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The Sea Within, esordio al fulmicotone per la superband nordeuropea

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Cinquanta minuti di musica emozionante nel primo, omonimo album del gruppo scandinavo composto da veterani della scena progressive internazionale

Il prog ha il mare dentro. E non è (solo) una battuta: è anche il titolo dell’album d’esordio omonimo dei The Sea Within, il nuovo supergruppo della scena progressive (soprattutto rock, ma anche metal) nordeuropea, uscito a inizio estate per la Inside Out Music, la label tedesca, ormai di fatto una multinazionale, iperspecializzata nelle sperimentazioni musicali che ci piacciono.

C’è da dire che la Inside Out ha avuto piuttosto invasivo in questa operazione, perché non si è limitata a produrre e lanciare la band, ma l’ha letteralmente creata con un’operazione alla Frankenstein, ma ben riuscita, visto che i 12 brani che compongono la raccolta sono altrettanti gioiellini, capaci di deliziare l’ascoltatore per oltre 50 minuti.

The Sea Within

I nomi imbarcati nel progetto sono una garanzia: alla voce e alla chitarra, ad esempio, c’è Roine Stolt, uno dei padri nobili del rock svedese, con un passato remoto nel country, uno prossimo nei Kaipa, storica band del prog scandinavo e il presente nei Transatlantic e in The Flower Kings, più una prestigiosa collaborazione con Jon Anderson, lo storico frontman degli Yes. E scusate se è poco.

Non è da meno il curriculum del chitarrista e polistrumentista Daniel Gildenlow, membro storico dei Pain of Salvation, ma anche nei Transatlantic e in The Flower Kings, giusto per ribadire i posti in cui suonano quelli bravi.

Il batterista tedesco Marco Minnemann è un’altra istituzione del rock, stavolta quello duro per davvero, dato che nel suo carnet figurano i thrasher Kreator e i technodeath Necrophagist, ma anche supergruppi come The Aristocrat e The Mute Gods, e supervirtuosi alla Joe Satriani e Paul Gilbert.

Nutrito anche il curriculum del bassista Jonas Reingold, impegnato dal lontano 1986 in progetti sperimentali (Sweden Bass Orchestra), ma anche in iniziative più leggere, come la band glam svedese The Poodles, più la consueta girandola prog: The Flower Kings, Kaipa, Opus Atlantica e The Tangent.

Il tastierista Tom Brislin è l’unico membro non europeo della band (è originario del New Jersey), il che accentua il carattere internazionale dell’operazione, visto che nel suo curriculum figurano big come Debbie Harry e Meat Loaf, ma anche i Reinassance e gli Yes.

La copertina di The Sea Within

La carne da cuocere è tanta e l’arrosto succulento, caratterizzato da un approccio melodico coinvolgente e pulito e da arrangiamenti sofisticati e vari, in cui emerge una passione per le sonorità dure.

Apre l’album la granitica Ashes of Dawn, che ricorda qualcosa dei King Crimson vecchia maniera più qualche influenza heavy. Bello il cantato di Glidenlow, che raggiunge vette drammatiche non indifferenti, ottimo il cameo al sax della guest star Rob Townsend (sodale dell’ex Genesis Steve Hackett).

Un arpeggio di pianoforte delicato e un po’ inquietante apre They Know My Name, un bel brano carico d’atmosfera, che si snoda su un bel crescendo che esalta l’interpretazione ariosa di Stolt. Molto espressive anche le parti di chitarra solista, che si armonizzano nel brano senza strafare.

Grande atmosfera anche in The Void, in cui il cantato delicato di Stolt, armonizzato dall’altra guest star Casey McPherson (Flyng Colors) è accompagnato da un intreccio di chitarre acustiche e basso. Ottimo l’assolo di tastiera che introduce il crescendo della parte centrale, in cui Brislin si produce in sonorità alla Ian Hammer.

Non c’è prog degno di nome senza sarabande sonore lunghe e complesse. È il caso della superba An Eye for an Eye, sette minuti di jazz rock con un attacco al fulmicotone, stop and go e inserti jazzati di piano e chitarra.

In Goodbye, una ballad sognante dalle aperture strumentali fusion, si segnala il cantato di McPherson, che da ospite si ritrova padrone di casa.

Segue Sea Without, un inquietante intermezzo strumentale dai tocchi crimsoniani e dai controtempi power un po’ marziali.

In Broken Chord altra sarabanda sofisticatissima, in cui gli Yes di Fragile strizzano l’occhio alla Mahavisnu Orchestra, c’è la superba partecipazione di Jon Anderson, protagonista assoluto della superband britannica, che duetta alla grande con McPherson. L’ascoltatore, alla fine di questa maratona, a tratti bizzarra e sconvolgente, ma sempre fascinosa e zeppa di cambi di tempo e atmosfera, si ritrova piacevolmente stordito.

In The Hiding of Truth, ballad dai tempi cadenzati, c’è la bella prestazione di un altro guest d’eccezione: Jordan Rudess, tastierista e polistrumentista dei Dream Theater e dei Liquid Tension Experiment.

Con gli otto minuti di The Roaring Silence, iniziano le bonus track del secondo cd di The Sea Within. Stavolta i nostri si divertono alla grande con tempi funky e melodie americane, interpretate in maniera coinvolgente e virtuosistica.

I suoni retrò e le ricercatezze dominano in Where Are You Going?, in cui ai temi del minimoog segue una parte strumentale di clavicembalo.

Un po’ fracassona e piena di richiami vagamente lisergici, Time è un’altra prova di bravura, in cui la band si esibisce in cambi di tempo e ritmi dispari mozzafiato.

Chiude l’album l’evocativa e malinconica Denise, caratterizzata dall’alternanza tra tempi cadenzati e atmosfere acustiche.

The Sea Within in un’altra posa di gruppo

Che dire, in definitiva di The Sea Within? In conclusione si potrebbero commentare l’album e la band con una battuta perentoria: se le operazioni discografiche costruite a tavolino sono queste, evviva le label e chi le gestisce.

Iniziative di questo tipo hanno un rischio: l’incapacità di trovare la giusta sintesi in tanti – a volte troppi – stimoli, con gli esiti poco gradevoli del kitch o dell’incompiutezza.

I Nostri, anche grazie all’affiatamento maturato in anni di militanza comune nelle stesse band, hanno schivato alla grande i pericoli e consegnano ai fan e agli ascoltatori più colti.

Speriamo che il progetto duri e The Sea Within diventino una band con tutti i crismi: le premesse per seguiti altrettanto coinvolgenti e raffinati ci sono.

Buon ascolto davvero.

Per saperne di più:

La pagina web dei The Sea Within

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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