Una nuova frontiera per sconfiggere le malattie epatiche
La ricerca di Francesca Olivero, giovane laureata della Sapienza, apre prospettive importanti per la cura del fegato
Le carriere accademiche non sono solo una questione di cervello, che resta comunque la condizione indispensabile per intraprenderle, ma anche di fegato.
E, nel caso di Francesca Olivero, brillante neolaureata in Medicina alla Sapienza di Roma con una tesi in lingua inglese di cui è stato relatore il rettore Eugenio Gaudio, non è solo un modo di dire: l’argomento della ricerca riguarda proprio il fegato.
Più precisamente la lattoferrina, un’importante proteina che svolge funzioni molteplici in questa ghiandola delicata.
Argomento complicato? Senz’altro. Però terribilmente serio. E sul serio l’ha preso anche l’Accademia Lancisiana, che ha conferito alla giovane laureata uno dei quattro premi Giovanni Maria Lancisi nel corso della Settimana della cultura.
È la stessa Olivero, di origini calabresi al pari del rettore con cui si è laureata, a spiegare in termini piuttosto chiari (com’è giusto che sia, più per gli addetti ai lavori che ai comuni mortali) i risultati della sua ricerca d’avanguardia.
«Nel mio studio», spiega la giovane ricercatrice medica, «abbiamo dimostrato la presenza di lattoferrina, una proteina dalle molteplici funzioni, nell’epitelio biliare del fegato, insieme con i suoi recettori». Detto in soldoni, la lattoferrina è presente nel sacchetto biliare e vi svolge dei ruoli importanti per la funzione dell’organismo, a volte anche vitali.
È il caso di alcune gravi malattie, ad esempio, la Pbc (Colangite biliare primitiva), che è una patologia autoimmune, cioè resistente alle terapie, che distrugge i dotti biliari e, se non trattata, culmina in cirrosi. Che ha un esito mortale.
Ora, prosegue, la Olivero, «la lattoferrina influenza, in maniera presumibilmente benefica il comportamento delle cellule progenitrici del fegato, cioè delle cellule staminali che stimolano la riproduzione delle cellule mature quando queste si esauriscono». Altra traduzione a beneficio del lettore: quando le cellule non si riproducono più, intervengono le staminali a riattivare il processo e in questa supplenza la lattoferrina gioca un ruolo fondamentale, come ha dimostrato Francesca Olivero nella sua tesi con specifico riferimento alla Pbc.
Quale sia questo ruolo nella sua completezza e quindi quali potenzialità abbia la lattoferrina, che comunque svolge un’importante funzione antinfiammatoria, è ancora da approfondire. Ma la tesi della giovane studiosa resta un primo, importante step in questo settore delicato.
Già, tutta una questione di fegato. E, per restare nella metafora, di fegato ne occorre non poco per lanciarsi in ricerche così delicate e importanti.
Carmelita Brunetti
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