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Gli anni ’80 secondo i MyOwnMine

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Il trio cosentino esordisce con “Everything Is In Perspective”, un tuffo nei suoni del decennio “di latta”, rivisitati con un un piglio originale e arricchiti da contaminazioni interessanti

«Grande Giove!»,potrebbe urlare il mitico Dr Emmett Doc Brown di Ritorno al futuro se potesse ascoltare oggi Everything Is In Perspective, il disco d’esordio dei cosentini MyOwnMine.

L’album, infatti, è zeppo di richiami nostalgici al pop-rock anni ’80: l’ideale colonna sonora del celebre film di Robert Zemeckis. E tuttavia sarebbe riduttivo definirlo una ripresa della lezione dei The Smiths o degli Spandau Ballet.

Intendiamoci: l’influenza di questi big c’è, ma l’inclinazione vintage convive alla grande con altri richiami (soul step e r’n’b) che la diluiscono e l’attualizzano.

La copertina di Everything Is In Perspective

Il progetto nasce dall’idea di Francesco Parise, voce e in un primo momento unico titolare dell’iniziativa. La band vera e propria ha preso corpo con l’arrivo del batterista Yandro Estrada (già nei Camera 237, Kyle e Artico) e del bassista Giuseppe Mazzuca.

Everything Is In Perspective è il frutto di due anni di lavoro. Il titolo, che letteralmente significa Tutto è in prospettiva, evoca l’idea di uno sguardo in soggettiva sulle diverse tematiche trattate negli otto brani dell’album, in cui si parla delle diverse sfaccettature dell’amore e delle sfide della vita quotidiana.

I testi e le musiche sono di Francesco Parise, che ha curato gli arrangiamenti assieme a Estrada, Mazzuca e Silvio Perri, il quale ha suonato il basso in tre brani: Shut The Door, Inside The Volcano, Fell In. L’album è stato registrato presso Isound,Rende (Cs), da Francesco Malizia. La produzione artistica e il mix sono di Vlad KayaDub Costabile, mentre il mastering è di Andrea De Bernardi presso lo studio Eleven Mastering di Busto Arsizio (Milano). La Produzione Esecutiva è dell’Associazione Calabrians City Rockers con il sostegno del Mibact e della Siae, nell’ambito del programma Per Chi Crea.

I MyOwnMine (foto di Arturo De Rose)

We Come From The Same Water apre le danze nel segno della tradizione pop internazionale e racconta la storia di due vite che, come rivoli di fiume, sono destinate ad incrociarsi.

Shut The Door cala l’ascoltatore negli anni ’80 più profondi con l’aggiunta di interessanti sfaccettature elettroniche. Il pezzo è il singolo apripista accompagnato da un videoclip (il primo di una serie di tre) realizzato da Mauro Nigro.

Il video racconta, con un certo gusto per il nonsense, la disavventura di un giovane musicista arrivato in ritardo a una gara di ballo. È una serata inverosimile: ogni ballerino possiede uno stile a sé, il presentatore sembra sputato fuori dalla macchina del tempo, una ragazzina strana balla da sola e la donna delle pulizie svolge il suo lavoro incurante del concerto. Ma soprattutto, alcuni camerieri strani vengono arrestati mentre scoppia una rissa tra i ballerini.

Inside The Volcano parla di un viaggio all’interno di un vulcano che diventa una metafora sull’introspezione. La musica rallenta e si modella, grazie alla voce di Francesco Parise, sull’alternative r’n’b contemporaneo.

Atmosfere vintage ottantiane emergono in I Can Feel It In The Air.

Il testo è un manifesto di ogni tipo di amore irrazionale sul ritmo trascinante di Estrada e Mazzuca.

By My Side e My Heart In Your Stomach rievocano la new wave, sempre secondo i crismi dei mitici ’80, ma con un pizzico di elettronica vintage che non guasta.

La tematica malinconiche rinviano invece al new romantic.

Si continua sulla stessa linea con gli ultimi due pezzi del disco.

My Possession parla dell’amore come sentimento liberatorio ma al tempo stesso contaminato dalle catene dell’ossessione e del possesso.

Fell In è uno sguardo alle promesse sfumate e agli errori portatori di solitudine.

I Myownmine esordiscono con un album grintoso e sperimentale quel che basta, in cui il passato è filtrato con una lettura contemporanea. I tre musicisti calabresi rinverdiscono su pentagramma la vicenda di Marty e Doc: salgono sulla loro DeLorean si tuffano nei lustrini e nelle illusioni degli anni ’80 e, come nel celebre film, ritornano al futuro.

Da ascoltare (e da vedere):

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