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Natuzza? Comunque è santa. Parola di Lombardi Satriani

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L’illustre antropologo, che studiò a lungo il caso della mistica di Paravati e contribuì alla sua celebrità interviene nelle recenti polemiche tra il vescovo di Mileto e la Fondazione che rivendica l’eredità spirituale della mistica, da cui il resto del mondo della cultura si è astenuto. «Ha ragione monsignor Renzo, ma questo è solo un problema giuridico che non tocca il nocciolo della questione». Natuzza santa? Lombardi Satriani non ha dubbi: «Fu una donna straordinaria e ordinaria allo stesso tempo, visse in maniera esemplare e morì povera». E il paranormale? «Non c’entra: sbagliano sia gli ultrà, che la vogliono “santa subito”, sia gli ultrascettici»

Prima è avvenuta la rottura clamorosa, nel cuore dell’estate, tra la Diocesi di Mileto e la Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Poi c’è stato il tentativo di ricucire, avviato prima de monsignor Luigi Renzo, il vescovo di Mileto, poco prima di Ferragosto.

Infine la speranza di un dialogo più disteso, anche in seguito alla nomina dell’avvocato Marcello Colloca alla guida della Fondazione. Dialogo che sembrava fruttuoso, anche perché nel frattempo il Vaticano aveva dato la luce verde alla costituzione della commissione di teologi che dovrebbe compiere l’istruttoria per la beatificazione di Natuzza Evolo.

Contrordine compagni: Colloca si è dimesso a fine dicembre in aperta polemica con la Fondazione e monsignor Renzo è intervenuto di nuovo in maniera brusca, con una serie di diffide alla Fondazione che rivendica il lascito spirituale di Natuzza.

Ciò che colpisce, in tutta questa polemica, che rischia di travolgere il processo di beatificazione, iniziato quasi nove anni fa, è il silenzio del mondo della cultura. Come se Natuzza, la mistica più celebre dell’Italia meridionale, fosse solo un affare calabrese. Anzi, solo di Paravati, il paesino del vibonese in cui la donna visse e rese le sua testimonianza.

«Natuzza è stata una figura complessa: una donna ordinaria e straordinaria allo stesso tempo». Parla Luigi Maria Lombardi Satriani, uno dei più illustri antropologi italiani viventi. Satriani, autore di numerosi studi sulla spiritualità (religiosa e non) del Mezzogiorno, interviene sulla vicenda della mistica. Forse è il primo intellettuale a rompere il silenzio del mondo della cultura, iniziato ad agosto.

Ordinaria e straordinaria. Come mai questa lettura duplice?

È una lettura più comune di quel che non si pensi: Natuzza affascinava, conquistava letteralmente, per via della sua estrema semplicità. Era una donna del popolo calabrese. Tipica in tutto: nel linguaggio, nel modo di vestire, nella quotidianità (era mamma e moglie a tempo pieno). Ma è stata, e per i suoi devoti è tuttora, una figura straordinaria perché straordinaria è stata la sua vicenda. Non mi riferisco solo ai prodigi, che sono stati tanti e hanno avuto il loro peso, ma anche alla devozione che lei seppe raccogliere attorno a sé senza lasciarsene minimamente turbare o condizionare.

Parliamo dei prodigi: bilocazione, stigmate, capacità medianiche (soprattutto, il dialogo con l’Aldilà), capacità di parlare lingue sconosciute (la cosiddetta xenoglossia), scrittura ematica e via discorrendo. Questa casistica, che accomuna in parte la storia di Natuzza a quella di Padre Pio, è studiata e classificata anche dalle scienze di confine, ad esempio la parapsicologia.

Il questo caso, il riferimento al paranormale è da usare con cautela. Anzi, da evitare il più possibile, perché il suo uso comporterebbe la mutilazione della figura di Natuzza. Ciò non vuol dire che la scienza non debba fare il suo corso, anzi. La scienza avrà di che misurarsi nel processo di canonizzazione, visto che la Chiesa si servirà del parere di studiosi di valore per eliminare ogni ragionevole dubbio. Ma il ricorso alle categorie del paranormale al di fuori del processo potrebbe chiudere una porta importante per capire una figura straordinaria, che definisco complicata oltre che complessa, che merita più chiavi di lettura.

A proposito di beatificazione: è ripreso il braccio di ferro tra il vescovo di Mileto e la Fondazione.

Dico subito che ha ragione il vescovo: l’autorità religiosa non può consentire l’esistenza di una struttura che ancora non è pienamente religiosa nella propria giurisdizione. E non per una questione di potere, come qualcuno ha affermato durante le polemiche dell’estate scorsa, ma di diritto. Il vescovo non può ridurre il suo ruolo a notaio delle decisioni prese da un gruppo in piena autonomia. Soprattutto in una fase in cui il processo non è ancora entrato nel vivo. Glielo impedisce il Diritto canonico, che è un ordinamento giuridico a cui tutti, credenti e clero, devono sottostare.

Torniamo a Natuzza e alle chiavi di lettura sulla sua figura. Quella paranormale forse non va bene, ma resta quella culturale e alcuni miracoli attribuiti alla mistica di Paravati non rientrano solo nella tradizione cattolica, ma fanno parte di un immaginario mediterraneo che la precede di secoli. Anche prima del Cristianesimo c’era chi parlava con i defunti, ad esempio.

