Immobile? Solo un titolo. Il ritorno degli Empiria
Il terzo album in studio per la band vicentina, che conferma la propria vocazione verso il rock all’italiana sulla scia di Timoria e Negramaro
Duri a morire, a volerli liquidare con una battuta. Tosti sono tosti, gli Empiria. E non poco cocciuti: il loro recente Immobile, uscito a fine 2018 per Irma Records, corona circa vent’anni di sudatissima carriera, passata a girare l’Italia tra un concerto e un festival.
E questo terzo album non fa eccezione a quest’attitudine un po’ girovaga, visto che è stato inciso presso Bassdepartment a Verona e missato a Reggio Calabria da Max Mungari. Non male per una band vicentina.
Gli Empiria, presenti sulle scene musicali dal 1998, sono un sestetto di Vicenza, composto dal cantante Andrea Bernardelle, dai chitarristi Michele Dalla Costa e Andrea Roberti, dal tastierista Matteo Donello, dal bassistaFabio Greselin e dal batterista Roberto Dal Molin.
Una formazione corposa e articolata, che farebbe pensare al prog o alle nuove tendenze sinfoniche del metal contemporaneo. E invece no: i vicentini propongono in maniera convincente un pop rock robusto in cui si incrociano (bene) le lezioni di Negramaro, de Le Vibrazioni e dei Negrita più morbidi, più qualche influsso di Nek e Tiziano Ferro. Commerciali quel che basta ma non adolescenziali, pop ma con classe, senza ammiccamenti e, soprattutto, senza quelle ansie da tormentone che rendono stucchevole molto made in Italy.
La parola chiave delle dieci canzoni di Immobile è efficacia: possono piacere o meno, ma funzionano.
Il pop rock giovanile di Lontano da qui apre l’album con toni leggeri e incalzanti, impreziositi dall’interpretazione di Bernardelle, che si lancia in falsetti alla Sangiorgi e in un coro ruffianissimo per raccontare un tema di seria, stringente attualità: l’incapacità di comunicare dovuta alla alienazione mediatica e tecnologica.
Decisamente più aggressiva, Esplode è un rock tirato che ricorda in parte i Timoria e in parte i menzionati Negramaro. Buona la prova d’assieme della band, in cui si sente l’affiatamento di molti anni on the road.
Sale, il primo singolo tratto dall’album, è un brano più arioso, dal refrain coinvolgente e dalla tematica estiva, in cui il sale diventa la metafora dell’amore e della vita (nella doppia accezione di sapore e bruciore).
Sfera di cristallo è una semiballad che si regge su un ottimo equilibrio tra sonorità acustiche ed elettriche.
In Via, il secondo singolo, caratterizzato da un refrain in crescendo, emerge la lezione dei Negrita. Davvero notevole l’arrangiamento in cui le sonorità rock si fanno spazio con garbo su un piacevole impianto pop.
Salvami è una ballata in forma di preghiera dall’andamento sognante e un po’ epico.
Con Mi hai insegnato a volare gli Empiria puntano con decisione sul versante più radiofonico del loro sound e sciorinano riflessioni esistenziali sul senso della vita attraverso una bella melodia.
La title track è un funky coinvolgente e raffinato, a tratti ballabile, che colpisce per il suo tiro solido carico di groove.
In Lasciami qui gli Empiria si riavvicinano al rock, ben condito da ottime suggestioni melodiche.
Chiude la più leggera Musica nell’anima, con cui la band omaggia la propria passione musicale dedicandole versi d’amore. Ma, per fortuna, con un approccio e un risultato sobri, ben distanti da certe melensaggini a cui ci ha abituati la tradizione dell’italopop anni ’80.
Vent’anni, tre album, molta fatica e qualche (meritata) affermazione. Forse con Immobile è giunto il momento del successo vero. Magari con la complicità di qualche guru della radiofonia, a cui consigliamo l’ascolto e la diffusione di quest’album, che merita davvero.
Da ascoltare (e da vedere):
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