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Dal glam al rock per over 30, riecco a voi gli Enuff Z’Nuff

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Diamond Boy è il nuovo album della band americana che spopolò negli anni ’90. Undici brani dal sapore retrò ma dai suoni modernissimi

Non sono più quelli che scrivevano canzoni per Beverly Hills, la serie tv esistenzial-fighetta per la switch-generation.

A tenere vivo (e alto) il nome è rimasto il solo Chip Z’Nuff, al secolo Gregory Rybarski, che oltre a suonare come sempre il basso, canta in maniera tutt’altro che disprezzabile e non fa rimpiangere troppo lo storico cantante-chitarrista Donnie Vie che ha mollato circa dieci anni fa per tentare la carriera solista.

Gli Enuff Z’Nuff tornano con Diamond Boy, edito dalla Frontiers, il loro ultimo album, a due anni di distanza da Clowns Lounge, un’antologia di materiali di studio non pubblicati prima, e a nove da Dissonance, l’ultimo disco di inediti.

La copertina di Diamond Boy

Sono cambiate molte cose, inclusa la band, ma la musica è la stessa, il che nel caso della band americana non vuol dire ripetitività ma coerenza, grazie alla performance di una formazione che risulta in forma ed affiatata e fa sì che gli Enuff Z’Nuff siano molto di più del progetto solista del bassista.

Non poteva essere altrimenti con musicisti come Tony Fenelle, ex cantante degli Ultravox e qui chitarrista ritmico, il chitarrista solista Tory Stoffregen e il batterista Daniel B. Hill. Forse la scena, glam prima e hair dopo, in cui la band si è formata ed affermata è ormai poco più che un ricordo, ma la nostalgia di quell’America serena e divertente marchia Diamond Boy dalla prima all’ultima nota.

Gli Enuff Z’Nuff sul palco

A partire dal minuto di Trascendence, una intro dal sapore beatlesiano appena spruzzata di elettronica che porta subito a Diamond Boy, un rock ’n roll tiratissimo, carico di grinta e melodia in egual misura.

Where Did You Go è un pezzo cadenzato dalla melodia sognante, in cui i Beatles coesistono coi Van Halen. L’ideale per un bel viaggio in macchina in una di quelle pianure sconfinate che rendono unico il paesaggio americano.

We’re All The Same è un altro simpatico crossover tra Beatles e hard rock melodico: melodia orecchiabile e chitarre toste quel che basta.

Grande appeal radiofonico in Fire & Ice, in cui il refrain arioso come al solito si sposa con un riffing un po’ grunge.

Down On Luck è il classico lentone carico di atmosfera e dal sapore nostalgico che in un album come Diamond Boy non può mancare.

Metalheart, come da titolo, è il brano più duro della raccolta, nei limiti in cui l’aggettivo si adatta alla musica degli Enuff: ritmica cadenzata e riff alla Ac/Dc e, per non farsi mancare nulla, refrain in stile Kiss.

Elettronica e chitarre effettate dal sapore un po’ retrò in Love Is On The Line, l’altro lento dell’album, che rievoca in maniera convincente le atmosfere dei vecchi telefilm adolescenzial-giovanilisti.

Faith, Hope & Luv è un gradevole hair metal alla Poison, appena ammodernato nei suoni.

Dopesick è una ballad rockeggiante dai retrogusti di nuovo beatlesiani (non a caso i Fab Four sono un mito assoluto di Chip).

Attacco ultra melodico della chitarra solista in Imaginary Man, il brano più british dell’album, che chiude la raccolta.

Ancora gli Enuff Z’Nuff dal vivo

Diamond Boy, con le sue melodie sognanti, gli arrangiamenti tesi quel che serve e le atmosfere un po’ nostalgiche, è il classico album per adolescenti cresciuti. Gli Enuff Z’Nuff evocano un heavy ancora vecchia maniera per convincere appieno le platee dei nuovi giovani ma in compenso riescono ad emozionare quegli over 30 che hanno fatto in tempo ad apprendere certi suoni dalla tv e dalle radio prima che il web fagocitasse tutto.

Da ascoltare con la dedizione necessaria per apprendere una buona lezione di vero rock, che il quartetto americano sa ancora come impartire. Di questi tempi può non essere poco.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale degli Enuff Z’Nuff

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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