Il Kaiser ordinò: snazionalizzate gli italiani!
Francesco Giuseppe ordinò la “persecuzione” degli italiani in Trentino, Venezia Giulia e Dalmazia. Secondo alcuni storici la decisione dell’imperatore rimase solo sulla carta. Ma un’attenta ricostruzione su fonti originali dimostra che, purtroppo, non fu così. E questa politica fu alla base delle successive tensioni tra italiani e slavi…
Il famoso – o, se si preferisce, famigerato – ordine impartito da Francesco Giuseppe d’Asburgo al consiglio della corona il 12 novembre 1866 di procedere alla germanizzazione e slavizzazione del Trentino, della Venezia Giulia e della Dalmazia, dato, è storicamente indiscutibile, essendo riportato nella documentazione ufficiale imperiale.
Talora però si è dibattuto sulla sua effettiva applicazione: lo ha fatto, ad esempio, lo storico croato Grga Novak nel suo Političke prilike u Dalmaciji g. 1866.-76 (Zagreb 1960, pp. 40-41).
La risposta all’interrogativo deve comunque essere affermativa, perché la sua applicazione proseguì per decenni e si esplicò in molti modi e azioni. Francesco Giuseppe aveva tracciato una strategia della politica austriaca che, con inevitabili oscillazioni e cambiamenti, segnò la condotta dell’Impero verso gli italiani sino alla sua caduta, nel 1918.
Non vi sarebbe modo in questa sede anche solo di riassumere la massa enorme di decisioni personali dell’imperatore, di norme, misure amministrative, provvedimenti di polizia e militari, scelte del clero cattolico (che era di fatto in quegli anni un ramo dello Stato), progetti d’ampio respiro e piccoli aneddoti locali, che nel cinquantennio posteriore al 1866 si rivolsero a discapito degli italiani d’Austria.
[Come introduzione all’argomento, vastissimo e su cui manca a tutt’oggi una monografia, sia consentito un rimando al seguente articolo introduttivo: L’agonia della Dalmazia italiana sotto Francesco Giuseppe di Marco Vigna, Nuovo Monitore Napoletano, 20-10-2013]
Ci si limiterà pertanto a dimostrare che l’attuazione dell’ordine di germanizzare e slavizzare le comunità italiane fu intrapresa sin dal 12 novembre del 1866 (già durante il consiglio della corona stessa) e se ne verificherà la realizzazione lungo l’iter amministrativo.
L’imperatore ordina: snazionalizzate gli italiani
In primo luogo, l’ordine imperiale è inequivocabile ed imponeva di snazionalizzare gli italiani che vivevano nel Trentino (detto allora Südtirol nella terminologia ufficiale dell’impero, anche se questo toponimo era rifiutato dai suoi abitanti, che preferivano l’anteriore termine Trentino, modernizzazione di Tridentino in uso nell’era moderna, a sua volta volgarizzazione dal latino Tridentum), in Dalmazia e nella Venezia Giulia (Küstenlande nella generica denominazione ufficiale dell’impero, ossia Litorale), germanizzandoli e slavizzandoli forzatamente, con la massima energia e senza alcun riserbo.
Esso fu debitamente inserito nei verbali del consiglio della corona, come si ritrova nella documentazione ufficiale dell’impero, che citiamo alla lettera: «Se. Majestät sprach den bestimmten Befehl aus, dass auf die entschiedenste Art dem Einflüsse des in einigen Kronländern noch vorhandenen italienischen Elementen entgegentreten durch geeinignete Besetzung der Stellen von politischen, Gerichtsbeamten, Lehrern sowie durch den Einfluss der Presse in Südtirol, Dalmatien und dem Küstenlande auf die Germanisierung oder Slawisierung der betreffenden Landesteile je nach Umständen mit aller Energie und ohne alle Rücksicht hingearbeitet werde».
[Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, a cura di Stefan Malfèr, Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971; la citazione compare alla Sezione VI, vol. 2, seduta del 12 novembre 1866, p. 297].
La traduzione è la seguente: «Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in maniera decisa contro l’influsso degli elementi italiani ancora presenti in alcuni territori della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come anche con l’influsso della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, Dalmazia e nel Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di dette regioni a seconda delle circostanze, con massima energia e senza alcun riguardo».
