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Con Mike Zito il blues viaggia in prima classe

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First Class Life è il quindicesimo album del chitarrista statunitense, undici brani di southern che fanno l’occhiolino ai Rolling Stones e virtuosismi roventi

Appena uscito, nella tarda primavera, First Class Life (Ruf 2018), il quindicesimo album del superchitarrista e cantante Mike Zito, originario di St. Louis ma texano di adozione e per vocazione, è schizzato al primo posto della classifica di Billboard per il blues.

Mike Zito dal vivo

Una competizione non facile, neppure per uno di provata esperienza come il Nostro, visto che le prime posizioni quest’anno sono contese da mostri sacri come Buddy Guy e Taj Mahal o virtuosi di nuova generazione come il superprolifico Joe Bonamassa (da solo o con l’esplosiva Beth Hart) e rivelazioni assolute come il rivoluzionario Fantastic Negrito.

Ma Zito, reduce da una doppia nomination al Grammy, nel 2014 e nel 2017, sa il fatto suo e lo dimostra alla grande, non solo a livello tecnico (che non si discute), ma compositivo e propone agli ascoltatori un viaggio nei meandri del blues con puntate verso il rock e una solida bussola southern.

La copertina di First Class Life

Mississipi Night apre l’album con un piglio aggressivo degno del miglior Stevie Ray Vaughan ma suoni più cattivi e rock oriented. Un bel boogie ritmato e quasi ballabile, come non se ne sentivano da tempo.

First Class Life, cadenzata e piena di roventi sferzate slide, ricorda un po’ i Rolling Stones fine anni ’70.

I Wouldn’t Treat a Dog (The Way You Treat Me) è una cover originalissima e calda del classico di Bobby Bland. La resa, grazie anche all’uso uso morbido e ammiccante della chitarra, è notevole.

The World We Live In è uno slow blues zeppo di cliché interpretati con tocco sapiente, perché Zito sa benissimo che per emozionare non è necessario innovare a tutti i costi e che nel blues i canoni si interpretano ma si rispettano.

Mama Don’t Like No Wha Wha è un divertissment funky, in cui il chitarrista si diverte a giocare con l’effetto (il wha wha, appunto, della discordia. Ispirato da una battuta in studio durante le registrazioni, il brano risulta zeppo di groove. Difficile star fermi mentre lo si ascolta.

Old Black Graveyard è un efficace patchwork in cui John Lee Hooker e gli Stones coesistono in un blues lento e notturno dalle sonorità rock. Magistrale e sulfureo l’uso della slide.

Groove a raffica in Dying Day, un rhythm’n blues in salsa southern in cui un bel accompagnamento all’Hammond fa da tappeto alle sciabolate del nostro, che cita Vaughan e Robert Cray a spron battuto.

Di nuovo funky, ma con spennellate rock, in Back Problems, in cui Zito si scatena nell’assolo più bello dell’album.

Gli Stones fanno di nuovo capolino e strizzano l’occhietto a Bob Dylan (nel cantato in ritardo sulle battutee nel coro arioso) in Time for a Change.

In Damn Shame, il secondo slow blues di First Class Life, si sente la lezione di Jimmy Page: la chitarra di Zito si infiamma letteralmente e si lancia in fraseggi colmi di sensualità.

Chiude l’album Tryng to Make a Living, un altro rhythm’n blues in salsa southern, impreziosito da un bel duetto tra chitarra e pianoforte. Il blues, per fortuna, non è razzista e perciò non è difficile immaginarci Zito eseguirlo in un club di quelli seri e raccogliere l’applauso di un pubblico di colore, notoriamente puntiglioso per quel che riguarda la sua musica.

Mike Zito ancora in azione sul palco

Divertente, sobrio e onesto nell’approccio, First Class Life è un gran bell’esempio di come si possa suonare blues nel nuovo millennio e dare emozioni forti nel rispetto della tradizione dei padri.

Ascoltiamo Mike Zito, perché sa quel che suona. Eccome.

Per saperne di più:

Il sito web di Mike Zito

Da ascoltare:

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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