neanche lo stipendio che il Contratto Collettivo Nazionale ci riconosce perché la Finanziaria Monti ci ha tagliato le competenze stipendiali. E sulla illegittimità di tale atto si sta esprimendo la Corte Costituzionale.
Sulla prova pratica: che io sappia tutti i concorsi prevedono una prova teorica e una prova pratica. E mi sembra anche corretto farlo, perché comunque anche la pratica fa pratica di un mansionario specifico.
Sulla riserva del 30%: tale riserva non è “per noi”. E’ una riserva prevista a favore dei vincitori di concorso, quindi solo a favore di coloro che riusciranno a terminare tutto il percorso ed è una riserva che viene riconosciuta a favore del personale in servizio nel comprato, quindi anche chi non ha svolto incarico da facente funzione ed è comunque una cosa presente in tutti i concorsi.
Ora rispondo alla Sua domanda: non tutto quello che ha scritto è vero e non tutto corrisponde alla realtà.
Sa cosa mi dispiace in tutta storia? Che tutti cercano di portare l’acqua al proprio mulino e nessuno cerca di immedesimarsi o di capire la situazione di chi è dall’altra parte della barricata.
Quanto al fatto di dirmi che Voi (in senso lato, generalizzato) vi siete spaccati la schiena sui libri sembra quasi un insulto per chi invece a dire di alcuni non lo ha fatto.
Onestamente, io per studiare per questo concorso e per la prova preselettiva (a cui, come ho detto sotto, ho partecipato e ho superato ma con un punteggio che non era abbastanza alto per la mia regione…) ho sacrificato mesi di vita, come ho fatto ai tempi dell’Università e come continuo a fare per tenermi aggiornata e costantemente preparata. E come me lo hanno fatto tanti colleghi.
Comunque, ribadisco, io non volevo fare sterile polemica ma solo cercare di far capire l’altro punto di vista… Ma credo di non esserci riuscita e di ciò mi dispiaccio.
Ribadisco il mio in bocca al lupo a tutti e Le invio i miei più cordiali saluti.
Annalisa De Francesco
Egregia Annalisa,
giusto alcune considerazioni:
1) a proposito della precarietà: i “facenti funzioni” sono precari solo per le mansioni aggiuntive, non per quel che capita il ventisette di ogni sacrosanto mese;
2) non rispondo di quel che accade su altri blog o sui gruppi Facebook. Però mi permetta di dire che il diritto di critica è sacrosanto in una democrazia liberale: vogliamo per caso negarlo a chi non ci dà ragione?
3) a proposito del 30%: non mi pare di aver inteso o di aver lasciato intendere che questa percentuale si riferisca ad altri che ai vincitori;
4) riguardo allo studio: molti dei laureati, sulla carta senza esperienze “pratiche”, in realtà sono professionisti che rubano le ore al sonno per preparare questo e altri concorsi, perché di giorno sbarcano il lunario nei call center o come riders o onorano gli impegni di professioni sempre più ridotte al lumicino. Altri sono giovani che preparano più concorsi alla volta. Non è colpa loro se chiedono regole più certe perché non possono neppure avvalersi delle tutele sindacali;
5) nessuno vi accusa di aver “rubato” per venti anni. Non su questo magazine. Tuttavia, non le pare abnorme che per venti anni si sia proceduto a rattoppi e non si sia bandito un concorso?
6) riguardo alle prove pratiche: sono un obbligo in molti esami di stato per l’abilitazione professionale, non nei concorsi, in cui al più possono essere una prassi, in questo caso confermata;
7) se “guerra tra poveri” è, i poveri non sono i “facenti funzioni”.
Non so davvero cos’altro aggiungere.
O forse sì: mi spiace davvero che debba dedicare la Sua giornata libera a questa polemica.
Cordialmente,
Saverio Paletta
A me invece dispiace che Lei abbia già deciso a priori da che parte stare, senza valutare altri punti di vista e senza interloquire in maniera non aggressiva con chi ha un’opinione diversa dalla Sua.
Quanto al mio tempo libero ha detto bene: è MIO.
Buona giornata anche a Lei.
Non si preoccupi: conosco le regole deontologiche della mia professione e perciò ho compulsato più fonti.