Il Befehl con cui il kaiser ingiungeva die Germanisierung oder Slawisierung degli italiani perciò è una banale verità storica.
L’imperatore ordina ancora: germanizzate e slavizzate le zone italiane
In secondo luogo, alla codificazione dell’ordine di snazionalizzazione si aggiunse la disposizione dell’imperatore stesso a tutte le autorità centrali di procedere organicamente alla germanizzazione e slavizzazione: «Se. Majestät legt es allen Zentralstellen als strenge Plifcht auf, in diesem Sinne planmäßig vorzugehen» [Op. cit.].
La volontà imperiale fu quindi direttamente ed immediatamente trasmessa a tutti gli organi principali dello stato e con la direttiva di realizzarla «planmäßig» quindi «conformemente al piano» e «regolarmente».
La risposta dei ministeri-Il caso della Venezia Giulia
In terzo luogo, i ministeri comunicarono automaticamente alle autorità locali di procedere secondo la volontà dell’imperatore. I Kronländern a cui era destinato l’ordine imperiale erano tre, come si è visto: Trentino, Dalmazia, Venezia Giulia (Südtirol, Dalmatien, Küstenlande).
Si prende in esame per brevità il caso della Venezia Giulia. Ebbene, i ministeri degli Interni e della Giustizia in dichiarata ottemperanza all’ordine imperiale ed in seguito all’esplicita dichiarazione del primo ministro Richard Belcredi sulla pericolosità dell’etnia italiana comunicarono al luogotenente di Trieste e del Litorale di attuare alcune misure contro gli italiani stessi.
Precisamente, si imponeva di: preferire rigorosamente nella selezione del personale di ogni ramo della pubblica amministrazione gli austriaci e gli slavi [«des deutschen und slawischen Elementes»], mentre bisognava limitare il più possibile gli italiani [«italianischen Elementes»], che dovevano essere respinti e ridotti di numero nella pubblica amministrazione [«Zurückdrängung und Einschränkung» i termini utilizzati]; porre la stampa sotto un energico controllo. Insomma, si attuava esattamente l’ordine del kaiser di germanizzare e slavizzare i territori dell’impero abitati da italiani servendosi del personale dello stato e della stampa.
[La citazione completa del passo: «An den Statthalter von Triest und Küstenland geht die schnelle Reaktion des Staatsministers auf die Anordnung des Kaisers hervor; nachdem Belcredi nachdrücklich auf die vom italianischen Element ausgehenden Gefahren verwiesen hatte, schloss er das Schreiben folgendermassen: Namentlich hinsichtlich der Besetzung von Stellen ist es unbedingt geboten, dass durch die Wahl der Personen in allen Zweigen der Staatsverwaltung auf die Förderung des deutschen und slawischen Elementes strengste Rüchsickt genommen und dadurch nicht nur dem Umsichgreifen des italianischen Elementes entgegengewirkt, sondern auch vielmehr dessen Zurückdrängung und Einschränkung planmässig verfolgt werde. Gleichzeitig wende ich mich an den Herrn Justizminister, um eine energische und eindringliche Überwachung der Presse zu er zielen»] [op. cit.]
Ancora in Venezia Giulia: le attività dei poteri locali
In quarto luogo, è possibile provare che già nel novembre del 1866 le autorità locali diedero attuazione alle misure pervenute dai ministeri centrali.
Uno degli obiettivi che il consiglio della corona si prefiggeva era la rimozione dell’italiano quale lingua amministrativa all’interno del Litorale. Questo ruolo di privilegio era dovuto al fatto che l’italiano, come prima il latino, era la lingua scritta e utilizzata dalle persone colte in tutta la Venezia Giulia.
Il ministro della Giustizia sottolineò che questa operazione stava già avvenendo nei limiti del possibile [«Der Justizminister wies darauf hin, dass dies im Bereich des Möglichen ohnehin geschehe.»]. [Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867, cit., appendice, p. LI.]
