Un Tonno a sorpresa per i Cinquestelle…
Nelle elezioni regionali spunta l’ipotesi di Pippo Callipo, uno dei principali industriali italiani del pesce in scatola, come possibile governatore della Calabria per la coalizione Giallorossa. Come persona è per bene e come imprenditore c’è poco da dire. Ma siamo sicuri che sia il candidato ideale per i grillini? Il comportamento politico ondivago e qualche incidente di percorso fanno pensare di no…
Il Re del Tonno coi Cinquestelle?
Ancora la campagna elettorale per le Regionali non è iniziata. Ma le sorprese non mancano, soprattutto in Calabria, dov’è spuntato per l’ennesima volta il nome di Pippo Callipo, conosciuto come il re del tonno, perché titolare di una delle aziende più importanti di inscatolamento e conservazione e, in tale ruolo, uno dei veri pochi industriali del Profondo Sud.
La sorpresa non è neppure tale, visto che il nome del principe del pesce circola negli ambienti politici da oltre un anno, con una connessione forte al Movimento 5 Stelle.
Callipo, già campione di Idv durante le Regionali del 2010, potrebbe guidare un’eventuale coalizione giallorossa alla conquista della Calabria, anche a dispetto del fatto che il suo nominativo non sia proprio nel libro dei sogni di Zingaretti.
Sulla carta, l’industriale vibonese sarebbe un candidato appetibile: rappresenterebbe al meglio la società civile – la Calabria che soffre e produce tra mille difficolta, per capirci – e ha pure un notevole potere di spesa e una buona immagine. Tuttavia, una cosa è inscatolare tonno con la qualità che nessuno gli nega, un’altra governare la regione più disastrata d’Europa.
Ma, al netto della qualità delle scatolette, tra le migliori sul mercato, siamo proprio sicuri che Callipo abbia le carte in regola? Non ci si riferisce al Pd, che al momento è affaccendato a sbarazzarsi del governatore uscente (e, secondo tantissimi, deludente) Mario Oliverio. Ma ai pentastellati, con cui il legame non è solo politico bensì personale. Ha il nome di Anna Laura Orrico, fresca di nomina a sottosegretaria a dispetto di un curriculum politico minimo, come ha ribadito più di un autorevole osservatore.
La Orrico, imprenditrice e ideatrice di startup aziendali, è una collaboratrice storica del re del tonno, sia a livello industriale sia, per quel che ci interessa qui, a livello politico: è lei la coordinatrice della campagna elettorale del 2010, durante la quale Callipo si presentò in solitaria contro Loiero, ricandidato tra tanti mal di pancia dal centrosinistra (che perse malamente) e Scopelliti, che invece trainò il centrodestra a una vittoria che aveva tutte le apparenze del plebiscito.
Callipo fu piuttosto sfortunato: adottò senz’altro (e bene) linguaggio e pose protogrillini e diede fondo al miglior repertorio dipietrista, forse anche per mancanza alternative, visto che Idv, all’epoca al massimo picco elettorale grazie anche ai buoni uffici della Casaleggio Associati, era l’unico endorser.
A dispetto dei proclami antimafia, altrove già vintage ma nell’arretrata Calabria piuttosto up to date, il re del tonno (ma anche di una bella linea di gelati) ottenne il dieci per centro ma non divenne neppure consigliere regionale, grazie a una legge elettorale che funziona tuttora come un capestro.
Quella campagna elettorale si risolse in un bel regalo a Idv, che incassò due consiglieri regionali e raggiunse il massimo dei consensi anche in Calabria.
Fare il protogrillino non ha proprio portato bene.
E fare il grillino? Potrebbe essere ancora peggio, perché, a dispetto delle apparenze, Callipo non rientra nei canoni di purezza del Non Statuto pentastellato, che ancora risulterebbe vigente.
Innanzitutto, non ha la purezza politica: nel 2014 fece un bell’endorsment a Wanda Ferro, che si era candidata per il centrodestra senza il puntello allora indispensabile di Ncd, cioè dei fratelli Gentile, che scelsero la corsa in solitaria.
Lo sponsor di Callipo, tra l’altro fatto assieme a Paolo Abramo (Allora presidente della Camera di Commercio di Catanzaro fratello maggiore di Sergio, sindaco di Catanzaro e già candidato a governatore nel 2005 contro Loiero) fu piuttosto deciso e gli valse, a Feroleto Antico, il plauso dei dirigenti di Forza Italia «Wanda, se vinci tu vincerà la Calabria e questa è l’ultima possibilità. Pieno appoggio a Wanda perché non ha scorie». Erano i primi di novembre del 2014.
Magari Callipo avrà endorsato la Ferro senza guardare agli schieramenti ma solo alla qualità politica della persona. Però il passaggio da endorser della Ferro a campione di M5S sa troppo di capovolta politica per un elettorato, quello grillino, ancora abituato a ragionare in termini di purezza e che magari è poco disposto a mandar giù persino l’intesa nazionale col Pd.
Ma non è l’unica impurità del re del tonno. La seconda, purtroppo, ha a che fare col sangue. Non quello delle mattanze, ma quello sparso sul lavoro. Parliamo della morte bianca di Antonio Gaglioti, un operaio di 49 anni morto a dicembre 2015 in seguito a un incidente verificatosi nei locali di un’azienda di proprietà di Callipo.
Per questo tragico incidente, il re del tonno è stato rinviato a giudizio a maggio 2018. Al riguardo, siamo garantisti oltre il terzo grado di giudizio e siamo fiduciosi che l’imprenditore vibonese riuscirà a provare la propria, pressoché totale, estraneità ai fatti.
Ma una cosa è la Giustizia (che, ripetiamo, ci auguriamo davvero favorevole a Callipo) un’altra lo storytelling politico.
E quello grillino non fa sconti: come potrebbe un movimento che ha silurato candidati sulla base di semplici avvisi di garanzia accettare la candidatura di una persona che, a prescindere dalle personali doti morali e dall’autorevolezza, risulta sotto processo per una morte bianca? Inoltre, come potrebbe renderla accettabile a un elettorato mosso da sentimenti di giustizia duri e quasi ancestrali?
A voler tirare le somme, l’ipotesi Callipo può essere o un rumore di fondo, cioè un nome da bruciare prima di tirar fuori dal cilindro il candidato vero, o un pettegolezzo sfuggito di mano, oppure può corrispondere a un’ipotesi reale.
Ma siamo sicuri che il suo nome risulterebbe gradito al Pd, che tenta a fatica di smarcarsi da un presidente uscente che ha il vantaggio di avere le chiavi della cassaforte ancora strette tra le mani?
Proprio no: infatti il commissario calabrese dei Dem ha indetto un vertice in fretta a in furia.
E siamo sicuri che, a eccezione della Orrico, Callipo sarebbe gradito a un elettorato poco disposto a volare sopra comportamenti politici a dir poco ondivaghi e a una situazione processuale non ancora finita?
Il tonno è buonissimo al vapore, arrosto e in scatola. Ma la ricetta più difficile, privilegio di pochi ristoratori, è la tartara. Un piatto che richiede abilità e tempi lenti, non certo i ritmi (e i gusti) da fast food della politica calabrese…
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