Una vita a tutta rima, Cloude racconta il suo rap
Intervista al rapper Claudio Calcagno, esponente di punta dell’hip hop italiano grazie alla sua capacità di alternare la protesta all’intimismo
Dai circuiti alternativi al mainstream. Dalla protesta ai temi esistenziali. Quella del rap è una parabola ricchissima, un’evoluzione continua e a tratti controversa: si pensi alle polemiche che hanno accompagnato la trap, il sottogenere di maggior successo di questo filone musicale che (come il metal estremo) ha messo in secondo piano la melodia.
A dispetto di questa attitudine contro, il rap ha attecchito anche in Italia, dove ha mantenuto i tratti originali d’oltreoceano (la protesta e la rabbia oppure la riflessione intimista, il ricorso massiccio all’elettronica e agli effetti) e si è arricchito grazie a un uso non banale della lingua italiana.
Tra i mentori di questa italian wave figura il riminese Claudio Calcagno, in arte Cloude.
Classe ’83 e tre album all’attivo – Yes Bula (2013), Pioggia Sporca (2016) e Ogni maledetto Weekend (2018) – Cloude è tornato alle porte dell’estate appena trascorsa con Ti avrei voluta, un nuovo singolo in cui parla delle emozioni negative nate da un amore difficile.
Il brano, scritto in collaborazione con il rapper Blue Virus, ha avuto subito successo. E basta ascoltarlo per capire perché.
Per tutto il resto, chiediamo lumi all’autore.
Com’è nato Ti avrei voluta?
Questo pezzo nasce dalla mia esigenza di esplorare con la scrittura le tematiche più intimiste, in maniera diretta e senza girarci intorno. Il pezzo era già stato abbozzato, poi appena Blue ha confermato il feat, l’ho ripreso e convalidato sul beat.
Qual è il valore più profondo del tuo stile?
La mia sincerità è la parte fondamentale di tutto, poi dentro ci devono essere la vita e, ovviamente, l’intrattenimento.
Quali sono le tue influenze musicali?
Vengo dal cantautorato genovese, il primo genere ascoltato da bambino, a cui nel suono sono ancora attaccato. Poi ho iniziato ad ascoltare i Nirvana e, quasi contemporaneamente, il rap italiano. Quest’ultimo ha influenzato tutte le mie scelte e mi ha aperto un mondo nuovo.
Oltre Blue Virus quali sono stati tuoi compagni di viaggio?
Di Blue Virus apprezzo la scrittura e la professionalità. Poi c’è Nandu Popu dei Sud Sound System, che è un pozzo di cultura. Inoltre, ho collaborato con due dei produttori più forti che abbiamo in Italia: D-Ross e Startuffo.
Hai qualche aneddoto particolare da raccontare?
Sì, un featuring mancato di Amil Leonardo, che avrebbe dovuto partecipare al mio ultimo album. Ho cercato più volte di rintracciarlo, ma non si faceva sentire. E dire che mi ero fidato: nonostante l’avessi pagato, la sua partecipazione non si è concretizzata. Questa vicenda che mi ha lasciato un po’ male, soprattutto perché è un artista abbastanza conosciuto.
Quali sono le prossime iniziative in cantiere?
Ho pronto un disco che non vedo l’ora di farvi sentire, spero con la ripartenza dei live, perché ho voglia di vedere i fan. Comunque sto lavorando a cose nuove, come sempre.
(a cura di Andrea Infusino)
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