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Tutti i demoni dei Savage Messiah

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La band londinese torna con Demons, un album potente e vario. Il thrash degli esordi è solo un ricordo, ma la forza musicale è quella di sempre

Una conferma musicale, una svolta artistica: i londinesi Savage Messiah si allontanano dal trash metal delle origini e, col recente Demons, proseguono la manovra di avvicinamento a platee più mainstream.

Sarà l’influenza della label, in questo caso la multinazionale Century Media, che nel 2017 ha messo sotto contratto la band, che proveniva dalle indie Candelight ed Erache.

I Savage Messiah

Sarà pure la voglia di emergere del tutto dall’underground e da un ruolo mediano, emersa nel precedente Hands Of Fate.

Sarà, inoltre, la produzione importante, affidata a David Castillo, che ha contribuito a impostare le sonorità del quartetto su coordinate meno pesanti ed estreme.

Saranno, infine, i recenti cambi di formazione, che di sicuro hanno avuto la loro parte nel modificare il bagaglio musicale del gruppo.

Ad ogni buon conto, Demons risulta un album particolare ed estremamente vario, in cui i britannici danno un’ottima prova.

Notevoli le prestazioni del cantante-chitarrista David Silver, fondatore e unico superstite della line up originale, che esibisce una voce potente e duttile e una tecnica chitarristica di tutto rispetto.

Ottima anche la performance del chitarrista, il new entry David Hruska, che si produce in riff e assoli micidiali.

Di tutto rispetto la sezione ritmica, costituita dal bassista Mira Slama e dal batterista Charly Carreton, anche lui nuovo ingresso.

La copertina di Demons

La tosta e veloce Virtue Signal apre l’album con una sequenza di riff micidiali di matrice power metal sorretti da un uso efficace della doppia cassa, che fanno da cornice a un cantato melodico.

Decisamente più cadenzata e leggera nell’arrangiamento, What Dreams May Come è un buon esempio di metal radiofonico, dal refrain arioso e a tratti epico, che non cede a tentazioni pop, come ribadisce l’accelerazione a metà brano, su cui le chitarre si lanciano in assoli veloci e scatenati.

La variegata Heretic In The Modern World, piena di cambi di tempo e atmosfera, si muove a cavallo tra il power metal e il metal contemporaneo, con puntate nel metalcore.

Parachute è una cover del brano omonimo del folksinger statunitense Chris Stapleton, che nelle mani del quartetto inglese diventa una semi ballad in chiave power di grande efficacia.

Con Under No Illusions i Savage Messiah tornano su un versante più duro, di matrice power speed, che tuttavia non impedisce una grande varietà sonora, grazie ai continui stop and go, che fanno da ponte tra il refrain pesante e il coro più melodico e orecchiabile.

La seguente Down And Out si muove sulle medesime coordinate, con un riff se possibile più pesante.

The Lights Are Going Out è una power ballad dalle grosse potenzialità radiofoniche. Un vero e proprio (tra l’altro riuscitissimo) fuori tema per il quartetto, che sembra una versione heavy dei Bon Jovi vecchia maniera. E forse non è un caso che l’interpretazione di Silver ricordi assai da vicino il frontman italo-americano.

Ma è solo una pausa, perché The Bitter Truth riporta l’album sul versante ultrametal, grazie alla consueta combinazione di ritmiche pesanti e riff tostissimi.

Con Until The Shadows i Savage Messiah si riammorbidiscono di botto: il pezzo, una power ballad dagli ammiccamenti nu metal nei pochi momenti forti, è il momento più intimista del disco. C’è da dire che la band funziona benissimo anche in versione ultramelodica, per quanto possa sembrare innaturale.

Infatti, il quartetto ribadisce la sua vera attitudine nella pesantissima Rise Then Fall, che addirittura sconfina nel thrash.

Chiude l’album la massiccia Steal The Faith In Me, un bel brano di metal postmoderno pieno di chiaroscuri e citazioni industrial.

David Silver in azione

Al traguardo del quinto disco in dodici anni di attività, i Savage Messiah sono al classico bivio. Demons, infatti, indica due possibili direzioni future: il ritorno alle sonorità dure degli esordi o l’evoluzione verso un sound più melodico e radiofonico.

In attesa che le produzioni future della band diano indicazioni più precise, godiamocelo, perché la sua estrema, che secondo alcuni critici è sintomo di forte indecisione, potrebbe rendere questo album un piccolo classico.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale dei Savage Messiah

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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