Intelligence, moderati e grillini a confronto sugli 007
Dibattito a due voci sui Servizi Segreti nell’Università d’Estate di Soveria Mannelli
L’Intelligence, se non lo si fosse capito, è una funzione politica dello Stato. E questa politicità, che la differenza dalla polizia giudiziaria, implica un legame forte con l’autorità politica che, nel quadro della riforma dei Servizi Segreti approvata dieci anni fa, si traduce in un vincolo gerarchico che subordina i Servizi alla Presidenza del Consiglio e in un rapporto di controllo che li sottopone al Parlamento attraverso il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica).
Logico, quindi, che l’intelligence non sia solo materia per tecnici (anche se è auspicabile una crescita delle competenze tecniche in questo settore, che comunque è già in atto) e ne debbano parlare anche e soprattutto i politici.
Ciò che è avvenuto a Soveria Mannelli (Cz) il 7 settembre durante la lezione inaugurale della prima edizione dell’Università d’estate sull’Intelligence, una manifestazione promossa dal Master in Intelligence dell’Università della Calabria e dalla fondazione Italia Domani.
Introdotti dal sindaco Leonardo Sirianni e da Mario Caligiuri, il direttore del Master in Intelligence, sono intervenuti il vicepresidente del Copasir, il senatore Giuseppe Esposito, e Angelo Tofalo, deputato e componente dello stesso organismo.
I due hanno espresso un’unica visione, che si basa appunto sul rapporto di controllo esercitato dal Parlamento sui Servizi, ma da due angolature differenti. Esposito, infatti, è stato protagonista negli anni di una carriera politica piuttosto vivace, svoltasi tutta nell’area moderata (è approdato all’Udc dopo una militanza consistente nel Pdl e in Ncd) e di recente si è espresso sulla necessità di una nuova riforma, migliorativa di quella del 2007, dell’Intelligence.
Tofalo, deputato del Movimento 5 Stelle e protagonista in tale veste di missioni estere (celebre al riguardo l’incontro con alcuni ex esponenti del governo libico) è portatore di una visione più movimentista, che si basa sul rapporto problematico tra Intelligence e democrazia.
«L’Intelligence deve essere alla portata di tutti», ha sottolineato Caligiuri, con un palese riferimento agli aspetti cognitivi e disciplinari dell’Intelligence, «perché è un investimento di capitale importanza per tutto il Paese».
E sul punto i due relatori, impegnati a rispondere al fuoco di fila delle domande della platea, che hanno spaziato dalla sicurezza informatica e bancaria ai flussi migratori e turistici, hanno operato approfondimenti significativi.
L’Intelligence, volendo operare una sintesi di questa prima lezione, è la stazione metereologica di questi tempi e l’anima del Paese. Suo compito principale è combattere la disinformazione che, nell’era dell’informazione globale in tempo reale, si traduce in vantaggi per gli avversari.
Già: la democrazia, tutte le democrazie, hanno avversari e nemici che giocano il grosso della partita sull’informazione, che è il sale della consapevolezza. Tutelare l’informazione vuol dire difendere la libertà e, quindi, preparare una democrazia più matura.
Per saperne di più:
L’Università d’Estate sull’Intelligence
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