Il giustiziere contro il Terrone e L’IndYgesto nel mezzo
Carlo Tansi ha usato un nostro articolo per colpire Pino Aprile. Ci dissociamo da questo modo di agire e ribadiamo, nell’articolo che segue, che la nostra è una critica culturale e la politica, soprattutto quella calabrese, non c’entra
Prima di iniziare è doveroso un ringraziamento a Carlo Tansi, per aver condiviso sui propri canali social, seppure solo per alcune ore, un articolo de L’Indygesto dedicato a Pino Aprile (leggi qui).
Forse il candidato alla guida della Regione Calabria non ha ottenuto i risultati che si aspettava e ha rimosso l’articolo. Tuttavia, i colleghi di Iacchite’ hanno registrato l’accaduto con ottima tempestività (e fedeltà ai fatti) assicurandogli l’eternità mediatica (leggi qui).
A questo punto è doverosa una domanda: quali problemi politici ha Tansi nei confronti di Aprile da arrivare a usare un articolo di questo giornale contro di lui?
Il quesito non è banale: è vero che chi scrive ha polemizzato a lungo con l’autore di Terroni, ma è altrettanto vero che queste polemiche non hanno praticamente nulla a che fare con le scelte politiche di Aprile, inclusa quella di scendere in campo alla guida di un proprio gruppo, il Movimento 24 agosto-Equità territoriale.
Queste polemiche riguardano solo le tesi storico-intellettuali del giornalista di Gioia del Colle. Chi scrive le ritiene infondate e ritiene inoltre di aver fornito con un dossier corposo le prove di questa infondatezza.
Perciò se Tansi avesse voluto prendere davvero sul serio la polemica culturale de L’IndYgesto si sarebbe dovuto tenere a distanza da Aprile.
Invece no: il geologo del Cnr ha flirtato a lungo con l’autore di Terroni. Al riguardo, è il caso di ricordare che Tansi fu l’unico candidato alle precedenti Regionali ad aver presenziato alla fondazione del Movimento di Aprile, avvenuta proprio a Cosenza a settembre 2019.
Non ci interessa sapere se l’ex presidente della Protezione Civile calabrese creda al terronismo oppure sia mosso da un senso cinico (e un po’ gretto) della Realpolitik.
Comunque sia, il flirt tra il terronista e il geologo si è interrotto lo scorso novembre con una polemica non proprio bella: ad Aprile che gli chiedeva (legittimamente) di fare un passo indietro per concordare una linea politica comune, Tansi aveva contrapposto il suo solito mantra: «Il candidato presidente devo essere io».
La politica, probabilmente, non è roba adatta a molti giornalisti. Ma è sicuro che i giornalisti la mastichino di più dei geologi.
Infatti, mentre Aprile ha lavorato per cucire un fronte in cui ricavare spazi proporzionati alle proprie forze reali, Tansi, un po’ troppo lusingato dai risultati ottenuti nelle Regionali del 2019, ha insistito con la sua voglia di leadership purchessia.
Quindi ha adattato il mantra nei confronti di Luigi De Magistris, che ha lasciato la sua Napoli per candidarsi a governatore della Calabria: sono disposto ad allearmi con lui ma il candidato presidente devo essere io.
De Magistris, del quale tutto si può dire tranne che sia un fesso (tra l’altro è napoletano doc), è sceso a Cosenza dopo aver dichiarato di volersi candidare alla presidenza ed è andato a trovare Tansi, il quale, una volta tanto e finalmente, ha dovuto mettere da parte il mantra. Uno dei due rinuncerà, prima o poi, ma per il momento il feeling c’è.
O meglio, ci sarebbe.
Già: tutto lascia credere che per l’ex sostituto procuratore di Catanzaro la questione si riduca all’agibilità politica, mentre per l’ex capo della Prociv la leadership a tutti i costi sia un fatto d’onore. Sembra quasi che Tansi, più che fare il presidente di Regione, aspiri a diventare il Führer dei calabresi.
Ciò non è parso vero ad Aprile che, da giornalista di lungo corso qual è, ha infilato una stoccata micidiale delle sue a Tansi: «Tra mille anni litigherà col Padre Eterno per stabilire chi dovrà comandare in Paradiso» (leggi qui).
Con tutta probabilità, proprio questa battuta ha ispirato a Tansi la condivisione mordi-e-fuggi del nostro articolo.
Il che fa capire che la compresenza di Aprile e De Magistris rischia di diventare un bel problema per Tansi.
Quest’ultimo ha costruito la sua comunicazione politica su due asset: il giustizialismo e il terronismo, declinato in chiave ultracalabrese, per riempire il vuoto politico che neppure i grillini sono riusciti a colmare.
Basta scrollare i canali social di Tansi per rendersi conto: sulle pagine del geologo le proposte di programma sono poche. In compenso, c’è una serie continua di post che esaltano le bellezze della Calabria in maniera ultraretorica oppure puntano il dito sulla classe dirigente, ladrona per definizione (la sua) e dipinta con un acronimo da cantina: Put, ovvero Partito unico della torta.
Tuttavia, di fronte al sindaco di Napoli il giustizialismo di Tansi sbiadisce. Al riguardo, è il caso di fare qualche domandina retorica: dov’era il ricercatore del Cnr quindici anni fa, quando De Magistris metteva alla gogna con le inchieste Poseidone e Why Not? la classe dirigente calabrese? Non entriamo nel merito delle inchieste, che chi scrive seguì come cronista, ma è doveroso ribadire che Tansi si è trasformato in fustigatore del malcostume politico-amministrativo solo dopo l’esperienza nella Prociv. Prima si è limitato a fare (benissimo) il proprio lavoro: studiare il territorio e denunciarne i pericoli. E lo ha fatto anche per istituzioni gestite da una parte di quella classe dirigente su cui ora lancia strali.
Stessa considerazione per il terronismo: dov’era Tansi dieci anni fa, quando Aprile rilanciava in maniera omeopatica la questione meridionale?
Non intendiamo, con questo, rimangiarci alcuna delle critiche che abbiamo espresso finora. Ma è doveroso riconoscere un merito: se non fosse stato per Terroni (soprattutto per il suo successo editoriale) e Carnefici la questione meridionale, già assente dall’agenda politica, sarebbe sparita anche dal dibattito culturale.
Se non ci fosse stato il revisionismo borbonizzante di Aprile, il mondo accademico sarebbe rimasto arroccato sui propri snobismi culturali, quello giornalistico avrebbe continuato a parlar d’altro e il Sud sarebbe rimasto il classico convitato di pietra da trattare con fastidio o, alla peggio, con degnazione. Se gli storici meridionali (e non solo) hanno ripreso a fare il loro lavoro, se alcuni economisti (Felice da un lato, Daniele e Malanima dall’altro) hanno riscoperto il Mezzogiorno come problema e sfida, lo si deve agli stimoli violenti di certo revisionismo.
In tutto questo, è lecita una considerazione: chi scrive ha criticato le tesi di Terroni e Carnefici dopo averli letti e approfonditi, Tansi – che ha provato a usare L’IndYgesto come una clava – ne ha sfogliato almeno qualche pagina?
Se arrivano gli originali, le riproduzioni rischiano di non servire più. E forse non si va lontani dal vero nel pensare che l’ex capo della Prociv abbia cazziato la nuora (Aprile) perché suocera (De Magistris) capisca.
Invece, come ha riportato correttamente Iacchite’, hanno iniziato a capire i seguaci di Tansi, che non hanno lesinato critiche all’aspirante Obergruppenführer ’i nuavutri.
Per quel che ci riguarda, abbiamo capito anche noi. Persino troppo.
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