In questo non ci vedo nulla di male. Anzi, trovo non corretto usare il termine pagano in senso dispregiativo, come sinonimo di errore o di ignoranza. Meglio parlare di tradizione, nel senso più alto della parola. Natuzza è stata senz’altro una mediatrice (preferisco questo termine a quello, abusatissimo e in questo caso improprio, di medium) e in questo ruolo ha colpito l’immaginario meridionale. Nel Sud, occorre dire, è stata elaborata nel corso dei millenni una strategia del cordoglio: parlare con i defunti, lanciare un ponte verso l’Aldilà, significa lenire il dolore. Un’esigenza importantissima in società in cui la morte era un mistero quotidiano, nel senso che si verificava spesso, molto più di oggi in rapporto alla popolazione, e nel senso che era un fenomeno insondabile, nella sua tragicità.

Ma questo non rimanda alla spiritualità magica, considerata da molti studiosi un segno culturale negativo, che tuttora è un sintomo dell’arretratezza delle popolazioni meridionali?

Sì. Rimanda alla spiritualità magica. Ma contesto che questa spiritualità sia un carattere culturale negativo e che sia solo tipica del Sud. Allora, la spiritualità magica, che racchiude anche una religiosità profonda, esprime il tentativo dell’uomo di gestire l’esistenza con i mezzi a disposizione. Il che, nelle società non tecnologicamente attrezzate, rinvia necessariamente alla sfera del sacro. Ora, questa spiritualità magica è durata fino al Rinascimento, quando si decise tra due strade: continuare a praticare questa magia oppure imboccare la via del pensiero razionalista, con tutto ciò che ne consegue: verifica, metodo sperimentale, ecc. Ha prevalso la seconda, ma ciò non vuol dire che la prima sia da disprezzare, perché dà ancora delle risposte a bisogni spirituali ben precisi. Per tornare a Natuzza, è chiaro che la mistica di Paravati assolse anche a questa funzione. Ma non in maniera volontaria o intenzionale. Lei ebbe un grande ascendente sulle persone anche perché assolveva a questi bisogni spirituali. Fu amata anche per questo.

Tra i prodigi di Natuzza ci sono anche le stigmate e la scrittura ematica.

Il sangue è un simbolo per eccellenza della spiritualità. Cito Ernesto De Martino, che parlava di ethos del trascendimento a proposito del sangue. Il sangue, mi scuso per il bisticcio, è il filo rosso che percorre tutto l’immaginario meridionale: è morte e virtù, potere e legame, apertura, appunto, a tutto ciò che è trascendimento. Natuzza subiva le stigmate che si acuivano, fino ad arrivare a uno stato preagonico, nella Settimana Santa. E uno dei prodigi più forti fu la capacità di imprimere scritte in francese o in latino sui fazzoletti usati per detergerle le piaghe, come hanno documentato in tanti.

Una doppia valenza di Natuzza, spirituale in entrambi i casi. Può essere assimilata a una figura sciamanica?

Proprio no, perché comunque Natuzza fa parte dell’immaginario cattolico meridionale, fuori dal quale la sua figura non sarebbe concepibile. Ma comunque, a livello antropologico, assolveva ad alcune funzioni che in altre culture sono affidate agli sciamani. Ma ciò non impoverisce il personaggio, anzi.

A proposito di successo: anche lei ha una sua responsabilità ben precisa.

Fino agli anni ’70 Natuzza era nota solo nel profondo Sud. I pellegrini che andavano a trovarla provenivano soprattutto dalla Calabria, più qualche siciliano. Nei primi anni ’80 girai un documentario per la Rai assieme alla giornalista Maricla Boggio, dopo che già avevo avuto modo di conoscere la mistica, di incontrarla più volte e di scrivere di lei. Quando il film andò in onda, la figura di Natuzza esplose letteralmente: i pellegrini e i devoti aumentarono in maniera esponenziale.

Sempre per via di questa doppia funzione.

Senz’altro. Ma soprattutto perché è stata una figura positiva e, ripeto, complessa, sulla quale reputo scorrette le semplificazioni. Sbaglia sia chi propende per la santità senza alcuna riflessione, sia, al contrario, chi parla a tutti i costi di mistificazione, in nome di un razionalismo laicista spinto all’estremo.

E l’opinione di Satriani su Natuzza?

Una donna straordinaria, nella cui condotta di vita sono rintracciabili senz’altro i segni della santità. Si consideri che lei non si è mai arricchita e che è morta povera, con la semplicità con cui aveva vissuto. Io penso che il popolo abbia una sua intelligenza istintiva nel riconoscere la verità. Oggi la politica abusa di termini come popolo e gente per carpire consensi. Quando partecipai ai funerali di Natuzza fui colpito dalle esortazioni dei pellegrini che esclamavano: santa subito! Capita davvero raramente di assistere a un suffragio e a un’acclamazione così spontanei. Il popolo dei fedeli, se mi si passa l’espressione, aveva votato in maniera sincera.

E aveva vinto Natuzza…

Già.

(a cura di Saverio Paletta) 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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