La Calabria eterna negli scatti di Giuliano Guido
In mostra a Fiumefreddo Bruzio il “viaggio di identità” del fotografo amanteano che vive da anni a Novara
Borghi vuoti, abbandonati come Roghudi, diventato l’emblema dello spopolamento calabrese. Oppure territori segnati dai tentativi dell’industrializzazione, come il pontile della Sir a Lamezia Terme o le centrali termiche di Rossano e Saline Joniche.
Ancora: i ricordi di mestieri antichi, come la pastorizia, e le grandiose opere d’arte che marcano parti della Calabria (la testa dell’Apollo Alois a Punta Alice, la colonna del tempio di Hera Lacinia a Crotone, il Pathirion a Rossano e il coro ligneo del convento di Santa Maria degli Angeli a Badolato).
Eppoi, gli scenari naturali, come a Tropea. O i volti antichi degli anziani e le stanze vuote, abbandonate come se la vita si fosse fermata (e congelata) in quel preciso momento, ma fosse pronta a riprendere come se nulla fosse stato.
Tutto questo e altro ancora immortalato negli scatti di Giuliano Guido.
Classe ’59, originario di Amantea, Guido vive a Novara, dove fa l’insegnante. Un calabrese della diaspora, che ha deciso di rivivere (e vivificare) il legame con le origini attraverso la passione della fotografia.
Il risultato è Viaggio di identità tra territorio e paesaggio in terra di Calabria, la mostra allestita dal fotografo amanteano nella sala consiliare di Fimefreddo Bruzio dal 17 al 27 agosto.
Le foto, racconta l’autore, «sono nate un po’ per caso, mentre mi dedicavo ad un’altra tematica: le torri di guardia costiere, che sono una specialità urbanistica della Calabria». I temi, tratti con raro garbo dal paesaggio calabrese, sono il frutto spontaneo di un lavoro parallelo. Spontaneo ed efficace. E premiato da un ottimo afflusso di pubblico.
Colori vividi o delicati. Oppure un bianco e nero scultoreo. Volti antichi solcati dalle rughe o paesaggi forti ed espressivi come nature morte d’autore.
L’opera di Giuliano Guido merita uno sguardo attento. E, visto che ci siamo, anche un editore serio in grado di capire che per valorizzare un territorio a volte basta poco: ad esempio, lo sguardo sensibile di un suo figlio particolarmente dotato.
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