Nessun apriorismo, dunque: ma ho solo deciso, di mia iniziativa e senza stimolo alcuno, di dar voce a chi ne ha meno.
Ricambio il saluto
Quanta disinformazione in questo articolo.
Per iniziare l’acronimo DSGA non è Direttore dei Servizi Giuridici ed Amministrativi ma Direttore dei Servizi GENERALI ed amministrativi.
Vorrei far pensare tutti sul fatto che siamo pedine nelle mani della politica. Questa è una guerra tra poveri…
Tra noi DSGA Facenti funzione (di cui bisogna precisare che molti sono laureati!!!) che per 15/20 anni hanno fatto comodo perché hanno sanato una situazione al collasso e che oggi, in base ad un principio meritocratico di riconoscimento del proprio lavoro, chiedono una stabilizzazione che è prevista in ogni comparto sia pubblico che privato e Voi laureati che, giustamente, chiedete un posto di lavoro e il riconoscimento dei Vostri studi.
Io svolgo questo incarico da 13 anni e mi sono rimboccata le maniche e ho studiato per farlo. Ho studiato tanto e ho investito tanto in termini di tempo e fatica. E l’ho fatto perché speravo nel riconoscimento di questo mio lavoro così come lo speravano tutti i miei colleghi che come me lo hanno fatto in questi anni.
Io ho partecipato alla prova preselettiva e l’ho passata perché ho ottenuto un punteggio alto, ma non abbastanza alto per la mia Regione… Se avessi partecipato in un’altra Regione sarei dentro come Voi… quindi anche questo è discriminante…
La verità è che vincerà il più forte e il più potente, quello che raggiungerà maggior consenso a livello politico.
Comunque invito tutti i partecipanti al concorso a non gettare così tanto veleno su noi Facenti Funzione, perché quando verrete a sedervi sui posti da DSGA molti di noi potrebbero anche aiutarvi a capire come funziona questo mondo particolare che è la scuola… Se già adesso ci trattate in questo modo, con vignette denigratorie e affermazioni diffamatorie, secondo Voi che aria respireremo il prossimo anno scolastico?
In bocca al lupo a tutti quanti.
P.S.: questo è il terzo commento che scrivo… spero che almeno questo venga pubblicato, visto che gli altri due invece sono stati cassati!!!
Le ho già risposto: come vede, nessuno censura nessuno.
Le ribadisco solo la domanda con cui ho concluso il mio precedente messaggio: è vero o falso quel che dico nell’articolo?
Di nuovo, buona giornata.
Molta ignoranza in questo articolo, a cominciare dal l’acronimo DSGA che è Direttore dei Servizi Generali ed Amministrativi, non giuridici…
Noi facenti funzione abbiamo fatto comodo per coprire i posti per 15/20 anni e adesso invece non serviamo più, come scarpe vecchie.
E comunque per la cronaca molti di noi sono laureati…
Ma la verità è che questa è una guerra tra poveri…
Noi che speriamo nel riconoscimento meritocratico del nostro operato e Voi aspiranti laureati che sperate in un posto di lavoro. E sopra a noi, a tirare le fila, la politica… la stessa politica che promette a noi una cosa e a voi un’altra.
E se posso permettermi un consiglio non buttate su di noi tutto questo veleno, perché forse potremmo esservi di aiuto quando arriverete sulle Vostre scrivanie, completamente digiuni del mondo della scuola.
In bocca al lupo a tutti, Voi e noi.
Egregia Annalisa,
provvedo senz’altro a correggere l’errore terminologico che Lei ha così cortesemente segnalato.
Di questo errore mi scuso senz’altro coi lettori e invoco a mia parziale attenuante il fatto che le non poche fonti da me consultate non sono il massimo della chiarezza.
Ma la prego, non mi insulti («ignroranza» di cosa?) né mi attribuisca intenzioni che non ho.
Se, anziché soffermarsi sui dettagli terminologici – che, mi creda, dicono davvero poco a chi non è addentro alle contorsioni linguistiche del burocratese – Lei si fosse data la pena di leggere la mia breve nota biografica in calce al pezzo, si sarebbe resa conto che non faccio parte dei candidati al concorso per Dsga (quello “vero”), le cui prove scritte si svolgeranno a inizio novembre. Sono, più semplicemente, un giornalista che ha tentato di dar voce a un disagio diffuso.
