Aria, un percorso in note nei sogni di Helen
Il terzo disco della giovane cantautrice valdostana mescola suggestioni elettroniche e rime in francese. Un made in Italy dall’originale vocazione europea
Aria, un titolo generico che può voler dire molte cose.
Ad esempio, contiene un riferimento alla lirica, in cui si è formata la giovanissima (classe ’98) cantautrice e polistrumentista valdostana Elena Iamonte, nota col nome d’arte Helen.
Aria, inoltre, evoca certe armonie musicali, che restano aperte e creano un tappeto etereo su cui lanciare armonie celestiali, perché certe armonie hanno a che fare con l’immenso.
Aria, ancora, è ciò che sfugge alle regole stilistiche, elaborate più dai critici che dagli artisti: è il movimento libero della creatività che si esprime con un soffio.
Tuttavia, al netto di divagazioni, Aria è di sicuro una cosa, per quel che ci riguarda: il titolo del secondo album in studio di Helen, uscito alle porte dell’inverno per la TdE ProductionZ del mitico Simone Momo Riva, che ha prodotto i tredici brani della raccolta ed è intervenuto in prima persona negli arrangiamenti, di cui ha eseguito una buona parte delle partiture strumentali.
Una garanzia di qualità che si aggiunge al talento eclettico dell’autrice, a suo agio sia nelle sonorità acustiche sia con le partiture elettroniche.
Ma anche una garanzia internazionale a tutto tondo: la cantautrice, a dispetto della sua formazione classica, si sottrae alle insidie di certa retorica pop tricolore non poco debitrice del belcanto, e si esprime (benissimo) in inglese e francese.
Scendiamo di più nel dettaglio.
È probabile che Aria sia sinonimo di ariosità. O almeno così la pensano Helen e Riva, visto che la title track, posta in apertura dell’album offre all’ascoltatore una linea melodica eterea, giocata sulla contrapposizione tra il cantato e il tappeto sonoro.
Altrettanto interessante la seguente Ça Suffit, tra l’altro singolo apripista dell’album, che si basa su una trovata di grande impatto nell’arrangiamento, in cui la vocalità calda della giovane artista ingabbia una ritmica dall’andamento deciso.
Notevole anche lo sviluppo di How To Begin, basata su soluzioni ritmico-armoniche originali.
La ricerca compositiva ed espressiva di Helen e Momo si esprime alla grande nei successivi Si Je Ferme Les Yeux e Mistakes, in cui all’alternanza delle lingue si accompagna quella, altrettanto varia, delle scelte stilistiche.
Why, invece, è un divertissment giocoso in cui una melodia allegra alleggerisce i temi esistenziali espressi nel testo e i dubbi e gli interrogativi profondi di Helen diventano i perché che un bambino rivolge ai genitori.
L’album procede con una piacevole alternanza e un altrettanto piacevole intreccio tra sonorità acustiche ed elettriche e termina con I Will Be Free, una canzone manifesto sulla poetica di Helen e, a mo’ di chicca finale, con la versione acustica di Si Je Ferme Les Yeux, che esprimono un feeling quasi live: una sorta di alla musica vera, quella che non riusciamo ad ascoltare da tempo nei locali, sui palchi e nelle piazze.
Helen è un concentrato di creatività, talento e inventiva, una vena preziosa che saprà esprimersi ancora in tante altre forme. E che aspettiamo di ascoltare a lungo, con l’augurio di un’ascesa forte e costante: quella che merita.
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