Bonamassa resuscita i classici del rock blues britannico
Il chitarrista americano rende omaggio ai padri del rock in un live formidabile registrato a Greenwich
Una ruffianata? Non proprio, piuttosto una dichiarazione d’amore verso quell’immensa tradizione musicale che è stata il british blues, tanto più forte quanto più autorevole è l’amante.
E non può non essere così se l’innamorato in questione è quel grafomane della chitarra di Joe Bonamassa, che ha rilasciato poco più di un mese fa British Blues Explosion Live (J&R Adventures), che documenta un concerto svoltosi il 7 luglio 2016 presso l’Old Royal Naval College di Greenwinch, nel corso del quale il chitarrista italoamericano ha reso omaggio a Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page, i suoi idoli musicali, di cui ha eseguito varie cover racchiuse in 14 tracce.
Il livello dell’esecuzione, va da sé, è elevatissimo, non solo per via dei virtuosismi del Nostro, che sono a dir poco indiscutibili: un merito non secondario in questo bellissimo live (disponibile in pressoché tutti i formati, con e senza video) lo ha la band, composta da strumentisti di alto livello, e cioè il chitarrista ritmico Russ Irwin, il bassista Michael Rhodes, il batterista Anton Fig e il tastierista Reese Wymans.
Una band di cinque elementi, ma è persino superfluo ribadire che suonano come se fossero in venti.
L’aspetto più originale di questo live, sottolineato tra l’altro da tutti i critici, è la scelta di brani: l’ascoltatore non troverà nessun hit. Niente Cocaine, magari gonfiata a venti minuti a furia di svisate, né Sunshine of Your Love né Whole Lotta Love o Rock and Roll.
Bonamassa apre il live con un omaggione al più virtuoso del trio, cioè Beck, di cui esegue un medley di classici: il famoso Beck’s Bolero (che è poi anche un omaggio a Page, che lo compose per il bizzoso collega) e Rice Pudding.
Clapton è ossequiato con Mainline Florida e Swlabr, classico minore dei Cream. Page, nella versione Zeppelin, è presente con Boogie with Stu, tratta da Physical Graffiti e con How Many More Times, tratto da Led Zeppelin I. Una scelta snob? Proprio no. Semmai una decisione molto ragionata dal punto di vista filologico: grazie alla scelta di questi brani (il cui unico vero limite è non aver mai raggiunto le classifiche), Bonamassa evita di scadere nell’amarcord da megaconcerto e si concentra sulla qualità della proposta e, soprattutto, sulla modernizzazione del repertorio. In altre parole, la nostalgia c’è, ma non è mai canaglia.
Inutile, a questo punto, ripetere la scaletta e indicare preferenze: Bonamassa è in gran tiro in tutti i brani e il suo tocco è magico comunque, in grado di misurarsi con la lezione dei Maestri senza timori reverenziali.
Consigliato a tutti: sia a chi ha i capelli grigi sia a chi è più giovane, inclusi i mellennials meno rincoglioniti. British Blues Explosion Live è un viaggio nel passato per ripassare o apprendere, senza scordare le emozioni. E di questi tempi non è davvero poco.
Da ascoltare (e da vedere):
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