Una Costituzione al tritolo per la Turchia
Giro di vite dopo gli attentati a Istanbul: in manette 118 esponenti dell’Hdp, il partito filocurdo
Le autorità danno il primo duro giro di vite dopo gli attentati a Istanbul di sabato sera, in cui hanno perso la vita circa 38 persone e ne sono rimaste ferite altre 166. Dopo i primi 10 arresti di domenica mattina, lunedì sono scattate le manette per 118 militanti dell’Hdp, il Partito democratico dei popoli (in turco Halklarin Demokratik Partisi), considerato da molti osservatori come la versione turca di Syriza.
Dopo aver vagliato le piste dell’Isis e della Feto (la presunta lobby golpista del superdissidente Fetullah Gulen), la task force di cinque procuratori incaricata dal ministo degli Interni Suleyman Soylu, ha ripreso a indagare il mondo complesso dell’indipendentismo curdo.
Il primo indizio in questa direzione risale a domenica, quando le agenzie internazionali hanno diffuso la notizia di un comunicato con cui gli estremisti curdi hanno rivendicato i due attentati, l’autobomba davanti allo stadio Vodafone del quartiere Beskitsas e il presunto kamikaze del parco di Macka.
La rivendicazione proviene dal Tak, Falchi per la libertà del Curdistan (in curdo Teyrebazen Azadiya Kurdistan) un gruppo estremista nato in maniera non ancora chiarita da una scissione del più tradizionale Pkk.
La dinamica dell’attentato, al momento, avrebbe fatto escludere l’ipotesi dell’Isis perché gli esecutori non hanno mirato a colpire più vittime possibile ma hanno aspettato il deflusso dei tifosi dallo stadio e si sono concentrati su un obiettivo ben definito: i poliziotti che avevano gestito la sicurezza nello stadio.
Se l’ipotesi dell’irredentismo curdo può avere una dinamica ben precisa nell’attentato restano da chiarire i rapporti tra l’Hdp e l’estremismo curdo. Infatti, mentre i legami tra il Partito democratico dei popoli e il mondo variegato dell’irredentismo curdo sono acclarati (i leader dell’Hdp sono dichiaratamente filocurdi), non altrettanto può dirsi dei presunti contatti tra i democratici turchi e gli estremisti.
La stessa motivazione dell’attentato sembra banale: i bombaroli avrebbero agito per protestare contro la detenzione di Abdulah Ocalan, il leader del Pkk. Certo è che non è la prima volta che l’Hdp si trova nel mirino degli inquirenti turchi. Già a novembre 11 deputati del movimento filocurdo erano stati arrestati in seguito a un attentato dinamitardo a Diyarbakir la città più popolosa del Curdistan turco. In quell’occasione, i leader del partito, il terzo del Parlamento turco, avevano annunciato il loro ritiro dalle attività parlamentari per protesta.
Ma la coincidenza più significativa resta un’altra: nella stessa giornata di sabato, erano iniziati i lavori per la revisione della Costituzione in senso presidenziale, secondo le indicazioni politiche del presidente Erdogan.
Troppe coincidenze? Di sicuro il bagno di sangue di Istanbul non è il miglior battesimo per una riforma così importante, che riguarda la prima potenza militare della Nato tra Europa e Asia. O forse sì. La questione resta aperta e tutta da approfondire.
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