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Leo Badiali con la sua chitarra, foto di Marco Francesconi

È successo ancora, l’amore secondo Leo Badiali

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Una cotta giovanile ispira il singolo d’esordio del giovane artista toscano, che alterna la batteria jazz al cantautorato pop

Un arrangiamento semplice guitar based, una melodia fresca, che tuttavia non scade nel tormentone e un modo di cantare spontaneo e aggressivo, che ricorda un po’ Rino Gaetano.

Leo Badiali tra i girasoli (foto di Erica Portunato)

E poi un bel video a colori accesi, con inquadrature suggestive su un bel campo di girasoli, in mare aperto e sulla spiaggia. Uno scenario in cui ancora l’estate continua a essere una manna per i villeggianti settembrini, che preferiscono la natura al divertimento.

Estivo ma non troppo, pop con garbo e brio.

Parliamo di È successo ancora, il singolo di esordio di Leo Badiali, un millennial toscano (classe 2001), che tenta la strada del cantautorato dopo una gavetta a dir poco impegnativa come batterista e polistrumentista.

Non è, ovviamente, la prima volta che capita: l’esempio di maggior successo di questo tipo di scelta è Tullio De Piscopo, passato dal jazz al pop senza colpo ferire.

Ma nel caso di Badiali, le cose sono un po’ diverse, perché il giovanissimo versiliese ha alle spalle una gavetta promettente, fatta soprattutto di studio e con qualche affermazione pubblica, ma non ancora una carriera, come il grande batterista napoletano. Perciò tutto lascia pensare che Badiali, già enfant prodige delle percussioni (ha suonato a soli dodici anni per Roberto Vecchioni), potrebbe proseguire il suo percorso sul doppio binario del jazz e del pop-rock, con sviluppi e contaminazioni interessanti.

Sul versante della formazione, c’è poco da discutere: a soli 19 anni il Nostro vanta un background notevole.

Leo Badiali in riva al mare (foto di Erica Portunato)

Infatti, è stato allievo di Guido e Dario Carli e poi di Davide Lo Cascio, ha studiato pianoforte e chitarra al Liceo musicale Felice Palma di Massa e ha ottenuto una borsa di studio per la Berklee di Boston. Inoltre, ha partecipato, in qualità di batterista dei The M, a Italia’s Got Talent 2018 ed è primo batterista della Silent King Big Band, l’orchestra jazz della Regione Toscana diretta da Alberto Solari. Infine, per non farsi mancare nulla, Badiali ha dato prova delle sue qualità vocali al Festival delle Apuane, dove si è aggiudicato il primo premio per la miglior interpretazione canora di un brano inedito.

Davvero niente male.

Torniamo all’esordio solista. È successo ancora, uscito in radio e online il 7 settembre, è il racconto pulito di un innamoramento sbocciato nelle sere d’estate. Innamoramento e non amore, perché tutti i versi descrivono la classica cotta («Immagine impressa nella mia testa/ed io che mi aspetto che tu mi dica resta/e invece forse è stato tutto troppo sbagliato/o troppo presto per aver rinunciato») in cui siamo incappati più o meno tutti.

Il tutto cantato su un refrain immediato ma non facilone e di grande impatto.

Un buon esordio per Leo Badiali, che nel brano canta e suona la batteria ed è accompagnato da una band di tutto rispetto, costituita dal chitarrista Marco Barusso (produttore del pezzo assieme a Guido Carli) da Giuseppe Zito alle tastiere, da Fabio Angeli al basso e da Federico Badiali ai cori. Il tutto arricchito da un bell’assolo di chitarra di Pablo Gigliotti.

Altrettanto semplice e suggestivo il video, realizzato da Mindbox Studio, diretto da Guido Alberto Mattei e interpretato dalla bella Matilde Gervasi, che sorride e danza tra i girasoli e sulla spiaggia, come una musa eterea e insensibile al canto dell’innamorato.

La copertina di È successo ancora

Con la sua ragionata semplicità, È successo ancora ci ricorda che pop non è ancora una parolaccia e che i sentimenti ingenui hanno ancora diritto di cittadinanza nell’immaginario. Soprattutto nell’immaginario odierno, sin troppo colonizzato dai vaniloqui violenti della trap o dalla politicizzazione, a volte eccessiva, di alcuni ambienti indie.

In fin dei conti, che male c’è a raccontare la cotta che abbiamo vissuto tutti? E chi meglio di un ragazzo per raccontarla, anzi cantarla?

A differenza dell’amore vero è proprio, la cotta è un amore autosufficiente, che prescinde al massimo dall’appagamento. E infatti, non sappiamo come va a finire il corteggiamento raccontato da Badiali: non ce lo fanno capire né il testo né il video.

Il giovane artista si limita a cantare, in maniera appassionata ma non piaciona: «E tu che continui a farneticare/ti ascolto e annuisco senza replicare,/e a me va bene così perché sentirti parlare/mi fa emozionare».

E noi, quasi senza accorgercene, cantiamo con lui e ci immedesimiamo, perché non c’è niente di meglio di un sentimento ingenuo per ringiovanire un po’.

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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