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Dai Borbone ai grillini passando per Mastella

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Dopo anni di attività e polemiche il Movimento Neoborbonico è riuscito a “bucare” anche nei media ufficiali grazie alla curiosa alleanza col Movimento 5 Stelle, che ha proposto l’istituzione del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del Risorgimento. Ma nel passato recente del gruppo napoletano c’è una curiosa frequentazione con ambienti e personaggi legati all’entourage mastelliano, che riporta a vecchie polemiche legate alla stabilizzazione dei precari nell’Arpac della Campania, su cui due deputati grillini hanno svolto un’interrogazione al ministro dell’Economia. Ed emerge il ruolo trainante dell’ordine cavalleresco legato agli eredi dei Borbone, una specie di massoneria cattolica, costosa ma più presentabile ai benpensanti delle logge vere…

Questa storia non è napoletana ma italiana. Anzi, italianissima, a dispetto dei gigli borbonici e dell’affetto militante esibito nei confronti della ex dinastia del Regno delle Due Sicilie.

Non è una storia di onestà tout court, che già latita nella nostra società, ma di onestà intellettuale, che è invece una grande assente. E riguarda due soggetti: il Movimento Neborbonico, attivo con virulenza ma senza grandi numeri reali al Sud, e il Movimento 5 Stelle.

Questa storia in parte è nota: i due gruppi si sono alleati per promuovere la Giornata della memoria dedicata alle vittime del Risorgimento. Questo rapporto, chiamiamolo di amore temporaneo, fu annunciato da Pino Aprile in persona lo scorso 13 febbraio a Gaeta durante il raduno neoborbonico.

Ed è stato ribadito di recente a Napoli, durante un incontro tra i grillini e alcuni esponenti della cosiddetta galassia sudista, tra i quali spiccava Gennaro De Crescenzo, il presidente, appunto, del Movimento Neoborbonico.

Fin qui nulla di male: ognuno si allea con chi vuole e, nei limiti della legge, persegue le battaglie che può.

Il problema è, semmai, che i grillini pretendono normalmente la verginità politica, una caratteristica difficile da trovare in chi le verginità le ha perse tutte da tempo.

È il caso dei neoborbonici.

Veniamo alla parte meno nota di questa storia: i neoborbonici di De Crescenzo, costituitisi in movimento politico-culturale nel lontano ’93, quando la Prima Repubblica era sul letto di morte, hanno tentato più volte di fare politica e si sono comunque legati a big politici, a cui hanno dimostrato una più che affettuosa vicinanza.

È il caso di Pietro Funaro, ex Dc poi passato con Mastella e ora animatore di Rivoluzione Cristiana, un movimento neodemocristiano che si prepara a correre col centrodestra alla prossime politiche. Anche in questa transumanza, piuttosto coerente nei centristi vecchio stile, non c’è nulla di male: ognuno si candida con chi vuole, purché sia coerente con sé stesso.

Infatti, il problema non è di Funaro ma dei pentastellati. Ma andiamo avanti.

Funaro vanta un consistente background culturale e politico: plurilaureato e giornalista professionista reduce da una gavetta di lungo corso nella stampa napoletana e docente universitario, è una penna magica ed è noto ai più come capo dell’Ufficio Stampa dell’Arpac (l’Agenzia regionale per l’ambiente della Campania), di cui dirige arpacampania.it, il bollettino istituzionale, prima pubblicato in una bella edizione cartacea, poi, in seguito ai tagli imposti dalla spending review, ridotto alla semplice edizione online.

Proprio questo bollettino fornisce un indizio importante sui rapporti tra l’ex mastelliano, tra l’altro fratello di Nino Funaro, consigliere comunale dell’Udeur durante la sindacatura di Rosa Russo Iervolino, e i neoborbonici.

Galeotta è la gerenza, da cui si apprende che nella redazione di arpacampania.it figura Salvatore Lanza.

Lanza è il segretario generale del Movimento Neoborbonico e parente di Gennaro De Crescenzo. Il suo nome è stato attenzionato di recente da Roberto Della Rocca, un giornalista campano, che ha riaperto su casertace.net una vecchia polemica sulle stabilizzazioni nell’Arpac.

Il titolo dell’articolo è macchinoso ma eloquente: Vergogna Arpac. Caserta. Assunte a tempo indeterminato 218 persone, la metà sono i famosi raccomandati di Mastella

Nel pezzo, a cui è allegata una lista di nomi, Della Rocca rievoca il vecchio scandalo delle raccomandazioni all’Arpac, da cui derivò l’inchiesta che fece finire in manette Sandra Lonardo, moglie dell’ex leader dell’Udeur ed ex ministro della Giustizia del Secondo governo Prodi. Sappiamo che, per fortuna, Mastella e consorte sono stati prosciolti con formula piena nel 2017, circa dieci anni dopo l’inchiesta che fece crollare quel governo. Ma il dato curioso di questo articolo, ormai datato, è che reca come immagine uno degli atti di stabilizzazione criticati dal giornalista, che sposava in pieno le lamentele del Direr, il sindacato dei dirigenti regionali: è l’atto relativo a Salvatore Lanza, che figura anche nella lista allegata all’articolo.

