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Azionisti truffati, il giudice ordina: la Banca li risarcisca

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Il Tribunale di Verona condanna la Banca Popolare di Vicenza a rimborsare una risparmiatrice che aveva investito 40mila euro e a risarcirle i danni. La sentenza mette in discussione la transazione proposta dall’Istituto di credito veneto a 120mila clienti danneggiati seriamente dal crollo delle sue azioni, vendute senza informazioni adeguate. L’Adusbef esulta: non perdiamo la speranza, perché la giustizia esiste

Il 28 marzo scade l’offerta di transazione della Banca Popolare di Vicenza sulle proprie azioni acquistate dai risparmiatori nel decennio dal 2007 al 31 dicembre scorso. Sulla Bpvi, già colpitada un cataclisma finanziario, il 25 marzo è caduta un’altra tegola: la sentenza con cui il giudice Massimo Vaccari del Tribunale di Verona ha condannato la banca a risarcire una cliente che, tra il 2009 e il 2010, aveva acquistato 660 azioni al costo di 60,50 euro l’una.

Queste azioni hanno subito nel corso degli anni un crollo spaventoso: a partire dal 1 aprile 2015 sono scese dal valore di 62,50 euro a 48 e poi a 10 centesimi l’una. Una mazzata per la risparmiatrice che, prima di investire nella Banca, allora considerata sana e tutt’oggi in grado di risarcire, aveva ricevuto ampie rassicurazioni. Le azioni, così le era stato detto, erano sicure e i rischi minimi. E, se fosse stato necessario, la Banca le avrebbe ricomprate e lei non ci avrebbe rimesso niente.

Così non è stato. Già nel 2014, quindi un anno prima del crollo, la risparmiatrice aveva tentato di rivendere i titoli alla Bpvi, ma invano: le nuove norme della Banca Centrale Europea, infatti, vietavano l’utilizzo del fondo acquisto azioni proprie. In altre parole, la Banca non avrebbe potuto ricomprare le proprie azioni.

Da ciò l’offerta di transazione: per evitare la consistente pioggia di contenziosi che sarebbe seguita alla notizia choc, la Bpvi ha offerto un ristoro finanziario di 9 euro per azione più condizioni agevolate per mutui e conti correnti. La proposta, maturata nello scetticismo delle associazioni dei consumatori («Un’elemosina», l’hanno definita in tanti) e in scadenza oggi, viene di fatto vanificata dalla sentenza di condanna, ottenuta dall’avvocata Emanuela Bellini, delegata dell’Adusbef.

È vero, ha riconosciuto il giudice Vaccari, che la Bpvi non potesse più risarcire le azioni. Ma è altrettanto vero che la stessa Banca non aveva informato adeguatamente la sua cliente e non le aveva consegnato il cosiddetto contratto quadro.

Una vicenda analoga è capitata anche ai risparmiatori di Veneto Banca, che avevano acquistato azioni al valore di 40 euro l’una. In tutta Italia i risparmiatori truffati, così li definisce l’Adusbef, sono circa 210mila.

Se non fosse stato per la sentenza di Verona, tutti loro non avrebbero avuto alternative rispetto alla transazione proposta dai due istituti e attuata da Banca Nuova.

La decisione del Tribunale è solo un primo caso. Ma è anche un precedente che apre nuovi spiragli, anche per chi avesse già firmato la transazione, la quale può essere revocata.

C’è da essere moderatamente ottimisti, almeno secondo Fernando Scarpelli, avvocato esperto in diritto bancario e delegato calabrese di Adusbef.

«Non è possibile proporre azioni collettive», spiega Scarpelli, «perché manca il requisito dell’omogeneità dei diritti, visto che non tutti gli azionisti hanno posizioni uguali nei confronti della Banca e la costituzione di parte civile in un processo penale, attualmente impraticabile per Bpvi, presenta vari inconvenienti, primo tra tutti il rischio della prescrizione». Resta l’azione civile individuale, in Tribunale o davanti al nuovo Arbitro per le controversie finanziarie, per la quale il precedente di Verona lascia intravedere buone possibilità. Certo, conclude Scarpelli, «non tutti possono fare causa, perché si tratta di vicende comunque individuali, tra la Banca e il risparmiatore, ma non perdiamo la speranza perché la giustizia esiste». E, in caso di vittoria, non è di poco conto: la risparmiatrice vittoriosa ha ottenuto il rimborso delle azioni più i risarcimenti, per un totale di oltre 60mila euro. Non è piccolo, per essere uno spiraglio.

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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