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Se chiudi gli occhi, l’amore perduto secondo i Cantiere 164

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La band savonese lancia il terzo singolo, un pezzo efficace di pop rock potente e melodico, in attesa dell’album d’esordio

Non c’è due senza tre. Oppure: la prima si perdona, la seconda si condona, la terza…

Ciò vale per i savonesi Cantiere 164, giunti con il recentissimo Se chiudi gli occhi (Brx-Warner Music Italy), prodotto dal loro pigmalione Marco Barusso, al terzo singolo e prossimi all’esordio su lp.

Una carriera costruita con prudenza, tassello su tassello, col tipico pragmatismo ligure. E c’è da dire che questo atteggiamento non ha affatto penalizzato il quartetto che, a partire da Stella Cometa (2016), primo singolo nato dalla collaborazione con Barusso, miete un riconoscimento dietro l’altro.

In Se chiudo gli occhi c’è anche lo zampino del paroliere Simone Cremonini, l’ex frontman dei Super B (ricordate la cover di Amore disperato di Nada? Ecco…), che racconta una storia di amore perduto.

Niente di tragico, ci mancherebbe, altro: «Ma non hai tempo/per ricordare di ridere/Ma non hai tempo/per respirare/per vivere», cantano i Nostri per alludere al senso di vuoto e di vaga tristezza che una storia importante lascia immancabilmente quando finisce.

Prima c’è il rifugio nei ricordi, poi l’oblio.

Il video (una semplice ripresa dei quattro più intenti a strimpellare che a suonare per davvero in un’improvvisata sala prove) riflette questo stato d’animo coi suoi colori sbiaditi. La musica è un’altra cosa: un bel pop rock dal ritmo e dalle sonorità sostenute, in cui le influenze dichiarate della band, che spazia dall’indie rock alle suggestioni cantautorali, si mescolano in perfetto equilibrio, senza sconfinare nell’intellettualismo o, peggio, scadere negli ammiccamenti da boy band, anche se il look fighetto potrebbe far pensare altrimenti.

Anche questo brano sintetizza le biografie e i gusti dei quattro savonesi, il chitarrista elettrico Niccolò Pagnacco, il chitarrista acustico Edoardo Nocco, il bassista Fabio Imovilli e il batterista Fabrizio Pallattella.

Non resta che attenderli al giro di boa dell’album. Forse diventeranno star o forse no (il destino e il mercato possono sempre più del talento, anche quando è molto), ma le premesse per far molto e farlo bene ci sono tutte.

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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