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Nieddu, una parola oscura per un rap luminoso

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Tornano dopo sei anni i Balentia il duo che ha esportato il sardo nell’hip hop europeo

Giochiamo con le parole, come farebbe un rapper, perché parliamo proprio di rap. E giochiamo con le parole per spiegarle, perché nelle parole, insegnano i rapper, c’è tutto.

Balentia, in sardo, vuol dire valentia, forza, carattere, virilità (e non manca qualche mafiologo che vuol leggervi l’equivalente ultraisolano dell’omertà).

Nieddu, invece, significa nero. E per traslato, misterioso e persino spaventoso.

I Balentia sul set di Corri

Una combinazione che sa di metafora, applicata a Nieddu, l’ultimo album dei Balentia, il più longevo ensemble della scena indipendente sarda con 23 anni di attività alle spalle, che torna a incidere, grazie a una paziente campagna di crowfunding, a quasi sei anni di distanza da Vidas & Rimas (2013) e a quasi quattro da Coranta (2015), l’album solista di Su Maistu, al secolo Alessio Mura, che porta avanti la band assieme a suo fratello Lepa, al secolo Andrea Mura.

I due artisti provengono da Mogoro, poco più di quattromila anime nell’Oristanese, e sono gli alfieri di una particolare concezione dell’hip hop, in cui i suoni duri del sardo si mescolano ai ritmi spezzati e cadenzati del genere. Il tutto senza campanilismi o identitarismi di sorta, sia perché una buona parte della produzione dei Balentia è recitata in italiano, sia per via dei contenuti, legati alle tematiche classiche dell’impegno sociale, rilette in chiave esistenziale e postmoderna, in linea con le tendenze della scena italiana (che, trap a parte, è lontana dai trend ultraviolenti e sessisti di molti big d’oltreoceano).

E non a caso il duo isolano è riuscito a farsi apprezzare a livello nazionale, sia dalla stampa specializzata (Blow Up e Rumore) sia dai media mainstream (Radiorai) e ha fatto da spalla ad artisti di punta come Neffa e Piotta.

I Balentia (foto di Alberto Mossa)

Nieddu, prodotto da Andrea Aru e Nicolò Nioi e inciso all’Overload Studio di Donori (Su) prosegue nella stessa formula bilingue (metà dei dodici brani sono declamati in sardo) e con lo stesso approccio di impegno sociale.

Efficacissimo come sempre l’uso della madrelingua sulle basi hip hop che ammiccano ora al funky e ora al soul, in Ominis e feminas, che apre l’album, in A tui, nella breve Agoa dall’incedere ragamuffin, nella lenta Assou, nella title track e nella notturna Ca nosu scrieus.

A chi non se la sente (presumiamo i più) di mettersi a tradurre il sardo, i pezzi in italiano danno comunque spunti ed emozioni.

Ed ecco che Corri, il singolo apripista, è un inno particolare, per, contenuti, ispirazioni e persino immagini, al valore della lotta e del sacrificio. Il testo, infatti, è tratto da Non dirmi che hai paura (Feltrinelli, 2014) il libro di Giuseppe Catozzella dedicato alla storia della velocista somala Saamiya Yusuf Omar, morta in un barcone al largo di Lampedusa mentre cercava di raggiungere l’Europa per tentare il salto di qualità dopo una vita da campionessa in Africa.

Il video ricavato dal brano è stato girato, in esterno, nel quartiere San Michele a Cagliari e, in interni, nei locali dell’Accademia Pugilistica Sardegna (per capirci, quella da cui sono usciti campioni come Franco Loi e Franco Udella) da Federico Branca ed è interpretato, oltre che dai Balentia, da Maurizio e Alessandra Carta e da Eleonora Mura.

La libertà di cui ho bisogno, invece, parla della ricerca di una via di fuga ai ritmi alienanti della quotidianità.

Confini è dedicata alla duplice tragedia dell’immigrazione e della condizione di clandestinità a cui sono costretti non pochi stranieri.

Adesso, a cui partecipa la vocalist Sara Kiaya Continiin, è una riflessione intimistica sull’amore, assolutamente non sdolcinata.

Sempre d’amore e di esistenza parlano In bilico sul ghiaccio e Per sempre in bilico sul ghiaccio (che è una alternative take della prima messa in chiusura dell’album). A entrambi i brani partecipa la cantante MML.

Nieddu è un ritorno convincente e atteso, che testimonia sia dello stato di grazia creativo dei fratelli Mura sia della vitalità artistica della scena sarda. Un rap da esportazione che coniuga passato e presente degli ambienti indipendenti e proietta entrambi verso il futuro.

Da ascoltare e meditare.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale dei Balentia

Da ascoltare (e da vedere):

Il video ufficiale di Corri
Nieddu
Per sempre in bilico sul ghiaccio

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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