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I cattivoni di Repubblica e il Conte-bis

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Ci scrive Franco Pelella: Repubblica ed Espresso sono ingenerosi verso il governo giallorosso. Può darsi, ma l’aver fermato Salvini non è un merito politico

Michele Serra, che è favorevole al nuovo governo, ha risposto ad un lettore che gli chiedeva un parere sullo strano comportamento di alcuni editorialisti di Repubblica e dell’Espresso (Massimo Giannini, Concita De Gregorio, Marco Damilano) nei confronti del nuovo governo.

Serra ha scritto: «Non si adombri se molti editorialisti esprimono perplessità o critiche su questo governo. Hanno evidenti ragioni per farlo» (Diamo una speranza al Conte-bis; Il Venerdì di Repubblica, 27/9/2019).

Non sono d’accordo. Secondo me questi editorialisti hanno indubbiamente delle ragioni per criticare il nuovo governo (perché evidentemente molte cose sono criticabili) ma non hanno, fondamentalmente, ragione perché il loro è un atteggiamento liquidatorio. Ci si aspetterebbe, invece, da autorevoli giornalisti di sinistra un atteggiamento maggiormente comprensivo nei confronti di un esperimento politico in corso che, con tutti i suoi limiti, sta cercando di sbarrare il passo a Matteo Salvini e alla destra.

Cordiali saluti

Franco Pelella – Pagani (Sa)

Egregio Franco,

non ne farei una questione di contenuti, ma di linea editoriale. Le principali testate del Gruppo Giedi si sono scatenate, nell’ultimo anno e mezzo, in una requisitoria durissima nei confronti di Lega e M5S.

Ora, è vero che il target principale delle critiche e delle inchieste dei giornalisti “debenedettiani” è stato il partito di Salvini. Ma ciò non può far passare in secondo piano le polemiche altrettanto feroci condotte contro i grillini.

È una questione di coerenza: gli editorialisti, che sono le firme di punta delle testate, non possono fare marcia indietro, perché smentirebbero l’ottimo lavoro fatto dai cronisti, che poi sono i giornalisti che costruiscono le notizie con un lavoro certosino e pesantissimo, tutto condotto sul campo.

In questa dinamica, Michele Serra recita il ruolo del “poliziotto buono”, che stempera le polemiche dei “cattivoni” e garantisce un po’ di pluralismo alla linea editoriale.

Ciò detto, riflettiamo un po’ sui contenuti.

A mio sommesso parere, le critiche al Conte-bis ci stanno tutte. Non foss’altro perché l’alleanza “coatta” Pd-M5S è altrettanto innaturale del governo gialloverde che l’ha preceduta: è costituita da un partito di centrosinistra in crisi di identità e in affanno politico e da un contenitore che un’identità non l’ha mai avuta, a eccezione delle suggestioni antisistema di Grillo. E questo dato non può essere mitigato dal fatto che i due partiti abbiano una parte delle rispettive basi in comune.

Magari aver sbarrato la strada a Salvini è un merito. Ma non è un programma politico. E di questo ce ne accorgeremo probabilmente alle prossime Regionali, in cui la coalizione giallorossa, col suo oscillare tra “civismo” e politica, faticherà a performare in non poche realtà.

Non prendiamocela con il rigorismo eccessivo dei giornalisti “di sinistra”, ma consideriamo il Conte-bis per quel che è: un governo di emergenza nato per ovviare ai guasti (che sono colpa in buona parte anche dei grillini) del suo predecessore “destrorso”. Per uscire da questi equivoci occorrerebbero due cose che mancano disperatamente: una sinistra per davvero socialdemocratica e una destra civile e moderata. In mancanza accontentiamoci di Conte. Ma, per carità, non aspettiamoci grandi cose.

Grazie come sempre per la cortese attenzione,

Saverio Paletta

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