Tranne il raro caso di un’omonimia, si tratta dello stesso Lanza di fede neoborbonica. E quanto sia grande questa fede lo si capisce non solo dal suo ruolo di leader, per il quale è stato menzionato recentemente da Venerdì di Repubblica. Già: Lanza non è solo neoborbonico. È addirittura borbonico: infatti appartiene, con il grado di Cavaliere di Giustizia, all’Ordine Costantiniano di San Giorgio, l’ordine cavalleresco legato alla real casa dei Borbone di Napoli ed è, assieme a De Crescenzo e ad Alessandro Romano, responsabile culturale della Real Casa. In altre parole, è legatissimo a don Carlo di Borbone, duca di Castro ed erede della schiatta. Mica male.

Anche Lanza ha un suo curriculum civile da affiancare a quello araldico: classe ’74, originario di Secondigliano, dopo un diploma tecnico si appassiona alle discipline umanistiche e si laurea in Conservazione dei beni culturali alla Suor Orsola Benincasa. Entra all’Arpac come precario, dove appunto lavora gomito a gomito con Funaro, e quindi viene stabilizzato. E c’è da dire che l’araldica è anche una passione del capo di Lanza, che – indovinate? – fa parte dell’Ordine di San Giorgio, però come Commendatore, qualche gradino più giù del suo dipendente. Come a dire che i gigli possono fiorire anche sullo Scudo Crociato, con o senza Mastella.

La fede democristiana di Funaro non si discute e lui stesso l’ha ribadita in più occasioni: la più commovente fu nel 2008, quando assieme al fratello Nino espresse il proprio cordoglio per la scomparsa dell’ex superbig Antonio Gava. Ma anche coi neoborbonici sono rose e fiori. Per dirne una, il 2 marzo 2012 Funaro presentò a Napoli un suo libro-inchiesta sul terremoto dell’Irpinia e con lui, al tavolo dei relatori, c’era De Crescenzo. Ma tant’è: se non ci si capisce tra neoborbonici, ci si può intendere benissimo da costantiniani.

Non vogliamo gettare suggestioni sinistre sulle vicende e sulle persone, ma non è sbagliato dire che gli ordini cavallereschi (e quello legato ai Borbone non fa eccezione) riscuotono successo perché, al pari dei cosiddetti club service (Rotary, Lions e Kiwanis) garantiscono quella che gli addetti ai lavori definiscono una sociabilità di tipo massonico: ossia sono un luogo di incontro tra persone di differente provenienza. Militarvi è più facile e meno rognoso che stare in una loggia: niente grembiulini né riti esoterici né, soprattutto, inchieste, illazioni giornalistiche e inchieste giudiziarie. In compenso, indossare le insegne borboniche è costoso: si pagano 2.700 euro all’ingresso e poi 250 euro l’anno. Nel complesso più del Goi.

E i grillini che c’entrano? Per loro questo dovrebbe essere un problema di coerenza: nel 2016 il Meet Up di Cosenza fece non pochi problemi al proprio candidato sindaco quando si scoprì che faceva parte di un ordine cavalleresco. Ma evidentemente a Napoli le regole sono diverse e va bene allearsi con persone che hanno situazioni non dissimili da quelle contestate altrove.

E non finisce qui. Torniamo alla polemica sulle stabilizzazioni all’Arpac. Sempre Della Rocca ha pubblicato al riguardo su casertace.net un altro articolo in cui riporta l’interrogazione dei parlamentari grillini Silvia Giordano e Roberto Fico al ministro dell’Economia. I due esponenti, in particolare, criticano la scelta di stabilizzare del personale in un ente, l’Arpac, appunto decotto e commissariato.

La polemica riguarda anche Lanza, a cui Della Rocca ha alluso nell’articolo precedente? Non sappiamo. Certo è che in questo caso i grillini hanno fatto i grillini. E ora cosa fanno, visto che tutto fa sembrare che abbiano deciso di percorrere un tratto di strada assieme a persone dalle frequentazioni politiche e dai precedenti non del tutto in regola con i loro criteri di purezza?

Per saperne di più:

L’articolo di casertace.net sui “raccomandati” dell’Arpac

L’articolo di casertace.net sull’interrogazione dei grillini 

La gerenza del bollettino dell’Arpac

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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