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Il ritorno dei Death SS, ovvero l’Apocalisse secondo Steve Sylvester

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Col recentissimo Rock’n’Roll Armageddon la shock rock band italiana dimostra un’invidiabile salute artistica, cita Alice Cooper e dà i punti a Marilyn Manson

Su Rock’n’Roll Armageddon, nona prova in studio dei tosco-marchigiani Death SS, le recensioni si sono sprecate.

Tutto si è risolto in una gara a rivelare questo o quel dettaglio o retroscena. Con tanto di menzione del gustoso prequel dell’album, pubblicato  dalla indie Lucifer Rising (la house label del leadr Steve Sylvester) e prodotto da Freddy Delrio, il tastierista della band. Ci si riferisce alla polemica tra i Death SS e il Consiglio Pastorale Parrocchiale e gli Operatori Parrocchiali di Chiaromonte (Pz), scoppiata in seguito alla partecipazione del gruppo all’Agglutination Metal Festival, una rassegna musicale lucana piuttosto nota.

I Death SS in carne, ossa e trucco

La band ha minacciato di querelare il Consiglio Pastorale che aveva lanciato le consuete accuse di satanismo allo show incendiario e basato su una scenografia e un’iconografia horror-esoterica secondo i canoni dello shock rock.

Riportiamo anche noi questa vicenda per sottolineare un dettaglio evidentemente sfuggito o sottovalutato: sarebbe la prima volta nella storia del rock, in cui le accuse di satanismo e oscenità (o, addirittura, di istigazione al suicidio) si sono sprecate, che gli artisti, notoriamente sempre sul banco degli imputati, non si limitano a rispondere a muso duro ma diventano accusatori.

Detto questo, passiamo volentieri alla musica.

La copertina di Rock’n’Roll Armageddon

Rock’n’Roll Armageddon, lo diciamo senza troppi giri, è un ottimo album di heavy metal contemporaneo con qualche richiamo al sound degli anni ’80 e una forte impronta horror rock. Certo, ha ragione Gianni Della Cioppa, che su Classic Rock ha ribadito come lo status di cult sia riduttivo per i Death SS, che altrove avrebbero ottenuto di più.

Aggiungiamo noi: per molto meno (in termini di qualità artistica, creatività e trasgressione) personaggi come Marilyn Manson sono diventati star di fama mondiale.

Detto altrimenti: Sylvester e soci, nonostante la loro iconografia inquietante, hanno una sola dannazione: quella della geografia. Ma per fortuna la musica, soprattutto oggi, non si ferma alle dogane e quel che ieri era un limite, coltivare ambizioni internazionali in una terra provinciale, oggi è un’opportunità, visto che la rete sa scavalcare il mainstream. E attenzione: ciò non comporta una vocazione alla nicchia, visto che i Death SS si sono dimostrati capaci da sempre di produrre musica di ampio respiro.

I Death SS dal vivo

Quest’ultimo album, illustrato da una simpatica copertina del fumettaro Alex Horley, conferma ancora una volta le qualità della band, capace di declinare tutte le sensibilità del metal senza perdere la propria impronta personale.

Ed ecco che l’open track Black Soul è un esempio magistrale di come si possa giocare coi cliché del gothic rock senza apparire scontati e ripetitivi. Sì, c’è l’organo tenebroso e il coro gotico in latino. Ci sono pure l’andamento doom e la chitarra cupa e pesantissima più la voce agghiacciante. Non c’è, però, il senso di deja vu, grazie a un sound moderno e curatissimo.

Rock’n’Roll Armageddon (la title track) è un brano potente e spedito, con una linea melodica marcata e una ritmica cazzuta, che culmina nell’eccellente assolo di Al De Noble, che conferma la sua perizia chitarristica.

In Hellish Knights prevale l’aspetto epico, in cui si sente la lezione dei Judas Priest: non a caso Sylvester azzarda dei passaggi acuti in screaming. Solidissimo il lavoro della sezione ritmica, sostenuta con la consueta bravura dal bassista Glenn Strange e dal batterista Bonzo Wolf, e di nuovo ottimo l’assolo di De Noble.

Decisamente più tirato, Slaughterhouse (dato il titolo…) è un bel pezzo di metal potente, con doppia cassa in evidenza, riff a tritacarne e stacchi anni ’70.

Creature Of The Night è un esempio di horror rock dalle sonorità anni ’80 dal coro ammiccante, che risulta efficace grazie anche alla partecipazione della brava Romina Malagoli nel ruolo di corista, per doppiare e ingentilire le linee vocali.

L’impronta ottantiana emerge prepotente anche nella melodica Madness Of Love, un riuscito omaggio all’Alice Cooper vecchia maniera.

Sonorità più industrial in Promised Land – forse il brano più impegnato dell’album, dati i suoi riferimenti palesi ai drammi dell’emigrazione – che richiama alcune cose del citato Manson.

I richiami all’industrial non mancano neppure in Zombie Massacre, altro brano durissimo dai tempi violenti e serrati.

L’elettronica si fa largo in The Fourth Reich, pieno zeppo di influssi gotici (il coro all’inizio), influenze industrial-noise soprattutto nel sound, e citazionismi (la marcetta militare a metà brano) cinematiche.

Witches’ Dance è un altro crossover, anch’esso cinematico, tra industrial e metal, in cui non mancano le strizzate d’occhio a certa new wave inquietante alla Sisters Of Mercy e Bauhaus.

Con Your Life Is Now i Death SS tornano a lidi più melodici, con un altro ammiccamento ad Alice Cooper. Simpatico l’uso dell’armonica e della chitarra acustica, che dà al pezzo un tocco vagamente folk senza risultare fuori contesto.

Epica e anch’essa cinematica, The Glory Of The Hawk è una ballata acustica che omaggia Sergio Leone con un bel motivetto fischiettato su una base di chitarra acustica.

Forever, a dispetto del titolo, chiude l’album con un potente refrain ottantiano in cui riemerge lo zampino di Cooper.

Lo show dei Death SS

Eclettici, efficaci e creativi, i Death SS sono una bella realtà del rock italiano. Il loro satanismo è solo presunto e praticamente inesistente e l’iconografia esoterica sa più di fumetto (come già per Antonius Rex) che di culto. Ma la musica e lo spessore artistico no: sono verissimi e tangibili, perché frutto di impegno, sacrificio e testardaggine.

I frutti ci sono e si sentono, per la soddisfazione di chi continua a produrli e il piacere di chi li ascolta. Con buona pace di certi bigotti.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale dei Death SS

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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