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L’antimafia chiama, la massoneria risponde

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Il Goi replica alla Bindi con un dibattito pubblico ad Aiello Calabro. Intellettuali e politici a confronto sulla libera muratoria

Il contrattacco mediatico del Grande Oriente d’Italia parte dalla Calabria. Cioè dalla regione da cui sono sorte le inchieste della Dda che, a loro volta, hanno provocato l’interessamento della Commissione parlamentare antimafia.

A vedere il pubblico, numerosissimo, che sabato pomeriggio ha gremito il teatro comunale di Aiello Calabro, un paese dell’entroterra del Tirreno cosentino, si capiscono due cose.

La prima: è vero che i massoni calabresi sono tanti. La seconda: è vero che i massoni calabresi iscritti al Goi sono i più numerosi.

La risposta pubblica, perciò, è risultata efficace proprio perché spettacolare. Non sarà più il partito della borghesia, come la definiva Gramsci, ma la massoneria sembra ancora in grado di mobilitare e di attirare. Non solo i suoi, che hanno presenziato in gran numero, ma anche esponenti della società civile, che civettano (o hanno rapporti di civile abitudine) coi grembiuli ma ben si guardano dall’indossarli.

Ed ecco che, sullo stesso palco, coordinati da Michele Lembo, giornalista di Radio Radicale, hanno dibattuto, con dovizia di argomenti, polemiche e frecciate, Giuseppe Messina, il presidente del Collegio circoscrizionale dei maestri venerabili della Calabria, l’ex parlamentare Daniele Capezzone, l’ex senatore forzista Giancarlo Pittelli, il consigliere regionale Giuseppe Graziano, il deputato del Pd Ferdinando Aiello, il presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci, anche lui in quota Pd, e Giancarlo Costabile, docente di Storia dell’educazione alla democrazia presso l’Università della Calabria.

Ci sta che in un incontro pubblico promosso dal Goi l’istituzione massonica sia stata difesa a spada tratta anche dai non massoni. Ci sta pure (e soprattutto) che i massoni calabresi abbiano rivendicato con orgoglio la propria appartenenza. Di più: la sortita pubblica di Aiello Calabro è un esempio positivo, perché proviene da una comunità a cui è stata spesso rimproverata la segretezza e che ora, invece, ha deciso di difendersi mettendoci la faccia.

Tuttavia, sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più. Ad esempio, un maggiore approfondimento della libertà di associazione, che il disegno di legge attualmente al vaglio del Parlamento pregiudicherebbe in parte. Ha detto bene Capezzone: «Questo disegno di legge sarà fermato». Tuttavia, il centrodestra notoriamente garantista che fine ha fatto in questa circostanza? Non risulta, o almeno non è emerso nella cronaca politica, alcun parere dissenziente degli esponenti non di sinistra della Commissione antimafia.

Una cosa, va da sé, sono le Procure antimafia, impegnate in processi pesantissimi, un’altra la Commissione parlamentare, che ha forzato la mano nei suoi poteri d’inchiesta. E ci sta, al riguardo, la frecciata di Graziano: «Non è che quest’inchiesta è legata a vicende del Pd e della Toscana?». Il sorriso del gran maestro Stefano Bisi ha fatto capire che il siluro del consigliere calabrese è stato ben lanciato.

Ma una risposta non c’è stata: come mai questa discriminazione politica a danno solo della massoneria? Perché nessuno schizzo di fango è volato su altre associazioni, alcuni membri importanti delle quali sono finite in inchieste altrettanto pesanti di quelle che riguardano i grembiuli del Sud profondo?

Il garantismo, esibito a oltranza dall’energico Pittelli, va bene. Ma non è tutto. Ed evocare la caccia alle streghe, che si sarebbe concretizzata con il sequestro delle liste degli iscritti, ordinato dalla deputata Rosy Bindi ed eseguito dalla Guardia di Finanza, non basta. Ha detto bene Costabile: «Bisogna avere paura dei roghi dell’ipocrisia». E, aggiungiamo noi, la massoneria 2.0, che esce allo scoperto e ribatte colpo su colpo alle accuse politiche può contribuire a spegnerli. Ma è un percorso appena iniziato e non facilissimo per una comunità che ha pagato sin troppo cari i propri rapporti con la politica.

La presenza di Iacucci e Aiello, tutti e due con un passato comunista, potrebbe essere un passo in avanti della sinistra verso la cultura delle garanzie. Tuttavia, sono le classiche rondini che non fanno primavera. Infatti, non sembra che la decisione della Bindi abbia sollevato dibattiti e suscitato dubbi nel Pd.

Va bene, infine, la standing ovation ricevuta da Bisi, che ha concluso l’incontro con un discorso traboccante di valori liberali e di spirito umanitario. Ma il duello con una parte della politica è appena iniziato e non sarà lungo né facile.

Resta un’ultima domanda: tra il pubblico c’erano due gran maestri onorari del Goi: Giuseppe Lombardo e Antonio Giancarlo Perfetti. Quest’ultimo, per gli appassionati di cose massoniche e calabresi, è tra l’altro impegnato in un faticoso braccio di ferro giudiziario con Agostino Cordova, il magistrato che inquisì le logge nei lontani anni ’90. Sempre a proposito di ricorsi storici, era assente per motivi di salute Ernesto d’Ippolito, il gran maestro onorario cosentino che in una recente lettera aperta ai suoi confratelli si è detto non contrario alla consegna delle liste. Anzi, si è ironicamente autodenunciato alla Bindi. La missiva è stata letta da tantissimi. Chissà che ne hanno pensato i pasionari col grembiule.

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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