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Catalogna: gli indipendentisti lavavano il cervello agli studenti

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Mentre i seguaci di Puidgemont escono dal carcere su cauzione una eurodeputata basca consegna all’unione europea un rapporto choc secondo cui gli indipendentisti avrebbero inculcato per anni e con metodi non ortodossi agli studenti catalani la propria lettura della storia e le proprie idee. «Li hanno costretti ad essere patrioti anche controvoglia», ha dichiarato la rappresentante dei liberalsocialisti spagnoli. Una denuncia inquietante che non ha ancora avuto la giusta eco nell’Europa che pensa

Dopo la disfatta arriva il momento della verità. Quella che gli spagnoli conoscono benissimo e che i media italiani, finito lo show del referendum farsa e delle sue conseguenze da burletta, hanno iniziato a silenziare.

Le verità essenziali sono due.

La prima: non sembra che gli indipendentisti di Carles Puidgemont abbiano la stoffa degli eroi. La presidente del Parlament catalano Came Forcadell, ad esempio, è uscita di galera dopo aver pagato una cauzione di 150mila euro. Ad altri quattro deputati dell’Ufficio di presidenza (Lluís Corominas, Lluís Guinó, Ramona Barrufet e Anna Simó) in manette, la Corte Suprema spagnola ha fatto uno sconto: 25mila euro a testa. Un quinto deputato, Joan Josep Nuet, è stato scarcerato gratis. Niente sangue né repressioni brutali, dunque. Solo uno Stato democratico che interviene con un processo legittimo nei confronti di persone accusate di gravi reati.

Certo, questo processo può essere politicamente inopportuno, ma ciò non toglie che le autorità spagnole siano obbligate a celebrarlo: uno Stato democratico è anche uno Stato di diritto e i suoi cittadini, anche quando fanno reati, sono o dovrebbero essere uguali davanti alla legge. Però a ben vedere una piccola disuguaglianza emerge: è tra chi può permettersi il versamento della cauzione, che al minimo equivale a oltre un anno di stipendio di un normale lavoratore spagnolo, e chi no.

Per restare nelle considerazioni maligne, non si può fare a meno di notare un altro dettaglio: mentre Puidgemont e i suoi ministri tuonano dal Belgio, i deputati catalani, che evidentemente non hanno la stoffa degli eroi, preferiscono aspettare l’esito dell’inchiesta e il processo a piede libero. Fossero invece rimasti in carcere, avrebbero potuto dare un segnale politico. Ma tant’è: ogni popolo ha i patrioti che merita.

L’altra verità, del tutto sfuggita ai media italiani, è decisamente meno bella perché conferma una volta di più che non essere eroi non vuol dire essere pacifici (e che, viceversa, molti eroi sono non violenti). Anzi.

L’hanno rivelata le denunce di Maite Pagazàurtùndua, europarlamentare di origine basca dell’Upyd, (Union Progreso y Democracia), la formazione liberalsocialista nata da una scissione del Psoe che polemizza contro i mininazionalismi basco e catalano.

L’eurodeputata ha messo sotto accusa il sistema scolastico catalano con una relazione inviata alla Fra (l’Agenzia europea dei diritti fondamentali).

In questa relazione – costruita sulla base dei risultati di ispezioni istituzionali, delle testimonianze dei genitori e ragazzi che hanno subito pressioni di vario tipo e delle relazioni dei sindacati – la Pagazàurùndua parla di un vero e proprio indottrinamento coatto operato per anni a danno degli allievi, che sarebbero stati bombardati di interpretazioni faziose e tendenziose della storia allo scopo di avviare e implementare il processo culturale di ricatalanizzazione iniziato dai primi anni ’90.

Forse la cultura spagnola consente espressioni più crude che da noi, ma i termini usati dalla rappresentante unionprogressista per descrivere questo processo fanno comunque una certa impressione: «Crudelidad de adoctrinar a los ninos y de abusar de ellos» (riteniamo che la traduzione sia superflua). La scuola, sostiene ancora la Pagazàurùndua, «deve formare i ragazzi, non trasformarli a forza in patrioti».

In altre parole, per oltre vent’anni gli studenti catalani avrebbero subito un vero e proprio lavaggio del cervello, grazie anche all’inerzia di quello stesso Stato che ora viene accusato di franchismo dagli autonomisti.

Nell’accusa della eurodeputata pesa senz’altro il passato di violenze subite dagli estremisti dell’Eta, che le uccisero il fratello e costrinsero la sua famiglia a migrare. Però c’è un fondo di verità pesantissimo e ingombrante: molti giovani che hanno manifestato in piazza sono il prodotto di quel sistema scolastico ora messo finalmente all’indice (e forse non è un caso che negli scioperi contro il governo spagnolo i professori siano stati in prima fila).

Resta una domanda: come mai questa denuncia è stata fatta davanti all’Unione Europea e non alle autorità statali? La risposta della Pagazàurùndua è ironica: visto che gli indipendentisti si appellano soprattutto all’Ue, trovo giusto che l’Ue sappia chi sono, ha commentato l’eurodeputata.

Già: leoni a scuola e coi ragazzi e conigli davanti allo Stato dopo solo una notte di carcere. Mica poco.

Per concludere, sembra inevitabile il paragone con l’Italia: ricordate che negli anni ’90 vari esponenti della Lega Nord proposero addirittura non solo lo studio dei dialetti, ma addirittura l’insegnamento in dialetto nelle scuole? Per fortuna non se ne fece nulla, anche perché la dignità di lingua nelle parlate italiane ce l’hanno solo alcuni dialetti del Sud e chi, al Nord, parla dialetto tutto fa tranne che attività didattiche e intellettuali.

Però l’epilogo della faccenda catalana, nata come epos e finita a tarallucci e vino, dovrebbe essere di lezione per chi, da noi, insiste a diffondere la cultura dell’odio nelle culture regionali: non sempre i drammi terminano in farsa (e i fatti della Catalogna dovrebbero insegnarci che anche le farse hanno dei costi notevoli) e chi ci dice che, la prossima volta, le cose andranno come sono andate in Spagna?

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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