Ancora, il 25 novembre di quell’anno il Luogotenente del Litorale, Ernst Leopold von Kellersperg, scrisse al ministro della Giustizia in risposta alle comunicazioni di cui sopra, spiegandogli che l’uso della lingua italiana era prevalente in ambito giudiziario, ma che egli si adoperava per mutare questa situazione, poiché, egli precisava, «più importanti interessi di Stato suggeriscono di favorire nel modo più energico gli elementi non italiani». [«die gewichtigsten Staatsrücksichten für die thatkräftigste Förderung der nichtitalienischen Elemente vorhanden sin»].
[La comunicazione luogotenenziale è riportata ed esaminata in diversi studi. Qui intenzionalmente si fa riferimento ad un saggio in lingua tedesca pubblicato a Vienna: Frank Wiggermann, K.u.K. Kriegsmarine und Politik: Ein Beitrag zur Geschichte der italienischen Nationalbewegung in Istrien, Wien 2004, p. 54].
In conclusione
La sequenza di ordini e attività risulta incontestabile: l’imperatore Francesco Giuseppe ordina di procedere alla germanizzazione e slavizzazione degli italiani ed il consiglio della corona verbalizza la sua decisione; la direttiva è trasmessa a tutte le autorità centrali con l’istruzione di agire sistematicamente in questa direzione; i ministeri dell’Interno e della Giustizia in ottemperanza alla volontà del Kaiser comunicano alla Luogotenenza di Trieste di favorire in ogni modo le assunzioni di slavi e germanici nell’amministrazione e di porre la stampa sotto controllo; la Luogotenenza risponde che si sta procedendo in tal senso e il ministero della Giustizia lo conferma.
Inoltre, la concatenazione ricostruita lungo la scala gerarchica della struttura statale dell’impero, con una serie causale determinata dalla trasmissione di ordini e che passa dall’imperatore, al consiglio della corona, ai singoli ministeri, al governatorato del Litorale, esclude ogni dubbio. Si deve pertanto concludere necessariamente che il Befehl dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo di germanizzare e slavizzare gli italiani fu effettivamente applicato.
Lo confermano diversi saggi, come lo studio del professor Monzali, che è d’importanza capitale per la conoscenza delle vicende politiche dalmate dal 1866 al 1914 [Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, Firenze 2011 (edizione originale 2004), pp. 69 sgg.].
Beninteso, si ribadisce che in questo articolo per ovvie ragioni di spazio ci si è limitato a ricostruire un caso specifico riguardante il territorio giulio-veneto nel 1866, laddove la snazionalizzazione si esplicò in una pluralità di modi, durò decenni e coinvolse Trentino, Venezia Giulia e Dalmazia.
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Al mio paese, l’isola di Lussino, qualcosa non ha funzionato perchè i miei nonni, quello paterno nato nel 1875, ed i miei genitori, mio padre nato nel 1902, hanno tutti frequentato le scuole italiane primarie, secondarie e l’Istituto Nautico e nessuno sapeva parlare bene il tedesco e pur non essendo “austriacanti” (austrofili) hanno sempre parlato bene dell’Amministrazione Asburgica, tanto che mio nonno mi aveva scritto che c’era libertà assoluta. Forse l’unica cosa che facevano era appiccicare la ch ai nomi italiani e così la nonna paterna è diventata Piccinich ed il nonno materno Furlanich, ma la nonna materna è rimasta Botterini. All’arrivo dell’Italia alcuni ch sono stati levati, altri sono rimasti. E per quanto mi hanno raccontato i nonni ed i genitori ed in genere anche conoscenti, nessuno si è accorto di questo processo di slavizzazione. Che Lussino sia un’eccezione o le desiderata dell’imperatore non hanno trovato piena applicazione ?
Questo è da approfondire. Ovviamente, l’articolo che ha attirato la Sua attenzione si basa su atti e ordinanze. Quanto e come questi siano stati applicati in concreto dalle autorità è altro discorso.
Grazie per l’attenzione e per la testimonianza.
Saverio Paletta
La storia la conosciamo, non è questione di ignorare cosa è successo in cattiva od in malafede.
Non non siamo italiani, non abbiamo nulla a che fare con quella coltura del ” lei non sa chi sono io ” etc.
Lubiana e Vienna sono molto più vicine a Trieste di Palermo o Roma.
E’ solo questione di scegliere il meno peggio.