Dunque, Lei parla di meritocrazia a proposito di voi Dsga “facenti funzioni”, che qualche mio collega, in maniera assai impropria ha definito “precari” (giusto per insistere sulle inesattezze terminologiche…). Io Le rispondo: siamo sicuri che una prassi generata da una situazione di emergenza possa legittimare uno status quo che rischia di essere non solo illegale ma, addirittura, incostituzionale?
La Costituzione, che non ho redatto io, non ha redatto Lei e non è stata redatta neppure dai suoi colleghi “facenti funzioni” chiede il concorso vero per accedere alle funzioni dirigenziali. E, per fortuna, il Consiglio di Stato e la Consulta hanno più volte ribadito questo concetto.
Ignorare ciò e invocare sanatorie clientelari degne della peggiore Prima Repubblica significa porsi fuori dallo Stato di Diritto.
E ancora: non dubito che molti di voi abbiano la laurea. Ma il bando di concorso che voi contestate con l’avallo dei sindacati (di cui, invece, non dispongono i semplici candidati), vi ha già favorito, consentendovi di partecipare a prescindere dal titolo e riservandovi una quota non piccola (il 30%) dei posti disponibili.
A quel che so (giusto per rimarcare il concetto di “ignoranza”) alcuni “facenti funzioni” sono riusciti a coniugare “pratica” e “grammatica” e hanno superato brillantemente i quiz di giugno. Dunque, dov’è l’ingiustizia?
A proposito di guerre tra poveri: i candidati “semplici” non hanno la forza né l’organizzazione di affrontarne una. A quel che risulta, invece, voi “facenti funzioni” avete minacciato uno sciopero generale ai limiti del consentito (dice nulla il concetto di interruzione di pubblico servizio?) per perorare le vostre richieste.
In questa guerra, da voi dichiarata e da voi soli combattuta, la politica, attraverso la mediazione del sindacato, è decisamente dalla vostra parte. E di sicuro non vi rema contro la stampa mainstream, che dà la stessa voce a voi (che ne avete sin troppa) e ai candidati, che non ne hanno quasi.
Nulla di male che un piccolo magazine indipendente, diretto e redatto da persone che sanno cosa significhi spaccarsi la schiena sui libri, si schieri dalla parte più debole, che in questa storia non siete voi.
Ultima cosa: nessuno dei candidati ha “gettato veleno” su di voi. Non su questa pagina, almeno.
Né l’ho fatto io. Anzi, credo di aver affrontato la vicenda a norma di deontologia. Non è molto bella, invece, la Sua espressione: «Potremmo esservi di aiuto». Sa di ricatto e ha dei sottintesi che rivelano una certa mentalità dura a morire.
La lascio con una domanda, scusandomi per la lunghezza di questa nota: ciò che ho scritto è vero o falso?
Un cordiale saluto,
Saverio Paletta
Veramente complimenti, spiega bene il problema e si focalizza correttamente sul problema.
Quest’articolo mette nero su bianco la cruda verità. La meritocrazia in questo Paese non esiste…esistono solo i poteri forti, le intese, gli accordi fondati su principi arbitrari e contrari alla normativa vigente. Purtoppo per me sono un’aspirante dsga e la vera precaria sono io e tutti quelli che si trovano nella mia stessa situazione. Mi permetto di aggiungere una nota a quanto scritto nell’ articolo. L’intesa per un concorso riservato si fonda sul ricatto. Gli attuali facente funzioni hanno minacciato di avviare uno sciopero generale con conseguente interruzione del pubblico servizio qualora non si fosse palesata la possibilità di un concorso ad hoc. Questo è il premio che sono riusciti ad ottenere. Che profonda amarezza.
Mi perdoni signora Carmen, ma meritocrazia sarebbe anche riconoscere a chi ha svolto questo lavoro per tanti anni almeno un passaggio verticale che ogni comparto sia pubblico che privato prevede.
E comunque sono in pochi quelli che hanno minacciato lo sciopero generale, perché anche noi abbiamo famiglie a cui dar da mangiare…
Le faccio il mio più sincero In bocca al lupo per la Sua prova.
Complimenti per l’articolo. Sono un aspirante dsga che sta partecipando al concorso ordinario e mi trovo perfettamente d’accordo con quanto scritto.