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I turbopopulisti contro l’Europa. Ecco gli apprendisti stregoni che piacciono a Trump e Putin

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I sovranisti prosperano non perché l’Unione Europea è invadente, ma perché è incompleta.

Parlano di democrazia ma sono entrati nell’Europarlamento grazie a elezioni più democratiche e rappresentative di quelle dalla maggior parte degli Stati nazionali.

Hanno dato la stura alle peggiori pulsioni popolari.

E sarebbero più ridicoli che pericolosi se non fosse per il fatto che fanno comodo ai tanti potentati che vorrebbero fare a pezzi l’Europa per sottometterla meglio

L’ondata dei nazionalismi è davvero così irresistibile? A riflettere su quel che avviene in una vasta zona del Continente, che va dalla Mitteleuropa ai Paesi di Visegrad, sembrerebbe di no.

Al contrario, è più che probabile che queste pulsioni siano l’esito di un processo compiuto a metà: l’Unione Europea è ferma al suo stadio economico-commerciale e stenta a prendere una direzione apertamente politica.

Questo stato di cose stimola una riflessione paradossale: le Elezioni europee sono tra le più democratiche, nel metodo e nel merito, ma generano istituzioni che non riescono ad essere sovrane, perché ancora non esprimono la sovranità del popolo, quello europeo, che le delega.

È come avere un palazzo dotato di fondamenta, anche piuttosto solide (perché sono il frutto delle più importanti culture politiche occidentali del XX secolo), con pareti che disegnano spazi ampi e accoglienti e persino con i servizi a posto, ma senza tetto e senza travi portanti. Già: il problema non sono le fondamenta, come sostengono i populisti, ma il tetto, le coperture. Perché senza coperture il palazzo è esposto alle intemperie e senza travi portanti la struttura vacilla, si deforma e crolla.

Viktor Orban

È vero che in democrazia la sovranità parte dal basso, ma è il caso di ricordare ai tanti, spesso improvvisati, esponenti del nuovo populismo nazionalista che si riempiono la bocca di “sovranismo”, che la sovranità non è un concetto di “base”, bensì di “vertice”: il popolo è sovrano perché le sue istituzioni stanno sopra tutto il resto, non perché se le mette sotto i piedi a seconda delle convenienze e degli egoismi.

I populisti e i sovranisti (incluso il Movimento 5 Stelle, che in Europa fa gruppo con loro) prosperano grazie al deficit di questo vertice e non perché, come sostengono loro, perché mancano le basi.

Torniamo alle elezioni europee: a differenza di quel che accade per le elezioni politiche, è possibile scegliere non solo le liste ma anche i candidati. E, a differenza delle consultazioni locali, i collegi sono così ampi da minimizzare il peso di lobby, e consorterie varie, persino nelle zone “a rischio”. In parole povere, questo metodo offre le condizioni ottimali di scelta tra le proposte politiche e sulle persone più idonee a esprimerle. La democrazia al massimo della rappresentatività e al minimo dell’inquinamento. C’è di più: in un’Europa davvero sovrana l’Italia avrebbe un peso politico maggiore, perché è, alla pari con la Francia, il secondo Paese per numero di europarlamentari. Perciò se il nostro Paese non è riuscito finora a pesare è stato più per la miopia delle forze politiche che a causa di complotti che vivono solo nell’immaginario di chi si è dato all’euroscetticismo per semplici calcoli di potere.

Matteo Salvini

Si dice che populisti e sovranisti abbiano messo in crisi le categorie di destra e sinistra. In parte è vero: tutti costoro vampirizzano destra e sinistra e pescano elettori ovunque proprio perché riducono la politica a pulsioni elementari, quando invece dovrebbe essere un momento di riflessione importante.

Ad esempio, se si riflettesse a dovere sui comportamenti reali dei vari nazionalisti, i primi a prendere le distanze sarebbero i loro stessi elettori. Vogliono uscire dall’Ue? C’è da credere di no. L’esempio tipico è quello dei quattro Paesi di Visegrad, che fruiscono dei vantaggi della doppia moneta e prendono dall’Europa più di quel che danno. Non a caso, questi Paesi hanno prodotto più sovranisti e populisti degli altri. Perché costoro si legittimano solo sulla critica o sull’opposizione all’Ue, considerata come un soggetto da sfruttare per immediate utilità economiche.

Per loro l’Europa è una coperta da tirare a proprio piacimento, anche se ciò significa (lo si è visto con le chiusure delle frontiere durante le emergenze profughi) scoprire i vicini.

Ma costoro ben si guardano dal portare questo discorso alle logiche, estreme conseguenze. Infatti, se l’Ungheria di Orban uscisse dall’Europa sarebbe la fine. Non dell’Europa, ma dell’Ungheria, che regredirebbe agli anni ’90, e di Orban stesso. E ciò vale per tutti i Paesi, visto che l’esempio della Brexit parla sin troppo chiaro.

Il problema, ovviamente, non sono gli apprendisti stregoni che giocano con forze che difficilmente sarebbero poi in grado di controllare: lorsignori, lasciati a sé stessi, finirebbero col fare figuracce degne del peggior Gargamella. Carne più da satira che da cannone. Il pericolo reale è costituito da tutte quelle forze non europee (la Russia di Putin, gli Usa di Trump ma anche vari soggetti non statali) che temono l’unità politica dell’Europa perché vogliono avere a che fare con un grande mercato ma non con una potenza. Per questo, come hanno raccontato in abbondanza le cronache, mirano a disgregare l’Ue facendo leva proprio sui sovranisti e sui populisti, che hanno aiutato con corpose campagne di disinformazione e fondi, più o meno “neri”.

Il rischio è che, a furia di tirarla troppo, la coperta si slabbri e si rompa. Per questo occorre sostituirla quanto prima con un tetto. Cioè mirare agli Stati Uniti d’Europa.

Al riguardo, vien quasi voglia di dar ragione a chi considera destra e sinistra superate dai turbopopulisti, che spesso sono l’espressione più patologica del turbocapitalismo: infatti, il vero bipolarismo da valorizzare è quello tra chi vuole costruire finalmente il tetto all’Europa e chi vuol tenersi la coperta (e magari strapparsene il più possibile). Tra le grandi culture politiche europee – socialista, liberale e popolare – e chi rigetta e distorce queste culture. Dare un tetto all’Europa significa dare la piena sovranità al popolo, il quale è più sovrano in Europa che negli angusti confini dei vecchi Stati nazionali.

Forse non ci salveranno i sogni. Ma le préfiche e i predicatori di sciagure di sicuro non ci aiutano. E, dovendo scegliere, stiamo coi sognatori.

Cesare Loizzo

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