Noi non siamo italiani, siamo mitteleuropei.
Buongiorno e mi scuso per il ritardo. Che Lei conosca la storia non dubito.
Tuttavia, che c’entra la lezioncina di “mitteleuropeismo” applicato al Friuli col contenuto di un articolo frutto di ricerche su fonti originali e in lingua originale?
Mi scusi, commenti l’articolo per quel che dice e non per quel che crede di leggervi.
Infine, non sarebbe sgradita una firma per esteso.
Una buona giornata
Saverio Paletta
In questo articolo manca una domanda essenziale: perché? Forse perché, i Savoia hanno aggredito in più guerre senza nessunissima motivazione terre millenarie dell’impero, anche quelle abitate da genti di lingua tedesca o slovena; forse perché gli italiani in queste terre, ma anche in Istria e Dalmazia, si sono dimostrati infedeli e traditori, hanno creato tensioni e provocato disordini; perché ad esempio un deputato a Vienna, Cesare Batttisti, avrebbe tradito il suo giuramento e combattuto contro la sua patria; perché una strettissima minoranza, sobillata da lombardi e piemontesi, andava contro la volontà del 90% degli abitanti, come ebbe a dire anche un altro deputato a Vienna, De Gasperi. altri irredentisi, coe Biagio Marin, già una settimana dopo l’anessione di queste terre si pentirono amaramente del loro appoggio al Regno d’Italia. MPa forse anche perché un Wilhelm Oberdank portava con sé delle bombe a mano per uccidere l’imperatore. Forse perché un italiano aveva ucciso l’imperatrice Sissi; E potrei continuare a lungo; termino solo con na frase di Fancesco giuseppe, cjhe per altroal corte parlava italiano: “Il re d’Italia mi ha dichiarato la guerra. Un tradimento di cui la storia non conosce l’uguale, è stato commesso dall’Italia ai danni dei suoi alleati.
Egregio Odorico,
Perdoni il ritardo della mia risposta.
Vado con ordine. 1) L’Italia (così come la Germania imperiale) si è costituita a danno dell’Austria. Non entriamo nel merito delle rivendicazioni e dell’irredentismo, perché altrimenti non ne usciamo.
2) Non è provata la schiacciante maggioranza di filo-imperiali, a cui le “sparute minoranze”, sobillate da piemontesi e lombardi avrebbero addirittura usato violenza.
L’articolo che Lei commenta, tuttavia, parla d’altro: le misure adottate dall’Impero nei confronti dei sudditi di nazionalità italiana. Queste misure sono documentate su fonti in lingua originale.
Altro discorso, la loro applicazione.
A proposito di tradimenti: lo Stato Maggiore austriaco sapeva benissimo delle trattative italiane. Non a caso, il governo tedesco fece pressioni sull’Austria-Ungheria perché cedesse all’Italia i territori rivendicati (in cambio, il Reich Guglielmino avrebbe ceduto agli Asburgo propri territori…). Il tutto per tenere l’Italia fuori dal conflitto o, alla meno peggio, tirarla dalla propria parte.
In tale ottica, parlare di “tradimento” è propaganda.
Grazie per l’attenzione
Saverio Paletta
È incredibile pensare che vi sono degli italiani, anche delle mie zone, che rimpiango l’oppressione asburgica. Da parte mia ricordo la strage di Castelnuovo del Garda dove nel 1848 gli austriaci uccisero un centinaio di persone, soprattutto donne e bambini. Purtroppo in Italia in questo momento è facile mistificate il passato.
Un altro aspetto interessante è la scomparsa della componente Ladina nella zona occidentale di quello che
oggi chiamiamo AltoAdige Südtirol : vi era una continuita’ fra i ladini (gardenesi etc ) e i romanci>ladini svizzeri
le comunita’ ladine sparse in tutto il Tirol (attuale AAdige) scomparvero e comunque si concentrarono solo nelle zone
isolate della zona orientale .Un evidente intento di circoscrivere le comunita’ non ‘tedesche’ e compattare>omogeneizzare etnicamente il Tirol ottocententesco
Ottimo, grazie per l’approfondimento di una vicenda storica di cui mi interesso da anni.