Tornare alla lira? Lo strano sondaggio Doxa voluto da Di Maio
Vari cittadini ricevono in questi giorni telefonate per conto del Ministero del Lavoro. La domanda dell’operatore è: cosa pensate della vecchia valuta? L’utenza da cui partono le chiamate appartiene alla celebre e prestigiosa agenzia milanese. Cosa c’è dietro? Due settimane fa l’agenzia Ipsos ha rivelato che gli italiani hanno paura dell’Ue ma non sono disposti ad uscirne e che di tornare al passato non se ne parla. Sorge il sospetto che i vertici gialloverdi vogliano tentare un “controsondaggio” per smentire l’indagine di Nando Pagnoncelli che, secondo Libero, turberebbe i sonni di Salvini e Di Maio
Non è uno scherzo di Halloween: il Ministero del Lavoro ha avviato per davvero un sondaggio sul gradimento della vecchia lira.
A varie persone è capitato di ricevere una telefonata da un numero di Milano in cui un intervistatore, in alcuni casi dal vistoso accento straniero, chiedeva un parere su un ipotetico ritorno alla lira per conto, appunto, del dicastero retto da Luigi Di Maio.
Qualcuno, più curioso, ha provato a richiamare l’utenza dalla quale ha ricevuto la chiamata (la pubblichiamo a beneficio dei lettori: 02 39594900). Gli ha risposto una voce registrata: «La informiamo che è stato contattato da Doxa per un sondaggio. Scusandoci per il disturbo, le auguriamo buona giornata».
Verificare è un obbligo. E infatti la conferma arriva dal centralino ufficiale della storica agenzia di sondaggi (02 48193320): un’operatrice ammette che il numero outbound da cui provengono le chiamate è della Doxa e che è in corso un sondaggio per conto del Ministero.
In tutto questo non c’è nulla di illegittimo: i Ministeri hanno comunque la facoltà, e a volte il dovere, di svolgere sondaggi. Tuttavia, le stranezze non sono poche: perché il Ministero del Lavoro, interessato solo in parte alle politiche valutarie, che a rigore dovrebbero essere di competenza del Mef, si interessa tanto alla lira? E perché ingaggiare addirittura la Doxa per avere una risposta convincente dagli italiani?
È il caso di fare qualche riflessione più politica per cercare qualche risposta più specifica e, si spera precisa.
A differenza del Ministero dell’Economia, che è retto da un tecnico, il paziente Giovanni Tria, quello del Lavoro è in mano a un leader politico, quindi il sondaggio in corso potrebbe essere stato commissionato con intenti e fini politici.
Capire quali siano questi fini non è difficilissimo: ora che la Commissione Ue ha bocciato la manovra e le agenzie di rating hanno sollevato più di un dubbio sull’affidabilità dell’Italia, Di Maio e soci tentano di capire quanto ancora sia popolare la loro politica economica.
Resta in piedi un altro quesito: perché proprio la Doxa? Il Ministero (o il Governo) non dispongono di propri analisti e statistici?
Probabilmente il sondaggio serve a fini esterni, cioè per essere inviato ai media e una fonte ministeriale non sarebbe così efficace.
Infatti, degli stessi argomenti, cioè il ritorno alla lira e quindi i rapporti con l’Ue, si è occupata già, a metà ottobre, Ipsos Italia, un’importantissima agenzia di sondaggi specializzata in ricerche di mercato, per conto del Corriere della Sera.
I risultati del sondaggio di Ipsos, condotto per un committente privato politicamente neutrale, non sono proprio in linea coi desiderata della coalizione gialloverde, al punto che Libero – testata sensibile alle istanze della Lega – ha riportato il 13 ottobre la notizia con un titolone dei suoi: Nando Pagnoncelli, il sondaggio che fa tremare Matteo Salvini e Luigi Di Maio: gli italiani vogliono l’euro.
Nando Pagnoncelli, il patron di Ipsos, sul punto è stato piuttosto incisivo: «Si registra un calo costante dei favorevoli al ritorno alla lira che negli ultimi 12 mesi passano dal 34% al 27%, mentre i favorevoli a mantenere l’euro salgono al 61% dal 53% dell’ottobre 2017».
L’euroscetticismo, secondo Pagnoncelli – che il 15 ottobre ha commentato il sondaggio sul Corriere della Sera – sarebbe in calo: «Prevale l’idea che il governo dovrebbe trovare un accordo con l’Europa per ottenere maggiore flessibilità e fare crescere la nostra economia (54%), mentre il 18% (36% tra i leghisti e 32% tra i pentastellati) ritiene che l’Italia dovrebbe decidere i parametri di bilancio in autonomia, coerentemente con il me ne frego dell’ Europa pronunciato da Salvini nei giorni scorsi».
Da queste cifre emerge un ritratto decisamente più moderato dell’italiano medio, che conferma la propria proverbiale prudenza e risulta meno incazzato di come se lo figurano leghisti e grillini. Al riguardo, la prova del nove è l’Italexit: «La maggioranza assoluta (54%) voterebbe per rimanere, mentre uno su quattro (25%) opterebbe per l’uscita».
Dall’articolo del Corriere emerge qualche dato in più, interessantissimo dal punto di vista politico: gli elettori di Forza Italia sarebbero diventati più fiduciosi nell’Ue e nell’euro, allineandosi sotto quest’aspetto a quelli del Pd, tradizionalmente più europeisti, e con tutta probabilità sarebbero poco disposti a seguire la scia nazionalista di Salvini.
A questo punto non sarebbe sbagliato pensare che i vertici gialloverdi abbiano lanciato questo sondaggio allo scopo di avere dei numeri, di fonte terza e prestigiosa (come la Doxa, appunto) da contrapporre al sondaggio di Ipsos.
È vero che gli intervistatori telefonici hanno speso direttamente il nome del committente, cioè il Ministero di Di Maio (visto mai che in casa c’è qualche grillino o leghista?), ma l’ipotesi che il presunto sondaggio governativo abbia solo fini conoscitivi, e quindi non sarebbe destinato alla divulgazione, non regge, perché sia il Ministero del Lavoro sia il Governo nel suo insieme posseggono una gran quantità di dati e dispongono degli esperti in grado di analizzarli come si deve.
Sembra una trovata un po’ alla Casalino: se il sondaggio desse risultati in grado di controbattere Ipsos, verrebbe immediatamente divulgato urbi et orbi, magari solo spendendo il nome della Doxa e sorvolando sul committente. Se questi risultati non arrivassero, pazienza.
In tutto questo, se la ricostruzione fin qui fatta risultasse corretta, resta una nota stonata: l’uso di soldi pubblici e la spendita del nome di un’istituzione per commissionare un sondaggio che ha scopi politici di parte a un’agenzia privata. Così fan tutti, si potrebbe obiettare. Verissimo, peccato solo che il Movimento 5 Stelle sia arrivato a governare anche grazie alla propria campagna moralizzatrice.
In ogni caso, non resta che attendere i risultati di questo sondaggio.
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