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Stevie Wonder suonato per i jazzisti

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Moroni e Ionata interpretano il re del soul sulle assi del Piccolo di Castiglione Cosentino

A dirla tutta, l’idea non è nuovissima, perché Dado Moroni e Max Ionata l’hanno già avuta e realizzata con successo nei confronti di Duke Ellington, a cui nel 2012 avevano dedicato Two for Duke, un album di cover, nei limiti in cui quest’espressione può essere utilizzata nel jazz e, soprattutto, può essere applicata a degli standard.

Stavolta il pianista ligure e il sassofonista abbruzzese hanno deciso di interpretare Stevie Wonder, un grande artista associato ad altri generi (dal soul al pop passando per il funky) e per Two for Stevie (2014, Roma, Via Veneto JazzJandomusic) si può parlare di fusion o di divulgazione del jazz. Le melodie sono quelle del grande del Michigan, visto che il cd è costituito da 11 successi di Wonder (Overjoyed, Don’t you worry’bout the thing, Isn’t she lovely, I wish, Chan song, Love’s in need of love today, Have a talk with God, Send one your love, You are the sunshine of my life, The secret life of plants, Ribbon in the sky), le armonie e le interpretazioni sono del duo e conducono i motivi wonderiani in area jazz senza snaturarli o sovraccaricarli, come invece spesso avviene quando i jazzisti si danno al pop.

La performance con cui i due artisti eseguiranno le cover di Wonder  aprirà il 4 marzo la rassegna Jazz da Gustare, organizzata e diretta dalla pianista Maria Letizia Mayerà, che si svolgerà presso il teatro Il Piccolo di Castiglione Cosentino, un piccolo comune alle porte di Cosenza, che ha già ospitato nel 2015 la prima edizione del festival, che si basa su una formula particolare: oltre al concerto è prevista una cena, che si terrà nell’intervallo dell’esibizione nel bistrot del teatro, un po’ come accadeva nei club della golden age del jazz.

Moroni e Ionata, conosciuti e stimati dal pubblico degli appassionati del genere, vantano curricula chilometrici, su cui val la pena di soffermarsi.

Genovese, classe ’62, Edgardo Dado Moroni suona il pianoforte dall’età di 4 anni e ha iniziato la carriera musicale appena 14enne, al fianco di mostri sacri della scena italiana come Franco Cerri, Luciano Milanese, Gianni Basso, Sergio Fanni, Massimo Urbani e Tullio De Piscopo. Proprio con quest’ultimo Moroni esordisce su disco a soli 17 anni e da lì la sua carriera, in costante ascesa, prende una direzione nazionale.

A partire dal 1983 Moroni è in Svizzera, dove è uno dei musicisti di punta del leggendario Widder Bar, uno dei luoghi di culto del jazz europeo. Lì suona con il quartetto di James Moody e si unisce al James Wood Trio, con cui gira l’Europa e accompagna giganti come Clark Terry, Johnny Griffin, Freddie Hubbard, Bud Shank, Buddy De Franco, Zoot Sims e molti altri.

Nel 1987, il pianista suona e incide con altre due leggende viventi: i contrabbassisti Ray Brown e Ron Carter. Nel 1989, in qualità di membro dell’Alvin Queen Quintet, Moroni intraprende un tour in Africa, a cui segue, nel 1991 una tournee mondiale con il quartetto di George Robert.

Nel 1995, dopo essersi imposto all’attenzione della critica con un’interpretazione di Giant Steps di John Coltrane, l’artista ligure inizia un sodalizio con il pianista classico Antonio Balista e poi partecipa al prestigioso festival giapponese Mount Fuji/Concord Jazz Festival.

La consacrazione definitiva per Moroni arriva nel 1999, con l’inclusione nella Biographical Encyclopaedia of Jazz di Leonard Feaher e Ira Gitler.

Il nuovo millennio è pieno di collaborazioni e tour prestigiosi e porta con sé anche il riconoscimento accademico quando, nel 2010, l’artista genovese ottiene la cattedra di pianoforte Jazz presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.

Tra un concerto, un album e una clinc, Moroni non disdegna incursioni nel mainstream, come testimoniano le sue collaborazioni con Lucio Dalla, Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro, Ornella Vanoni e Mietta. Con quest’ultima il pianista ha ideato un progetto originale: Quando il jazz fa pop.

Abbruzzese, classe ’72, Max Ionata è uno dei migliori sassofonisti della scena italiana. Forte di circa 70 album incisi nel corso degli anni, Ionata vanta un chilometrico carnet di collaborazioni con artisti del calibro di Robin Eubanks, Reuben Rogers, Clarence Penn, Lenny White, Billy Hart, Alvin Queen, Joe Locke, Anne Ducros, Steve Grossman, Mike Stern, Bob Mintzer, Bob Franceschini, Hiram Bullock, Joel Frahm, Miles Griffith, Anthony Pinciotti, Jon Cowherd, John Benitez, Dino Piana, Roberto Gatto, Stefano Di Battista, Gegè Telesforo, Giovanni Tommaso, Flavio Boltro, Furio Di Castri, Fabrizio Bosso, Enrico Pierannunzi, Mario Biondi, Ornella Vanoni, Sergio Cammariere e Renzo Arbore.

Il sodalizio artistico tra Moroni e Ionata risale ai primi 2000 e si è cementato con le rivisitazioni dei classici di Ellington e Wonder.

I biglietti per il concerto sono in prevendita presso l’agenzia Inprimafila di Cosenza, dove è possibile anche acquistare l’abbonamento completo a tutta la rassegna Jazz da Gustare.

Dove acquistare i biglietti:

Agenzia Inprimafila

Per saperne di più:

Jazz da gustare

Intervista a Dado Moroni

 

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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