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Aldo Bagnoni in azione

The Connection, la sperimentazione secondo Aldo Bagnoni

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Il batterista barese lancia il suo nuovo quartetto con un album a cavallo tra jazz e world music pieno di incursioni interessanti nelle tradizioni musicali del Sud

Connettersi è tutto, ci ricorda da ultimo Aldo Bagnoni, batterista jazz (ma anche poeta e fine dicitore dal gran gusto letterario) barese.

E non è un caso che l’ultimo progetto del virtuoso delle bacchette pugliese si chiami The Connection, un quartetto in cui il leader è supportato da tre validissimi musicisti: il polistrumentista Emanuele Coluccia, il contrabbassista Giampaolo Laurentaci e il tastierista Mauro Tre, poi sostituito da Angelo Mastronardi.

The Connection al completo

The Connection, inoltre, è il titolo del recente album rilasciato dalla band per l’etichetta romana Alfa Music. E difficilmente un titolo risulta più appropriato: la connessione evoca il concetto di rete e il concetto di rete (cioè una serie di contatti orizzontale in cui tutti gli snodi hanno uguale valore) evoca un altro concetto, vitale per l’arte, il glocal.

Proprio una filosofia glocal, espressa dai richiami alle tradizioni del Sud – pugliesi innanzitutto ma anche lucane – e declinata nei termini di una raffinata world music emerge con prepotenza dalle dieci tracce dell’album, di cui nove originali e uno, Limpopo’s Just Arrived, che consiste in una rielaborazione di temi tradizionali lucani con tanto di dedica al contrabbassista Bruno Tommaso.

La connessione come musa ispiratrice può voler dire tutto. Anche, ad esempio, rileggere l’immaginario disneyano in salsa world a partire dalla profondo Sudest: è il caso di Clarabella, dedicata appunto al celebre personaggio di Topolino, che apre l’album con suggestioni etniche jazzate e lo chiude in maniera circolare con un Epilogo di un minuto e mezzo su cui domina la voce narrante di Bagnoni.

La copertina di The Connection

Tra gli altri brani, che aspirano al rango di standard postmoderni, non si può non menzionare Cappello eolico, in cui un tema misterioso e suggestivo sorretto da una ritmica frenetica fa da trampolino alle improvvisazioni dei musicisti, giusto per ribadire che il jazz non è solo gioco di squadra ma anche espressione individuale.

Molto evocativa anche This Is My Place, arricchita da un bellissimo assolo di sax di Coluccia.

Dalle suggestioni mediterranee alla sperimentazione, pura ma gradevole, il passo è breve: lo dimostra l’enigmatica Eternal Returns, che evoca nel titolo la figura esoterica del ciclo (o, se si preferisce, il punto forza del pensiero nicciano) e si snoda con un andamento circolare. Una sorta di Uroboro su pentagramma, che offre nuovi dettagli ad ogni ascolto.

Arriviamo quindi alla citata Limpopo’s Just Arrived, in cui l’estro creativo di Bagnoni si sbizzarrisce nella reinterpretazione e nel citazionismo: ad esempio è difficile non scovare nella parte iniziale di questo bellissimo standard un riferimento preciso alla milesiana So What.

E si potrebbe continuare a lungo nella descrizione di The Connection.

Per quel che ci riguarda, è un album notevole, in cui quattro eccellenze musicali si esprimono al meglio in un gioco di intrecci pieno di vette liriche.

Una sfida vinta con la pandemia, che per molti artisti bravi si è trasformata in uno stimolo doppio: alla riflessione e alla creazione.

Speriamo solo di poter ascoltare un secondo capitolo da questo formidabile quartetto: siamo sicuri che la penna di Bagnoni sia carica del miglior inchiostro e riservi ancora non poche sorprese.

Da ascoltare:

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