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Pd Calabria, primi ricorsi contro il regolamento "ammazzaminoranze"

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Labdem e Dems insorgono: violano lo Statuto e calpestano il pluralismo. E la scelta della segreteria calabrese finisce sotto il giudizio di Roma

È destino che il Pd calabrese non riesca ad avere una propria dimensione pacifica e oscilli tra due alternative: il pluralismo spinto, che lo porta puntualmente alla paralisi politica (è capitato nel 2010, nel 2011 e, di recente, a Cosenza nel 2016) e il dirigismo esasperato, che si trasforma in autoritarismo.

Sta capitando adesso, in occasione delle elezioni interne per il rinnovo delle segreterie provinciali di Cosenza, Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria.

Ecco gli ultimi fatti: non appena terminata Cantiere Calabria, la ricca manifestazione dei vertici della Regione e dei big nazionali del Pd svoltasi all’Università della Calabria, la direzione provinciale del partito ha diramato il nuovo regolamento che disciplinerà le elezioni. Chi vorrà candidarsi alla guida di una delle segreterie in palio dovrà raccogliere le firme o del 15% dei membri dell’assemblea della Federazione provinciale in carica oppure del 15% degli iscritti della provincia che va al voto.

Se si considera che il termine per presentare le candidature scade il 2 ottobre, emerge piuttosto chiaro il tentativo dei vertici regionali del Pd, legati a doppio filo ai vertici della Regione, di creare qualche ostacolo alle minoranze interne.

In effetti, lo sbarramento non solo è pesante, perché il 15% degli iscritti significa oltre mille firme, ma configura un doppio binario, perché il 15% dei membri dell’assemblea, la soluzione numericamente più facile, favorisce palesemente la segreteria in carica.

Detto altrimenti: chi volesse candidarsi senza aver gestito ruoli di potere nel partito, dovrebbe raccogliere in pochissimo tempo un migliaio di firme, mentre a chi è già in cattedra ne basterebbe qualche centinaio.

Questa scelta, si apprende dai bene informati, sarebbe stata motivata in nome della cosiddetta unità del partito. E sarebbe maturata a fine agosto, durante la Festa del Pd a Belvedere Marittimo, città dell’attuale segretario regionale, il deputato Ernesto Magorno.

Anche grazie a questa decisione, il Pd calabrese si rivela quasi un corpo a sé. Nelle altre regioni, per concorrere alle segreterie provinciali basta meno: o il 3% degli iscritti o solo 400 firme, com’è accaduto a Roma a inizio estate.

Ovvio che le minoranze non l’hanno mandata giù e hanno subito fatto ricorso alla Commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico. E c’è da dire che si tratta di minoranze tutt’altro che minoritarie: non è irrilevante Dems, il gruppo diretto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, nelle cui file milita Carlo Guccione, il consigliere più votato nel 2014 ed ex assessore regionale al Lavoro; non è irrilevante Labdem, l’area socialista del partito, che fa capo a Gianni Pittella, il presidente dell’eurogruppo socialista a Strasburgo.

Il ricorso, appena depositato, è firmato da Giuseppe Terranova per Dems e da Enrico Caterini per Labdem.

Quest’ultimo, docente di diritto privato all’Università della Calabria, è un giurista e di vaglia e una figura molto rappresentativa nella cultura calabrese e non solo.

La motivazione del ricorso è piuttosto pesante, sia dal punto di vista politico, sia da quello giuridico: i due gruppi sostengono, infatti, che lo sbarramento dei due 15% violi gli articoli 1 e 1bis dello Statuto del Pd, secondo cui i valori fondanti del partito sono la partecipazione, la proporzionalità e la tutela delle minoranze. In altre parole, il pluralismo. Tuttavia, forse in Calabria non si parla la stessa lingua e gli indicativi diventano condizionali. Perciò il pluralismo sarebbe importante. Già: ma a quali condizioni?

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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