The Bo, quel folk immaginifico made in Calabria
Il duo cosentino esordisce col concept “Strane forme d’umanità”. Sonorità mediterranee e immaginario internazionale vanno a braccetto in un album gradevole e originale
Prendi una sera, aggiungi una chitarra e una batteria, miscela folk e rock, e arricchisci il tutto con personaggi alla ricerca di avventure fantastiche e fantomatiche.
Artefici di questa ricetta sono i calabresi Piero Borsani, ovvero Piero Bo, vocee chitarra, e Domenico Schiariti in arte Aton Cajon, batteria, che, dopo una lunga collaborazione, formano i The Bo. L’esordio di questo progetto avviene nel 2018 con il videoclip del brano Dracula (My Name Is). Lo scorso luglio è il turno del secondo brano, La compagnia della filibusta. Ed infine il terzo step è Ambiguità, brano abbinato al precedente Dracula (My Name Is).
A gennaio 2020 esce il primo album, Strane forme di umanità, una specie di concept fatto di racconti di personaggi, luoghi e avventure.
Si parte con le avventure di corsari alla ricerca di un tesoro lungo il Tirreno in un’Odissea tutta italiana: La compagnia della filibusta Tra folk e rock possiamo immaginare la ciurma di pirati a bordo di un veliero salpato da Cythar. Il tutto rafforzato dai giochi di violino e scacciapensieri e dal tono scanzonato di Piero Bo.
Sulla scia della stessa, leggera ironia si prosegue con Nel nome di Allah, che prende di mira le mistificazioni e i luoghi che distorcono il senso di ogni concetto, a partire da quello di Dio.
Berlino è una città storicamente colpita dagli eventi più disparati e tragici. I suoi guai sono causati dall’avidità umana, dai cosiddetti Porci in guerra, di cui si parla in un brano dal ritmo sostenuto.
Regime in festa si riferisce in maniera pesante ai colpi assestati alle nostre libertà dai manipolatori.
Di dove sei invita ad ignorare ogni aridità umana.
Una voce sinistra, rafforzata dal tocco della chitarra, annuncia l’inizio di un racconto segreto: Storie di killer è, appunto, il racconto di un assassino schizofrenico che svela i suoi piani.
L’avidità generata dal Dio denaro origina Ambiguità, il settimo brano omonimo del disco. Il pezzo ha lo sfondo di una street story ambientata in California dal videoclip realizzato da Borsani.
Anche dalle suggestioni date dal videoclip, Dracula (My Name Is) evoca le pagine di Intervista col vampiro. Un corto horror girato tra le mura del castello di Fiumefreddo Bruzio, un bellissimo borgo della costa tirrenica cosentina.
Introdotta da un bel violino, L’ex Magna Grecia descrive la situazione attuale: passare da ladro di sogni a ladro di fondi e beni pubblici il passo è breve.
Sempre nel segno della polemica politica la successiva Facce nere, letteralmente trascinata dalla chitarra.
Il Figlio del male racconta di un’entità irreale, estrapolata da una società dispersa nell’illegalità e dell’immoralità.
Mostradamus, che caricatura il celebre veggente (e visionario) è un cartomante, profeta, mercante o mago (fate voi), che cerca di ingannare e sconvolgere il mondo. Perdizione e benedizione sono gli opposti che si trovano al confine uno dell’altro. Come anche scienza e religione, come Sua Santità e sua malvagità. La scelta rimane se voler conoscere per credere di più.
Ritratti di un’umanità che non si nasconde più, che non cerca giustificazioni. La sincerità li potrà premiare? Di certo i due artisti calabresi disegnano un piccolo sussidiario di cliché rivisti dall’insolita prospettiva dei cosiddetti carnefici. Sonorità post punk tendenti all’alternative italiano rock italiano per un album pieno di buone premesse.
Da ascoltare (e da vedere):
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