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Un traditional moderno per il Giorno della memoria

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La cantante Stella Bassani reinterpreta “Il mio popolo devo lasciar”, il canto popolare ebraico dedicato alla diaspora

Una tradizione culturale. La storia di un popolo che si intreccia in maniera stretta, intima, alle vicende familiari.

La storia di una canzone, che nasce da quella tradizione e si innesta nella storia di una famiglia.

Il mio popolo devo lasciar è la versione italiana di un antico canto popolare ebraico, che racconta i sentimenti della diaspora, tradotto e adattato dal compositore e polistrumentista Cesare Galli, uno dei pionieri della scena jazz italiana.

Stella Bassani, cantante mantovana molto popolare nelle comunità ebraiche europee e nipote di Galli, propone una versione più che aggiornata di questo traditional, tra l’altro suo cavallo di battaglia nei concerti.

Il brano, sottoposto a un massiccio restyling dal compositore Paolo Pasotti e dall’arrangiatore Stefano Morselli, è diventato un brano dance che mescola una ritmica blandamente tecno a sonorità dream pop anni ’80. Stesso discorso per il testo, in cui i versi yiddish originali convivono con il coro in italiano, che sulla base tecno diventa un simpatico tormentone.

«Il mio popolo devo lasciar/La mia terra il mio cielo il mio mar/Per ignote contrade dovrò vagar/Il mio popolo devo lasciar»: è il ricordo del tormento interiore del migrante, il secondo aspetto dell’anima ebraica.

Non a caso, il brano sarà lanciato in via ufficiale il 27 gennaio, in occasione della Giornata della memoria.

Con questo singolo dal suono nuovo e dal sentimento antico Stella Bassani si conferma artista impegnata, sia nell’aggiornamento-conservazione della cultura ebraica sia nel contrasto all’intolleranza e alla cultura dell’odio. Buon sangue non mente: se la vocazione musicale le proviene dal nonno, l’impegno culturale è eredita diretta di papà Italo, autore di Tanzbah (1989), un libro autobiografico in cui racconta la rocambolesca fuga nell’Italia della Seconda guerra mondiale per evitare la deportazione.

Il mio popolo devo lasciar è anche il ritorno discografico della Bessani dopo un tour di sei anni tra Italia e Svizzera a coronamento del successo dell’album d’esordio I giardini di Israel (2013). Buon ascolto.

Da ascoltare:

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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