Tra i Borbone e i Savoia: fatti e misfatti della Calabria Ultra
Rivoluzionari e legittimisti a confronto: la ricerca di Fabio Arichetta ripercorre le tragedie e le trasformazioni, della Calabria più profonda durante il crepuscolo delle Due Sicilie
Fabio Arichetta propone La Calabria Ulteriore Prima (Città del Sole, Reggio Calabria 2022) una raccolta di saggi su avvenimenti, appunto, in Calabria Ultra a cavallo dell’Unità d’Italia, frutto di una ricerca meticolosa nell’Archivio di Stato di Reggio Calabria.
La raccolta, introdotta da una prefazione di Antonino Romeo, è una carrellata sulle fazioni che si sono fronteggiate nel clima politico del periodo di riferimento.
Paolo Pellicano: un prete liberale
Un saggio analizza la figura del canonico reggino Paolo Pellicano punto di riferimento dei liberali e ispiratore dei moti degli anni Quaranta.
Pellicano divenne dapprima stretto collaboratore di Carlo Poerio e poi incaricato per gli affari ecclesiali nei governi costituzionali di Nicola Maresca Donnorso e di Carlo Troya.
Dopo la svolta reazionaria del 15 maggio 1848, continuò ad occuparsi degli affari ecclesiali, ma le sue idee politiche lo misero in contrasto sia con la Casa Reale, sia con le Autorità ecclesiastiche, da cui patì il confino e la sospensione a divinis.
Ritiratosi nella sua città natale, vi ricoprì ruoli di rilievo dopo l’Unità.
Pio IX: un papa quasi italiano
Per quel che riguarda il moto del 2 settembre 1847 (di cui Pellicano fu uno degli ispiratori), Arichetta individua gli antefatti nei fermenti seguiti all’elezione al soglio papale di Mastai Ferretti (Pio IX), i cui primi passi facevano quasi sperare in un sostegno pontificio al disegno Unitario.
Il saggio riferisce in modo meticoloso gli avvenimenti, riportando il proclama degli insorti, nonché l’elenco dei maggiori protagonisti, tra cui i fratelli Antonio ed Agostino Plutino, destinati, dopo il 1861, a ruoli di rilievo nel Regno d’Italia.
Vollaro: un napoletano per Venezia
Uno dei protagonisti del 1847, Francesco Saverio Vollaro, fu tra i volontari napoletani che parteciparono alla Prima Guerra d’Indipendenza, rimanendo a difendere la Repubblica Veneta agli ordini di Daniele Manin anche dopo il ritiro delle truppe da parte di Ferdinando II. Il fondo archivistico a lui dedicato è una miniera di notizie su questo episodio non marginale della storia d’Italia che ancora non è stato comple-tamente approfondito dagli storici.
Preti nel mirino dopo l’Unità
Dopo l’annessione del Regno delle Due Sicilie, il Regno d’Italia si trovò a fronteggiare, da una parte, il malcontento dei contadini che avevano visto frustrare le loro aspettative e, dall’altra, le resistenze dei fedeli alla deposta dinastia.
Particolarmente occhiuto fu il monitoraggio delle autorità sabaude, nei confronti del clero, sospettato di simpatie reazionarie e, pertanto, di potenziale tendenza a cospirazioni filoborboniche. In questo contesto, l’arresto dei domenicani Papagna e Frojo consentì di portare alla luce una profezia di suor Augusta Colomba di Taggia, testimonianza di un fil rouge che si dipanava fin dai tempi della Rivoluzione Francese: le profezie di religiosi che anticipavano avvenimenti secondo una lettura orientata del conflitto tra Illuminismo e Chiesa cattolica.
A tale conflitto non potevano restare estranee le temperie conseguenti alla raggiunta Unità, quando non furono pochi gli esponenti del clero distintisi per attività anti Savoia.
Religiosi contro
Al clero insorgente è dedicato uno dei saggi della raccolta, che esamina minuziosamente i moti filoborbonici di cui furono protagonisti esponenti del clero della Calabria Ulteriore, e sfociarono nella clamorosa espulsione dell’arcivescovo di Reggio Calabria, Mariano Ricciardi.
Non poteva mancare il sostegno del clero al Grande Brigantaggio. Ed ecco che Arichetta dedica particolare attenzione ai rapporti tra José Borjes ed il convento del Crocefisso, retto in terra di Bianco dai frati minori riformati.
Sbarcato a Brancaleone, restaurata l’autorità di Francesco II a Precacore, Borjes si scontrò con la Guardia Nazionale di Caraffa.
I monaci e il generale
Costretto a ripiegare, il legittimista catalano si rifugiò nel convento, ove fu festosamente accolto dai frati, che attirarono una imponente reazione della Guardia Nazionale e dei Bersaglieri. Questi ultimi misero a ferro e fuoco l’intera provincia, incendiarono il Castello e rastrellarono la popolazione.
L’ultimo saggio è dedicato alle cause dell’attuale arretratezza del territorio che fu Calabria Ulteriore.
Secondo l’Autore, la causa primaria è da rinvenirsi nell’isolamento, cagionato da carenze infrastrutturali che si trascinano dal XIX secolo e non sono state mai superate, specialmente sul versante Jonico.
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