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High ‘N’ Low, il Gruppo Pnp sfida i giganti del jazz

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Tre big della scena italiana si cimentano nei grandi standard della musica nera con un album tosto e piacevole allo stesso tempo

I jazzisti, quando sono davvero bravi, hanno una specie di magia: fanno sembrare i virtuosismi roba semplice, che sgorga spontanea dalle dita.

E quando si trovano assieme è una festa per le orecchie. Già: non si limitano a suonare, ma dialogano, con quella facilità estrema che dà la misura della vera bravura.

Il Gruppo Pnp

È il caso, ad esempio, del chitarrista Marco Parodi, del tastierista Roberto Padovan e del batterista Paolo Narbona.

Ciascuno dei tre vanta un curriculum chilometrico: i primi due come concertisti, solisti e sessionman a fianco dei grandissimi del genere, il terzo come compositore e autore di colonne sonore (è sua, ad esempio, quella di Portami via, di Gianluca Maria Tavarelli).

Il prodotto del loro incontro è High ’N ’Low, uscito di recente per Long Digital Playng Edizioni Musicali, un album vecchia maniera, pieno di standard classici, reinterpretati alla grande.

La copertina di High ‘N’ Low

A riprova che i più bravi non si prendono mai sul serio, i tre hanno deciso di battezzare il loro progetto con un acronimo: Gruppo Pnp (Parodi, Narbona, Padovan, appunto), che contiene un palese riferimento al Gruppo Tnt dei fumetti di Max Bunker.

Non c’è jazz senza live feel e non a caso High ’N’ Low è registrato dal vivo in studio, praticamente senza sovraincisioni e con quel po’ di missaggio che serve a valorizzare il sound denso del trio, che si muove con grande agilità sui non facili territori del cool jazz e della proto fusion.

L’album parte alla grande con una bella versione di Full House, il classicone di Wes Montgomery, uno dei papà della fusion. L’omaggio al grande maestro si sente, e non potrebbe essere altrimenti, ma è un omaggio originale: il tema è suonato all’unisono da chitarra e organo, ma è quest’ultimo strumento a prevalere nell’insieme. Inoltre, Parodi va ben oltre la citazione e, curiosamente, usa al minimo le ottave (tipiche dello stile montgomeryano) e si diletta a lanciare fraseggi più serrati, nello stile di Joe Pass. Ottime anche le incursioni dell’Hammond su un solido tappeto swing. La classica esecuzione da ascoltare schioccando le dita o muovendo il piede.

Wes Montgomery, uno dei padri della chitarra jazz moderna

Compatta e moderna l’interpretazione di Green Jeans di Grant Green, un altro colosso della chitarra jazz: il sound è decisamente più robusto rispetto all’originale e il ritmo ha un’andatura funky che evoca atmosfere chill da club contemporaneo, su cui Parodi e Padovan lanciano le loro escursioni efficacissime e prive di divagazioni.

High ’N’ Low, la title track, è un omaggio al tastierista Baby Face Villette, uno dei re dell’hard bop. In questo caso la fedeltà all’originale è quasi un obbligo: fedele è la ripresa del tema iniziale, altrettanto lo è quella della parte swingata, su cui la chitarra e l’organo si lanciano in fraseggi di grande classicità, ammodernati solo nella resa sonora.

Al contrario, I Only Have Eys For You, il superclassicone del celeberrimo Harry Warren, è totalmente stravolto: resta, si e no, il tema principale nell’attacco, che introduce a oltre nove, gradevolissimi di improvvisazioni swingatissime.

Si poteva fare altro per una canzone d’amore (che negli Usa è stata per decenni la canzone d’amore, prima dell’esplosione del doo -whop)                              interpretata praticamente da tutti i big, a partire da Billie Holiday per finire, in tempi recenti a Michael Bublé?

Bille Holiday

Ad ogni buon conto, il Gruppo Pnp ne esce con gran classe, senza incappare nel deja vu che spesso è il rischio di queste operazioni.

Elegantissima l’interpretazione di Moanin’, il classico di Art Blakey, reso in maniera più minimale e compatta.

Piuttosto originale la versione di Speak Low, altro grande standard interpretato dai big (non solo del jazz): la chitarra di Parodi fa la parte del leone, interpretando il tema con grande delicatezza.

Chiude l’album una versione raffinatissima di This Guy Is In Love With You, di Burt Bacharach. In questo caso, il celebre tema è diluito tra la chitarra e l’Hammond che lo eseguono dialogando con eleganza.

Raffinato, colto ma non cerebrale (né, tantomeno, intellettualistico) High ’N’ Low è un ottimo esempio di come si possa dare una nuova vita a standard classici, resi già in tutte le versioni possibili e immaginabili.

L’album del Gruppo Pnp è un’ottima prova, destinata non solo ai conoscitori e agli appassionati. Conseguenza anche delle ottime capacità divulgative dei tre artisti o del fatto che la bravura sa rendere fruibili generi elitari come il jazz classico?

In ogni caso, buon ascolto.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale di Marco Parodi

Da ascoltare:

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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