Risorgimento e metal, il rock patriottico degli Scala Mercalli
Lingua inglese, sound britannico, a cavallo tra Nwohm e power metal, ma immaginario tricolore. La band marchigiana, attiva dai primi ’90, sta per lanciare un concept album sui moti unitari italiani.
Al Risorgimento in musica e al suo afflato di derivazione verdiana c’eravamo abituati.
Invece l’idea che l’epopea (e la retorica) risorgimentali potessero ispirare l’immaginario rock – da sempre in Italia succube di certe visioni gramsciane e sinistriste fuori tempo massimo – è praticamente inedita.
La lacuna è colmata dai marchigiani – di Fermo, per la precisione – Scala Mercalli, una storica power metal band che si ispira ai classici della New Wave Of British Heavy Metal.
Nome e immaginario italiani, ma stile anglo-germanico, che oscilla tra gli Iron Maiden e gli Helloween, e cantato rigorosamente in inglese: ce n’è quanto basta per mandare fuori dai gangheri chi si bea con le pizziche e le tarantelle, si esalta a sentire Bennato che canta (ed esalta) i briganti, considera gli Stati preunitari (specie il Regno delle Due Sicile) Paradisi Perduti e vede nell’Unità nazionale una iattura, culminata nel genocidio, quantomeno tentato, delle popolazioni del Sud.
Di più: data la scelta del genere e della lingua, non mancherà di sicuro chi urlerà scandalizzato al complotto demo-pluto-giudo-masso-ecc. in salsa albionica.
Ma si tranquillizzino dietrologi e malpensanti: gli Scala Mercalli propongono una lettura piuttosto semplice e (finalmente!) positiva dell’immaginario risorgimentale, che per loro si riduce a due-tre concetti chiave.
Innanzitutto, la lotta per la libertà, vinta dai garibaldini e dall’Esercito Regio (sardo prima e italiano poi). In seconda battuta, il desiderio di unità, che ribadiscono in maniera che più diretta non si può: «Now there is no more South/There is no more North/But only one flag», come cantano ad esempio in Hero Of Two Worlds, dedicata a Giuseppe Garibaldi.
La band, attiva dal 1992, è una presenza storica nella scena underground italiana e vanta una discografia piuttosto consistente, costituita da due demo tape, un ep e tre album.
Dopo vari cambi di formazione, inevitabili in tanto tempo, gli Scala Mercalli si sono assestati nel 2017 nella formazione costituita dal cantante Christian Bartolacci, dai chitarristi Cristiano Cellini e Clemente Cattalani, dalla bassista Giusy Bettei e dal batterista Sergio Ciccoli.
Dotati di un consistente bagaglio tecnico-musicale, i cinque marchigiani sviluppano un wall of sound forte ma dalla costruzione lineare e pulita.
Basta ascoltare tre brani per rendersene conto: la menzionata Hero Of Two Worlds, September 18, 1860 (tratti da Rebirth, l’album del 2017) e Be Strong, il singolo apripista di Indipendence, il concept album di prossima uscita dedicato a un periodo storico piuttosto lungo, che include la fase prerisorgimentale incarnata dal Regno di Napoli murattiano e dalla Repubblica Romana mazziniana, l’epopea garibaldina e il brigantaggio.
Ottimi nel songwriting e potenti quel che basta, gli Scala Mercalli hanno anche una presenza scenica piuttosto originale: al classico look pelle e borchie preferiscono le uniformi militari dei reparti italiani della seconda metà dell’Ottocento. E non per mene militar-nazionaliste, bensì per ricordare «i soldati che lottarono col popolo per la libertà e per l’Unità d’Italia». Già: gli Scala Mercalli preferiscono cantare di «soldati che danno la vita» anziché di soldati che ammazzano il prossimo, di lotta per la nazione e non di guerra per opprimere gli altri.
Il patriottismo nella sua accezione più alta e più bella. Ma soprattutto un monito non proprio irrilevante nell’attuale fase storica, in cui l’amore per la Patria subisce il duplice assalto degli egoismi territoriali e degli aspetti più pericolosi della globalizzazione.
Non è proprio male vedere il Tricolore sventolare a suon di rock (e che rock!) allo stesso modo in cui Bruce Dickinson brandisce la Union Jack durante i concerti degli Iron Maiden.
Buon ascolto e buone riflessioni.
Da ascoltare (e da vedere):
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