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L’IndYgesto compie due anni. Un primo bilancio

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Siamo passati da poche visite a centinaia di migliaia di clic grazie a un duro lavoro su contenuti di qualità. Non facciamo tifoserie e non abbiamo pregiudizi e posizioni preconcette nei riguardi di nessuno. La strada è ancora in salita. Ma i risultati, per fortuna, sono in ascesa…

Oggi L’IndYgesto fa due anni. Questo piccolo magazine iniziò la sua avventura in un momento importante: l’antivigilia del referendum sulla riforma costituzionale promossa dall’allora governo Renzi e bocciata dagli elettori.

Tutti i giornali hanno il cosiddetto “numero zero” e noi non abbiamo fatto eccezione: partimmo con una monografia di nove pezzi dedicati alla riforma e ad alcuni, importanti aspetti della vita costituzionale del Paese.

Chi scrive era schierato (e piuttosto attivo) nel cosiddetto “fronte del no”, che vinse e mise in crisi il renzismo. Ma fece una scelta editoriale particolare, nel momento di lanciare in rete i primi articoli: preferì raccontare i motivi che, comunque, rendevano comprensibile il desiderio di riformare la Costituzione e difese quelle parti della proposta governativa che, a suo giudizio, tentavano di fornire una risposta a problemi non secondari della vita istituzionale, ad esempio il regime disordinato delle autonomie locali, che dovevano essere imbrigliate.

Tutto questo dovrebbe far capire lo spirito del sito: niente atteggiamenti da curva sud, ma solo la voglia di approfondire i problemi e, nei limiti di chi scrive, di fornire indicazioni ragionate. Detto altrimenti: tutti gli autori de L’Indygesto hanno i propri orientamenti culturali e politici – guai se non fosse così – ma questi stanno fuori dal rapporto con chi legge. Qui non si lanciano slogan ma si argomenta.

Ciò vale per tutte le prese di posizione assunte nel magazine, a partire dal corposo dossier dedicato ai movimenti “sudisti”: nessuno ce l’ha con loro a livello personale, ma si è ritenuto doveroso scavare in quel mondo e smontarne in parte la “narrazione” perché la si ritiene inesatta, a tratti falsa, fuorviante e perciò pericolosa.

Il web non è solo il luogo del libero scambio e della libera circolazione di informazioni ed idee (i più liberi che l’umanità abbia sperimentato in millenni di civilizzazione). È anche il luogo delle insidie, delle mistificazioni e della disinformazione sistematiche. Che con altrettanta sistematicità tracimano nella vita reale e la condizionano.

Oggi usa molto il cosiddetto debunking, che è la trasposizione informatica e multimediale del buon vecchio giornalismo d’inchiesta. In questo senso, il dossier sugli ambienti sudisti e neoborbonici ha anticipato altri dossier, su cui stiamo lavorando e di cui non anticipiamo nulla.

Un discorso parzialmente diverso riguarda la musica, che è una parte importante del magazine, sebbene sia la rubrica che si è sviluppata per ultima. Il lettore si sarà accorto che le preferenze del sito sono incentrate sul rock, con oscillazioni tra il pop e il metal. È una scelta “di nicchia” nella patria della melodia, della melomania e della nemelodica? Anche. Ma parte da una constatazione concreta: la “nicchia”, come testimoniano le classifiche, in cui gli store digitali hanno un ruolo preponderante e difficilmente condizionabile dalla grande distribuzione, è più grande di quel che si pensi. Noi abbiamo adottato un approccio diverso, rispetto sia ai media mainstream sia alle webzine: ci limitiamo a informare in maniera dettagliata e approfondita sui prodotti musicali che proponiamo ai lettori, senza distinzione tra big, professionisti affermati ed emergenti. Soprattutto, evitiamo di dare i voti o le stelline di gradimento, come usa parecchio nel web. Ma rassicuriamo il lettore che ogni recensione è il frutto di un ascolto attento e di una valutazione sincera.

Ciò vale per i libri (tutti letti, dalla prima all’ultima pagina note incluse e non sfogliati alla meno peggio) e per la retrospettiva cinematografica, che contiamo di riprendere.

Per quel che riguarda altri argomenti “piccanti” (i servizi segreti e la massoneria), abbiamo deciso di chiamarci fuori dal coro dei dietrologi, curiosamente egemoni nell’informazione di massa. Le tesi complottiste, ancor oggi prevalenti, sono spesso il residuo delle ideologie della Guerra Fredda. Per questo ce ne teniamo a distanza, soprattutto oggi che gli archivi sono diventati più accessibili e consentono agli studiosi importanti lavori di scavo.

Nato come il prodotto di una sola persona, L’Indygesto è cresciuto man mano e ora conta sull’apporto di sette collaboratori, ciascuno esperto in uno o più argomenti, a cui stanno per aggiungersene altri. Una strada in salita, ma in crescita.

Lo rivelano anche i contatori del sito, che è passato da una fase in cui si oscillava tra le centinaia e le migliaia di clic per articolo all’attuale, in cui le visualizzazioni oscillano tra le migliaia e le decine di migliaia.

Abbiamo ottenuto tutto ciò con i nostri sforzi e grazie alla vostra attenzione. Sappiamo che il tempo è prezioso per tutti e non vi ringrazieremo mai a sufficienza per averci dedicato il vostro.

Questo dicembre contiamo di lanciare molti contenuti importanti per iniziare questo terzo anno. Confidiamo ancora nella vostra benevolenza.

Stay in touch!

Saverio Paletta

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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